Sostenere il genere meno rappresentato nell’editoria: motivi e modalità

di Eleonora Maglia*

Il 23 aprile si celebra la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, istituita dall’Unesco nel 1996 per ricordare l’utilità dei libri e il contributo che gli autori possono offrire al progresso culturale e sociale, assicurando strumenti di informazione e di apprendimento indispensabili anche per superare le incertezze e la precarietà dell’epoca moderna. La data simbolo scelta è un omaggio a tre grandi scrittori Cervantes, Shakespeare e de la Vega, scomparsi appunto il 23 aprile del 1616 e, annualmente da oltre 25 anni, è l’occasione per molte iniziative culturali che si snodano nelle settimane precedenti e anche successive.

Quest’anno, per il perdurare delle limitazioni alla mobilità e alla socialità imposte per l’emergenza sanitaria in corso, non sarà possibile partecipare agli eventi usualmente organizzati, però dalla ricorrenza si può trarre lo spunto per aggiungere un elemento di conoscenza all’ideale “Osservatorio di Genere” avviato negli ultimi post pubblicati: Beni necessari o di lusso; Cambiamo il lavoro? Nuove energie all’opera; Passare all’azione, anche nello sport ed esplorare la situazione delle donne nell’editoria.

In particolare, gli  obiettivi perseguiti con questo articolo sono: presentare serie di dati che quantificano la misura del divario di genere nel mondo del libro; illustrare i motivi per cui è invece importante la pluralità nell’informazione; ragionare su cosa è possibile fare a riguardo come lettori.

Un inquadramento del mercato del libro

Per inquadrare meglio la situazione della forza lavoro femminile del settore dell’editoria, anzitutto qualche elemento sul mercato del libro: un settore che, pur florido, è caratterizzato da una platea di utenza ridotta ed è penalizzato da una serie di elementi strutturali, come l’assenza di infrastrutture fisiche. Infatti, nel 2019 e rispetto al 2018, le vendite di libri sono aumentate di +3,8% (pari a 530 milioni di euro) ed è pure aumentato il numero dei volumi venduti di +2,9% (pari a 39,7 milioni di copie), ma, in Italia, il 47%o della popolazione è analfabeta funzionale (ovvero incapace di utilizzare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana) e, tra i lettori (che nell’ultimo quinquennio sono in progressiva diminuzione), il 45,5 per cento è lettore debole (ovvero legge meno di tre volumi l’anno). Inoltre, la distribuzione nazionale delle librerie mostra che nel Centro-Nord si trova una libreria ogni 12.500 abitanti e ogni 57 chilometri quadrati, mentre nel Mezzogiorno se ne trova una ogni 16.500 abitanti e ogni 98 chilometri quadrati e, in più, complessivamente nel 60% del territorio italiano non vi è neppure una libreria e la più vicina dista almeno mezz’ora in auto.

La situazione delle donne nell’editoria

All’interno del mercato descritto, esplorando la situazione femminile risultano forti asimmetrie sia nella distribuzione dei ruoli che nell’assegnazione di riconoscimenti delle scrittrici, nonostante le donne raggiungano migliori risultati nell’istruzione e nella formazione e frequentino le librerie e le biblioteche con maggiore assiduità degli uomini.

Scorrendo le percentuali relative alla lettura e alla frequentazione di luoghi deputati alla cultura, difatti, risulta che sono le donne ad essere maggiormente presenti (rispettivamente nel 48,9% e nel 17,2% contro un equivalente maschile pari al 35,9% e al 12,9%). Il genere femminile, tuttavia, è spesso escluso dai ruoli strategici della editoria (solo il 22,3% delle occupate contro il 77,7% dei maschi raggiunge livelli apicali), pur in presenza di un trend occupazionale femminile in crescita (i dati dei nuovi ingressi registrano che nel 64,9% si tratta di donne).

Il divario di genere si ritrova anche nei cataloghi e nella critica (solo il 38,4% degli autori che pubblicano narrativa per adulti sono donne, inoltre le scrittrici recensite sono il 24% in meno degli scrittori) e la situazione di squilibrio trova conferma anche rispetto ai riconoscimenti (il Premio Strega, uno dei premi letterari più importanti, in oltre 70 edizioni è stato attribuito solo 10 volte a scrittrici e nel corso del Salone internazionale del libro di Torino 2018 nelle sale a maggior capienza le autrici presenti sono state pari solo al 28% del totale).

Competenza, perseveranza e successo

Ora, la disparità di genere nel settore editoriale non stupisce in un mercato del lavoro che in Italia è notoriamente impari nelle condizioni di accesso, nei livelli retributivi e nei profili di carriera, oltre che nella qualità del lavoro e nella percezione comune. Preoccupa però sapere che tuttora, secondo i dati Istat in tema di stereotipi di genere, per il 16,1 per cento dei casi rilevati, “in condizioni di scarsità di lavoro i datori dovrebbero dare al precedenza agli uomini rispetto alle donne”, per il 32,5% dei casi, “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” e per il 27,9% degli intervistati “è soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia”. Tuttavia rinfranca sapere che nonostante i limiti descritti, esistono numerosi esempi editoriali di competenza, perseveranza e successo femminile, come le redazioni, le case editrici e i festival dedicati al genere (ad esempio Erbacce, Somara!Edizioni e Feminism) che rendono possibile il veicolare di un punto di vista alternativo alla narrazione maschile e, dunque, un contenuto di conoscenze complessivamente superiore, a vantaggio dei lettori.

Come si può intervenire a riguardo

Conoscendo le diseguaglianze che tuttora permangono nel settore editoriale, è possibile agire e provare responsabilmente a sostenere la compressione del divario di genere e, così, a corroborare fattivamente un cambiamento culturale verso la definitiva parità di genere. Ad esempio, si può intervenire sulle proprie abitudini di lettura e sostenere il genere meno rappresentato nel settore dell’editoria, ricordando che assicurare la pluralità in ambito editoriale non è un obiettivo speculativo, ma piuttosto uno strumento necessario per evitare che resoconti e racconti anche importanti non vengano raccontati e diffusi (si pensi a questioni come il difficile accesso femminile al mondo del lavoro o al divario retributivo o alla violenza sessista nelle relazioni) e per fare in modo che tutte le possibili informazioni rilevanti siano rese disponibili, arricchendo così il dibattito politico e culturale. Un ottimo modo per celebrare la Giornata del libro potrebbe ben essere diventare lettori attivi che ricercano e rielaborano criticamente i contenuti, che non si fermano alla superficie delle informazioni e che sono esigente di prodotti culturali di qualità e di tutti i “generi” (non solo intesi in senso letterario). Anche così gli obiettivi di progresso culturale e sociale perseguiti dall’Unesco e citati nell’incipit potrebbero essere utilmente perseguiti e raggiunti.

Bibliografia

  • Aie, 2019, Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia, Roma
  • Fgb, 2018, Osservatorio su donne e uomini nell’editoria, Roma
  • Inail, 2015, Indagine campionaria periodica della qualità del lavoro in Italia, Roma
  • Istat, 2019, Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale, Roma
  • Istat, 2018, Indagine sul reddito e le condizioni di vita, Roma
  • Istat, 2017, Produzione e lettura di libri in Italia, Roma
  • Istat, 2015, La lettura in Italia, Roma
  • Università La Sapienza, 2019, Indagine sul Book Desert in Italia, Roma

*PhD in Economics

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