Archivi tag: assistente sociale

L’approccio del servizio sociale al paziente nell’U.O. Neuroriabilitazione

di Marinella Cimarelli*

ospedaleL’Assistente sociale ospedaliero che si occupa del malato ricoverato in Neuroriabilitazione opera in un contesto complesso, ove interagiscono diversi fattori evidenzianti altrettante specifiche criticità.
In primis, il soggetto che ha subito una limitazione delle proprie funzioni motorie sperimenta un disagio connesso alla mancata autonomia e conseguente dipendenza da altri.
Secondariamente, il suo stato psicologico subisce un grave colpo soprattutto nella circostanza in cui egli passa dalla condizione di soggetto attivo e lavoratore  allo stato di inabile-invalido.
La vicinanza dei familiari a tale proposito risulta fondamentale, ma occorre tener conto di alcune situazioni limite nelle quali non tutti possono usufruire di una rete di sostegno adeguata. Continua a leggere

Il senso del tempo e la questione della libertà nella relazione di cura

di Monica Murabito*

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La domanda intorno alla quale ruotano le mie riflessioni riguarda lo spazio di libertà tollerato dall’assistente sociale all’interno della relazione di aiuto: quali margini di libertà e quali tempi si permettono alla persona nel decidere il proprio percorso di cura?

Chiarisco subito che il mio è uno sguardo sentimentale sulle cose, cioè, etimologicamente, una percezione delle impressioni, un esercizio della sensibilità.
E’ mio interesse analizzare ciò che accade quando l’operatore è immerso nella pratica di cura, fermare l’immagine e approfondire il ruolo dell’assistente sociale nel momento specifico del colloquio, dell’incontro con l’altro, in particolare quando ci si deve confrontare con le “resistenze”. Continua a leggere

Quando la povertà è dignità

di Chiara Biraghi*

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L. Viani “famiglia di poveri”

Ogni giorno, noi operatori sociali, incontriamo e ci scontriamo con realtà e mondi diversi.
Non sempre abbiamo il permesso di entrare, ma non appena entriamo in contatto, i sensi si allertano, la nostra attenzione viene catalizzata, siamo più ricettivi e, talvolta, ci facciamo (anche) coinvolgere.

A fine giornata, però, chiusa la porta del nostro ufficio, dovremmo essere in grado di lasciare nei cassetti e negli archivi quei mondi, ma quando non ci riusciamo? Cosa possiamo fare?
Ho avuto modo di rifletterci in questi giorni e sono giunta alla conclusione che dovremmo trarne insegnamento.

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