Renzi: no al reddito minimo perché è assistenzialismo

di Emanuele Ranci Ortigosa*

renziLa sintesi veloce può essere un pregio, ma rischia anche lo scivolone. E’ il caso del giudizio dichiarato da Renzi nell’intervista a Repubblica** ripreso nel titolo.

Che tutti i paesi europei facciano assistenzialismo obsoleto con le misure di reddito minimo da tutti attivate e gestite, suscita di per se non poche perplessità. E l’entrare nel merito le rafforza. In Italia spendiamo più di 50 miliardi di euro in erogazioni monetarie prive di qualsiasi riscontro sul loro uso e prive di qualsiasi elemento di attivazione e stimolo, in particolare in direzione del lavoro.

Da anni (vedi Pss 2013, n.8-10) noi pensiamo e presentiamo proposte di superamento di queste misure con la rivalorizzazione di queste importanti risorse sui due criteri di efficacia e di equità ignorati anche dall’attuale governo che pur sembrava sensibile e orientato all’innovazione, e Renzi ci viene a dire che le proposte di RMI sarebbero assistenzialitiche?

Le proposte di RMI nostre, che hanno concorso ad altre più fortemente presidiate (Alleanza per la povertà) o istituzionalmente avvallate (Sal del ministro Giovannini e della viceministro Guerra). Proposte che marcano la I della sigla RMI, e cioè la dimensione di inserimento, di attivazione sociale e lavorativa,  posta come finalizzazione dell’intervento ovunque agibile, per le condizioni del soggetto e per quelle del mercato. Quando si propone il RMI, sigla originaria o sigle derivate,  si propone un contatto che tolga chi è in difficoltà dall’isolamento per coinvolgere lui e la sua famiglia nella costruzione di un progetto a loro misura, che offra loro propettive di emersione e di riposizionamento nel contesto sociale e nel mercato del lavoro. A tali proposte possono essere mosse critiche di impraticabilità dato lo stato dei servizi, di velleitarismo, ma non di assistenzialismo, soprattutto da chi l’assistenzialismo lo lascia perpetuarsi.

Certo, l’accavallarsi di proposte varie di reddito, di cittadinanza, di garanzia, ecc. può concorrere a generare confusione nel pubblico, non in un primo ministro, a meno che  vada troppo di fretta o gli faccia gioco.

*Istituto per la Ricerca Sociale

** Il 6 giugno a Genova, nell’ambito della Repubblica delle idee.

Un pensiero su “Renzi: no al reddito minimo perché è assistenzialismo

  1. Patrizia Taccani

    Più che uno scivolone mi pare una caduta rovinosa.Di stile ma soprattutto di credibilità.

    Dalla Treccani, al termine “assistenzialismo”:

    “ Nel linguaggio economico e politico (per lo più in tono polemico), accentuazione delle attività assistenziali della pubblica amministrazione (riguardo, per es., all’assistenza sanitaria, ad alcuni tipi di pensione, ai servizî sociali e soprattutto all’intervento statale di sostegno a enti e imprese prive di un’autonoma vitalità economica), ritenuta dispersiva di risorse e atta a deprimere lo spirito di intraprendenza, di rischio, di cambiamento, che dovrebbe caratterizzare i cittadini e i soggetti economici di un sistema dinamico e moderno.”

    Se le parole hanno un senso – come spiega il tuo post – il Reddito Minimo di Inserimento (con i suoi obiettivi, la sua prassi) può essere preso ad esempio dell’esatto contrario dell’ “assistenzialismo” (con i suoi obiettivi, la sua prassi).
    Che dire? Al momento non ho altre parole.
    Un caro saluto
    Patrizia

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *