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Youngle ovvero giovani che ascoltano giovani … in rete

Marchio di proprietà del Comune di Firenze/Regione Toscana/Ministero della Salute/Centro Nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM).

 

di Daniele Venturini*, Stefano Alemanno**, Fabio Stefano Santini***

 

Alcune premesse introduttive: il progetto Youngle, network nazionale

Il progetto nazionale “Youngle – Social Net Skills” è nato nel 2011 su finanziamento del Ministero della Salute (CCM: Centro per la prevenzione e il Controllo delle Malattie). Si tratta del primo servizio ad accesso pubblico (nazionale) di ascolto attraverso il web, rivolto a giovani e gestito da giovani con il supporto di psicologi, educatori, assistenti sociali ed esperti di comunicazione.

L’idea progettuale alla base del servizio è quella di rinforzare i fattori protettivi individuali nei giovani in modo che questi sviluppino una maggiore resistenza all’influenza negativa di alcuni modelli che investono la loro generazione o che provengono dalla società, affinché vi possa essere uno sviluppo di consapevolezza di sé, una tendenza all’autoprotezione ed al mantenimento del benessere psicofisico.

Questo approccio risalta le strategie di azione centrate sull’empowerment, lo sviluppo delle competenze e abilità di cui il target è portatore. Per lavorare su tale generatività ci si avvale della peer education, come approccio che facilita le giovani generazioni nel proteggersi dai rischi evolutivi su temi importanti come l’affettività, la comunicazione, le relazioni, la sessualità, gli stili di vita, l’uso di sostanze e le realtà virtuali. All’interno della peer education, Youngle impiega l’uso strategico dei media come strumento di contattabilità prevalente, coinvolge il mondo della scuola come contesto principale di intercettazione del target e reclutamento dei peer (scuole superiori), lavora in rete con il sistema dei servizi, coltiva una comunicazione che possa essere efficace. Continua a leggere

La polvere sotto al tappeto. Il dibattito pubblico sulle droghe tra evidenze scientifiche e ipocrisie

 di Anna Paola Lacatena*

A distanza di ormai tanti anni e di tante vane discussioni dettate da posizioni preconcette e, spesso, esclusivamente politiche sulle droghe nel nostro Paese, si fa urgente una deideologizzazione del fenomeno provando a smascherarne ambiguità e ipocrisie.

È quanto si propone di fare, sollecitando una ripresa del dibattito pubblico sul tema, il libro La polvere sotto il tappeto. Il dibattito pubblico sulle droghe tra evidenze scientifiche e ipocrisie, di Anna Paola Lacatena, con contributi di Filippo Ceccarelli, Francesca Comencini, Giancarlo De Cataldo, Kento, Antonio Nicaso, Nina Zilli (Carocci Editore, Roma, marzo 2021, pp.188) (1).

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Green Week 2019 a Milano: giardini e orti conclusi si aprono

di Patrizia Taccani*

Milano Green Week è la manifestazione promossa dal Comune di Milano e organizzata insieme a tutti coloro, soggetti pubblici e privati, che collaborano alla cura e gestione del verde in città. Milano Green Week è una festa diffusa che coinvolge chiunque voglia contribuire a rendere la città più verde e sostenibile attraverso un ricco palinsesto di eventi, incontri, laboratori, passeggiate, convegni, mostre e spettacoli. Partecipare a Milano Green Week significa essere cittadini consapevoli dell’importanza delle tematiche ambientali per la vivibilità nella nostra città e del nostro pianeta.”(Milano Green Week).

Che cosa si poteva vedere, a che cosa partecipare, come coinvolgersi? Innumerevoli le iniziative. Dall’inaugurazione di nuovi parchi all’allestimento di aree attrezzate in quelli storici; dal rinverdimento temporaneo ma davvero suggestivo di una pensilina a una fermata di tram alla presentazione di soluzioni milanesi ed estere in tema di verde sui tetti, sui muri, nei cortili; dalla visita agli orti didattici nelle scuole alla “riscoperta” del Monte Stella (nella mia famiglia, nel dopoguerra, la si chiamava la Montagnetta); dalla partecipazione a una piantumazione lungo il Lambro alla fruizione di nuove aree per il gioco, accessibili a tutti i bambini, quindi senza barriere di sorta; dal ritiro gratuito di compost per il proprio verde (giardino, balconi, aiole davanti a casa,) sino alla visita guidata ai nuovi spazi verdi all’interno della Casa Circondariale di San Vittore. E poi, in chiusura, consegna di nuovi orti, festa per un’associazione pescatori che tutela il Parco delle Cave, e numerosi altri momenti di ritrovo sparsi nei diversi quartieri cittadini per fare memoria di qualcuno che in quel luogo ha vissuto e lasciato tracce, o per rendere più sensibile in tema di tutela del bene comune chi vi abita. Continua a leggere

“Display your abilities” – Cambio di ruolo: un approccio innovativo alla disabilità

di Marco Fiorito* e Chiara Bechis**

Il progetto “Display your abilities” è stata un’esperienza internazionale, in cui si è creato un metodo di lavoro che ha utilizzato come strumento il teatro ma che può essere applicato anche ad altri contesti. La metodologia sperimentata e convalidata riguarda il cambio di ruolo per i giovani disabili in un contesto formativo/lavorativo e di vita.

Il cambio di ruolo inteso come visione dell’altro nelle sue capacità, competenze ed abilità che vengono messe a disposizione e trasmesse come portatore di un sapere.

Dis-play your abilities mira a costruire una metodologia che consenta ai giovani con disabilità mentale di essere formati come co-leader di laboratori per altri giovani sul tema della diversità, partendo dalle competenze reali che ognuno di loro possiede. Continua a leggere

Progetto Lasciare il nido: il diritto all’adultità per le persone con disabilità

 

 

di Guido Bodda*

Per una persona con disabilità mentale in età giovanile non è semplice far quelle esperienze che le permettono di diventare adulta, di maturare le competenze e le autonomie necessarie per vivere la propria vita nel modo più indipendente possibile. I giovani con disabilità sono spesso vittime di un atteggiamento “iperprotettivo” da parte dei famigliari e della scuola, giustificato solo parzialmente dalle loro difficoltà cognitive, relazionali o motorie, con la conseguenza che si riducono le occasioni di sperimentazione delle autonomie e si viene ad innescare una sorta di “circolo vizioso” della sfiducia, che porta a sviluppare i loro potenziali in maniera limitata.

I “riti di passaggio” sono quei dispositivi che le diverse culture utilizzano per segnare i momenti fondamentali di “cambiamento di status”, come ci insegna l’antropologia.  I passaggi vengono ritualizzati per esplicitare il superamento del limine/frontiera da una condizione sociale all’altra, per governare la tensione tra protezione e cambiamento insita nel passaggio, per scandire la costruzione (passaggio di status) dell’identità adulta della persona. Continua a leggere