di Francesca Longobardi*
L’Istituto Logos ha organizzato il convegno “Psicologia giuridica minorile, dalla violenza intra familiare al femminicidio. Profili giurisdizionali – Psicologici e Criminologici – Tecniche Investigative. Introduzione al Corso di alta formazione in “Psicologia giuridica minorile e delle donne vittime di violenza”, tenutosi mercoledì 10 dicembre presso il Tribunale di Torino. La sala Maxi Aula 1 della Corte dell’Appello ha ospitato circa 300 professionisti, tra cui molti avvocati, psicologi, assistenti sociali, giornalisti, educatori e studenti. Tanti sono stati i temi discussi e gli autorevoli relatori intervenuti.
Un argomento spesso trascurato, del quale invece si è parlato nel pomeriggio formativo, è la violenza assistita. L’avvocato Laura Dutto ha affermato che si tratta di un fenomeno sottovalutato.
«Una delle ragioni – ha spiegato – è che il trauma emotivo è meno visibile del trauma fisico». Per fortuna, però, si stanno facendo passi avanti per proteggere sia le donne che i loro bambini. «Con la nuova legge sul femminicidio, – ha aggiunto Dutto – si è modificato l’articolo 61 del codice penale introducendo una nuova aggravante, ovvero se il fatto è stato commesso in presenza o in danno di un minore di anni diciotto ovvero in danno di persona in stato di gravidanza la pena sarà più aspra».
Lo Studio delle Nazioni Unite sulla Violenza sui bambini evidenzia la portata della questione. Ogni anno, in tutto il mondo, un numero di minori compreso tra 133 e 275 milioni assiste a episodi di violenza domestica. L’esposizione ripetuta dei bambini alle violenze che avvengono all’interno delle loro case, in genere a causa di litigi tra i genitori o tra la madre e il partner, può danneggiare gravemente il benessere, lo sviluppo individuale e la capacità di interagire socialmente durante l’infanzia e la maturità.
A tal proposito vorrei citare la letteratura di settore, in particolare Di Blasio e Luberti:
“Non solo vedere la violenza, ma anche sentire il rumore delle percosse, della rottura degli oggetti, le voci alterate, le minacce, gli insulti, le grida, i pianti, ha un impatto doloroso, confondente e spaventoso sui bambini. Ma lo ha anche sapere che determinate cose avvengono, constatarne gli effetti vedendo mobili e oggetti distrutti, venire a contatto o a conoscenza degli effetti fisici del maltrattamento sul familiare. Inoltre è doloroso, confondente e pauroso anche percepire la tristezza, la disperazione, l’angoscia, il terrore, lo stato di allerta delle vittime”.
In Italia, secondo i risultati di uno studio del 2011 del progetto Daphne, vittime di questa forma di violenza sono oltre 400mila bambini. Una ricerca Cismai-Terre des Hommes del 2013 ha reso noto che i fanciulli presi in carico sono 16 su 1000. Si evidenzia quindi un vuoto, non solo normativo.
L’Ordine degli Assistenti Sociali nel comunicato stampa del 24 novembre ha affermato di augurarsi
“che vengano nuovamente stanziati i fondi necessari per portare avanti servizi fondamentali nei confronti delle donne oltre a fondi specifici che permettano di offrire il sostegno e il supporto indispensabili alle vittime di violenza e di violenza assistita”.
Il Presidente Mordeglia ha lanciato poi un monito:
«Non dimentichiamo, infatti, anche le gravi conseguenze nei confronti dei figli che la violenza ai danni delle donne porta con sé: bambini che assistono ad aggressioni e a soprusi dei quali porteranno il segno nella loro vita di adulti».
«Occorre – ha asserito Dutto, durante il convegno – aggiungere il punto di vista del bambino».
Se siamo tutti d’accordo (cittadini, professionisti e politici), facciamolo subito e di corsa!
Suggerisco di guardare e diffondere il video dal titolo “I bambini che assistono ad un atto di violenza lo subiscono”.
*Assistente sociale, giornalista pubblicista, formatrice e appassionata di IT