Antropologia ecologica della felicità

Cultura, arte, teatro, partecipazione, arte, teatro, benessere, salute. Un progetto di arte partecipata che utilizza la ricerc/Azione.

Foto: Pino Fiumanò, Progetto Umanizzazione dei luoghi di cura. Torino 2018

di Giuseppe Fiumanò*

Umanizzazione dei luoghi di cura. Costruire luoghi e spazi di ben-essere per curati e curanti delle sale operatorie generali dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino è un progetto di ricerca antropologica per una nuova ecologia della felicità.

Diciamo meglio un’azione psicosociale complessa di resilienza, un progetto di Teatro Sociale e di Comunità (TSC) e insieme un nuovo e innovativo format in ambito sanitario. Si è infatti utilizzata per la prima volta, all’interno di questa azienda ospedaliera, una metodologia progettuale partecipata di ricerc/Azione dove i professionisti del servizio hanno collaborato a ridisegnare insieme gli spazi del loro quotidiano lavoro a contatto con la malattia, la sofferenza e la morte. Lo hanno fatto a partire da una precisa e condivisa condizione umana e professionale, quella di chi si trova a vivere una sofferenza e un profondo smarrimento per un lutto: la perdita improvvisa, in circostanze tragiche, di una cara collega. Questo il dato di mappatura dal quale si è partiti. Condizione umana condivisa dal gruppo che ha dato origine al bisogno espresso: abbiamo bisogno come curanti di prenderci cura di noi. Un progetto di ri-nascita dunque dei singoli professionisti, di un gruppo e della comunità. E’ nata la voglia di parlarsi, di ricostruire un senso al proprio agire.

La proposta

Come possiamo concretamente prenderci cura di noi? Cominciamo a prenderci cura del nostro luogo di lavoro! Perché se ce ne prendiamo cura, se lo riprogettiamo in realtà ci stiamo prendendo cura di noi, di noi come persone, come gruppo ma anche dei nostri pazienti. Il gruppo è stato chiamato a condividere scelte e processi artistici. I linguaggi artistici utilizzati hanno fatto riferimento al sapere antico del teatro sulla scena. Tutto quello che compone una scena, in teatro, non è mai infatti semplice abbellimento ma sapiente utilizzo dello spazio, delle materie e della luce per creare significanti e significati condivisibili e condivisi dallo spett/Attore e deve rispondere ad una precisa domanda: cosa vogliamo far accadere in chi guarda, che esperienza è per lo spett/Attore. Noi abitiamo uno spazio ma quello stesso spazio abita in noi e nel bene o nel male sempre fa accadere in noi qualcosa.

Il luogo del progetto

Il lungo corridoio che porta all’interno del blocco operatorio, spazio trascurato e poco accogliente è stato scelto quale luogo fortemente simbolico, vero e proprio biglietto da visita del blocco operatorio. Quando qualcuno va a casa di qualcun altro non è forse il corridoio il primo luogo che di quella dimora ci accoglie?

Obiettivo progettuale quindi rendere quello spazio più accogliente per chi lo attraversa.

I linguaggi artistici utilizzati e condivisi sono stati le forme e colori scelti ad hoc, che rimandano a simbologie narrative quali ad esempio il simbolismo dell’albero, quale elemento vivente di cui prendersi cura, radicato alla terra, forte e rassicurante, capace di dare frutti, di offrire rifugio, riparo. La scelta dei colori ha fatto riferimento alla cromoterapia. Si sono disegnati alberi stilizzati nelle sfumature di azzurro (colore rilassante) su fondo di colore arancione (colore attivante).

Ma quando qualcuno va a casa di qualcun altro non c’è solo il corridoio ad accoglierlo ma anche il padrone di casa che ci aspetta, si presenta e ci invita ad entrare. Come quindi presentarsi ai propri pazienti?

E’ stato utilizzato il linguaggio fotografico con la scelta fatta dal gruppo di 12 quadri fotografici, 70cm x 100cm, da appendere al corridoio come frutti e fronde dei rami degli alberi. Quadri scelti fra circa 800 fotografie e che raccontassero “chi siamo” e “cosa facciamo”, la carta di identità di un gruppo interprofessionale. Un lavoro profondo e necessario sull’identità e il senso di appartenenza.

I professionisti del servizio in questo modo hanno costruito l’immagine di sé condivisa e condivisibile da tutti nella quale potersi riconoscere e riconoscere l’altro, il collega. Un lavoro di TSC capace di lavorare sull’identità di un gruppo e di una comunità quale elemento strategico di resilienza. Quel corridoio è potuto divenire da luogo e spazio trascurato a luogo e spazio capace di curare. Spazio che racconta la capacità originale e feconda di un gruppo di professionisti di portarè e a presenza, rendere oggettivabile, visibile quell’arte antica e necessaria che è l’arte di prendersi cura di sé e dell’altro da sé.

Ideatore e project manager del progetto è stato il Dott. Pino Fiumanò CPSI e Master di Teatro Sociale e di Comunità, che ha messo a disposizione competenze specifiche e complesse che vanno dalla progettazione, alle competenze artistiche teatrali, a quelle psicosociali, narrative, la conduzione di gruppi, la comunicazione e la conoscenza e padronanza della metodologia e la conoscenza delle dinamiche istituzionali e di comunità.

Co-Autori e attori dell’azione di TSC il gruppo di 150 operatori sanitari, fra chirurghi, anestesisti, strumentiste, infermieri, operatori socio sanitari, ausiliari, coordinatori e personale amministrativo che sono stati capaci di partecipare, ognuno per tempo, disponibilità, risorse personali diverse alla trasformazione del proprio luogo di lavoro da luogo e spazio di cura a luogo e spazio che cura, mettendo al centro del progetto i propri pazienti. Un progetto che di fatto ha promosso processi di saluto-genesi e lo ha fatto partendo dalle risorse della stessa comunità destinataria del progetto riconosciuta competente nel costruire percorsi capaci di coniugare ben-essere, salute e cultura, arte e TSC. Azione culturale quindi che si pone come avanguardia dell’innovazione sociale attraverso il teatro e insieme come una nuova antropologia ecologica della felicità a partire da persone, gruppi e comunità resilienti.

Occasione di inaugurazione del nuovo corridoio delle sale operatorie generali dell’A.O.Ordine Mauriziano è stata la festa teatrale aperta a tutta la comunità ospedaliera, al mondo delle associazioni, alla cittadinanza e al mondo istituzionale e politico che si è tenuta il 31 gennaio 2018.

Attualmente il progetto è in fase di disseminazione perché la scelta del gruppo di progetto è di portarlo all’esterno del gruppo, dell’azienda ospedaliera, a incontrare il mondo delle associazioni, delle istituzioni e della politica e della società civile tutta. Hanno partecipato al progetto infatti l’associazione Cittadinanza Attiva/Tribunale dei Diritti del Malato, DoRS Centro Regionale di Documentazione e Promozione della Salute, Onlus Fondazione Medicina a Misura di Donna, SCTC Social Community Theatre Centre, Fondazione Specchio dei Tempi La Stampa, Regione Piemonte Assessorato alla Sanità.

E’ in corso la fase di valutazione dell’impatto del progetto sulla percezione da parte dei pazienti e del personale dello spazio riprogettato; rispetto a questo è stato prodotto un video intervista che vede protagonisti sia i curati che i curanti. Al progetto la partecipazione attiva dei pazienti è dato metodologico strutturale.

Elemento di criticità, quello legato alla dimensione metodologica innovativa e non ancora prima sperimentata in questa azienda sanitaria. La parola teatro è per lo più ancora associata a ciò che comunemente si intende con il teatro classico che nasce per un tempo dedicato, quello dello svago, in un luogo proprio, per un pubblico pagante, dove esiste un concetto preciso di autorialità. Qui si parla di TSC vale a dire di una pratica teatrale non solo fatta da professionisti dell’area specifica, ma condotta in partnership con professionalità diverse; una pratica teatrale, che coinvolge singoli, gruppi e comunità in processi artistici partecipati per promuoverne l’empowerment, il benessere e la salute. Fare TSC vuol dire lavorare attraverso una modalità progettuale specifica, avendo competenze plurime sia di tipo espressivo/artistico che di tipo psicosociale e specifiche competenze sulle dinamiche istituzionali e di comunità. Ciò richiede sempre una elevata qualità professionale individuale congiunta a una struttura di lavoro di equipé che consente la differenziazione dei ruoli nella comune cultura del teatro sociale e di comunità.

 

Sitografia: www.salutearte.it; www.dors.it  Pagina fb @umanizzazioneluoghidicura.

Dicono di noi:

Bibliografia essenziale

  • Giuseppe Fiumanò, Teatro e sviluppo di comunità all’A.O. Ordine Mauriziano. Un progetto di teatro sociale e di comunità. Tesi di Master Università degli Studi di Torino, Master in Teatro Sociale e di Comunità a.a. 2012/2013.
  • Glenn Laverack, Salute Pubblica Potere empowerment e pratica professionale, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2018.

*CPSI Master di Teatro Sociale e di Comunità.

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