di Giorgio Zoccatelli* e Priscilla Zemella**
La nascita di un bambino è un evento socioculturale oltre che biologico: infatti da una parte è fortemente regolamentato dal gruppo sociale e dalla cultura di appartenenza, dall’altra è rivelatore delle credenze e della simbologia su cui esso si fonda. La vita di ogni individuo è scandita da un susseguirsi di tappe che segnano diversi status e ruoli all’interno della società di appartenenza. In particolare, in relazione alla donna, Van Gennep individua nella gravidanza e nel parto due riti considerati momenti di transizione allo status di madre, passaggio fondamentale non solo a livello individuale, ma anche comunitario (1).
Questo articolo ha il fine di prendere in considerazione il tema della maternità in altre culture diverse dalla nostra, in particolare il diventare madre da parte di donne immigrate che in Italia hanno scarsa o assente rete sociale o familiare di supporto: quelle donne che hanno scommesso tutto sul progetto migratorio, ma che trovano difficoltà di integrazione nella nostra realtà per solitudine, barriere linguistiche o culturali, procedure amministrative farraginose, ma anche per una non adeguata preparazione da parte di Servizi e professionisti del sociosanitario. È un tema che richiama anche questioni etiche e deontologiche, nonché interroga le policy e le Istituzioni coinvolte su come migliorare prassi e Servizi in situazioni di complessità. Continua a leggere