Quale futuro per i consultori familiari in Lombardia?

di Elisabetta Dodi e Cecilia Guidetti*

cop1306La pubblicazione dello speciale di Prospettive Sociali e Sanitarie di giugno 2013, che propone gli atti di un importante convegno realizzato nel novembre 2012 dalla rete dei Consultori familiari Asl di Milano sulle domande e i bisogni che interrogano oggi la rete dei servizi consultoriali, è occasione per aprire una riflessione sulla riforma in atto in Lombardia rispetto al ruolo dei consultori (qui il corsivo di presentazione del fascicolo).

La scorsa legislatura lombarda, con la DGR 937/2010 (Delibera delle regole 2011), ha dato il via a un complesso processo di ridefinizione della mission dei consultori con l’obiettivo di trasformarli in Centri per la famiglia in grado di assicurare la presa in carico globale di tutte le problematiche che attengono le famiglie in senso lato, attraverso il potenziamento delle funzioni di ascolto, orientamento, supporto e sostegno psicopedagogico alle famiglie, delle relazioni con la rete dei servizi e l’inclusione di competenze su affido e adozione.

A seguito della DGR 937, sono stati stanziati in Regione Lombardia 100.000 euro per ogni Asl per l’avvio di sperimentazioni in 30 consultori sul rafforzamento delle funzioni di ascolto, orientamento e supporto psicopedagogico, proseguite anche nel 2012.

Negli ultimi mesi il neo presidente Maroni e il nuovo Assessore alla Famiglia hanno confermato la strada intrapresa nella legislatura precedente, richiamando la volontà di trasformare i consultori in strutture destinate all’aiuto e al sostegno della famiglia in condizioni di fragilità.

Come più volte richiamato nel dibattito che su questo tema si è sviluppato su Lombardiasociale.it e come è ricordato anche dall’intervista a Aurelio Mosca appena pubblicata sullo stesso sito, la riforma porta con sé alcuni rischi e dovrebbe essere accompagnata da alcune attenzioni.
Da una parte, uno dei problemi oggi è l’assenza di una valutazione sistematica degli esiti delle sperimentazioni realizzate e la conseguente carenza di una riflessione articolata intorno ai significati e agli impatti che la riforma, al momento più dichiarata che praticata, ha e avrà sul sistema dell’offerta consultoriale e sulla conseguente riorganizzazione dei servizi che comporterà.
Dall’altra, probabilmente, per pensare e progettare una riforma che sia coerente con le domande e i cambiamenti dell’utenza alla quale si rivolge, forse sarebbe opportuno e necessario interrogarsi maggiormente e cercare di comprendere quali sono i bisogni e le domande che attraversano oggi le donne e le famiglie, ben sapendo che queste stesse domande cambiano profondamente da territorio a territorio, soprattutto in una regione ampia e diversificata come la Lombardia.

Infine, prima di pensare una riforma, sarebbe opportuno capire e valorizzare quali sono le competenze oggi dei Consultori e a quali bisogni e domande rispondono, bisogni e domande che nella genericità di un Centro per le famiglia rischierebbero di non essere più viste e accolte.

* Cecilia Guidetti è ricercatrice Irs e coordinatrice della redazione di LombardiaSociale.it. Elisabetta Dodi è redattrice di LombardiaSociale.it e referente per l’area minori e famiglia.

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