Il 2 settembre 2016 è stato introdotto su scala nazionale il Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA), una misura di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico ad alcuni tipi di famiglie in condizioni economiche disagiate, a patto che aderiscano ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni (coordinati a livello di Ambiti territoriali), in rete con gli altri servizi del territorio (i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità (vedi www.lavoro.gov.it).
Come assistente sociale comunale mi preme sottolineare il potenziale innovativo del SIA e la necessità che gli operatori si attivino per sfruttarla come volano per ripensare al sistema dei servizi sociali territoriali, non facendosi demotivare dalle inevitabili difficoltà organizzative tipiche di ogni misura neo-nata. Ho infatti la percezione che ci sia una grande enfasi sulle criticità e sulla complessità attuativa – innegabili – ma che se ci si limita a questo si crea un clima che inibisce lo slancio di quanti si sforzano di pensare che un altro welfare è possibile. Continua a leggere