di Davide Pizzi *
Questo articolo è il primo di una serie che ho in mente di scrivere, con i quali è mio desiderio trattare punti di ipotesi di intervento per migliorare il nostro welfare.
Dar voce ai deboli, alle fasce della popolazione inascoltata; perseguo questa mia vocazione, mediante la scrittura: se non si inizia a trattare seriamente questi temi, le coscienze assopite, o non informate, da chi potranno ricevere stimoli per riflettere? Sento forte in me questo mandato perché giornalmente mi confronto con la sofferenza e posso in tutta coscienza dire che una parte di essa è composta dal sentimento/certezza dei cittadini, di non essere ascoltati, compresi e creduti. Recepisco con i miei occhi e le mie orecchie le testimonianze delle loro vite, dopodiché le sviscero con la riflessione, uno sforzo non affatto semplice, e che non sempre mi riesce bene. Evito il rischio di interpretare le loro storie soltanto con i modelli teorici, affascinanti sotto il piano intellettivo, ma inutili se poco aderenti alla realtà.