Artigiani sociali 2.0: l’esperienza di Vittorio Zanon

Francesca Longobardi*

vittorio zanon2I professionisti, anche quelli dell’aiuto, stanno iniziando ad abitare i social network e più in generale il web. Vittorio Zanon ha precorso i tempi e ora, esperto delle tecnologie 2.0, è un punto di riferimento di tutta la comunità degli assistenti sociali.

Per Socialinstep.com l’ho intervistato, e qui compare la seconda parte della conversazione.

Sei diventato Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto e da subito si sono notati dei punti di svolta: avete aperto un gruppo su Facebook e attivato una mailing list su Google. Quali risultati avete ottenuto con questi due strumenti?
“Su questa domanda devo fare una precisazione: gruppo su Facebook e Google Group non sono strumenti che sono stati creati dal nuovo CROAS Veneto, ma degli spazi informali che avevo aperto autonomamente, già alcuni mesi prima di pensare ad un mio impegno diretto all’interno dell’Ordine.
La riflessione, maturata nel corso degli anni, è che manchi agli assistenti sociali il senso di appartenenza alla comunità professionale. Strumenti come le mailing list o i gruppi su Facebook, se ben usati, possono contribuire ad una costruzione di comunità dal basso, cosa di cui ritengo vi sia assoluto bisogno visto il diffuso senso di disaffezione.
Nel 2013 le iscrizioni al gruppo su Facebook e alla mailing list – vado a memoria – non credo superassero le 200 persone (ora sono quasi 450 nel gruppo su FB e quasi 500 in ML, sui quasi 2800 assistenti sociali del Veneto), ma anche quei gruppi sono stato veicolo per promuovere partecipazione. Come CROAS Veneto non si esclude per nulla la possibilità di creare dei profili ufficiali nei social (su YouTube ad esempio già ci siamo), tuttavia ritengo una ricchezza il promuovere e diffondere tra i colleghi la possibilità di “abitare” spazi riservati per confronto e scambio in modo informale e libero. Il principale “limite”, per ora, è che l’amministratore di tali gruppi coincide con il presidente (pro tempore) del CROAS, anche se di base non essendo moderati l’unica azione come amministratore è filtrare gli iscritti.
Per completare la risposta alla domanda, credo che l’uso di tali strumenti in parte abbia contribuito alla buona partecipazione agli eventi formativi promossi dal CROAS Veneto (in particolare alle assemblee provinciali che abbiamo avviato, abbinate ai consigli itineranti, per portare il CROAS nei territori), alla significativa percentuale di registrati al database del CNOAS dal Veneto (che verso la fine di dicembre 2014 è al 68% rispetto la media nazionale del 49,50%) e ad una più generale diffusione di informazioni e conoscenze tra i colleghi, aspetto quest’ultimo che auspico possa avere una sempre maggiore implementazione. Credo che questi siano dei primi indicatori che confermano un’iniziale diffusione del senso di appartenenza alla comunità professionale da parte dei colleghi del Veneto. Strada questa su cui è opportuno continuare ad investire ancora.”

Colgo l’occasione per segnalare la comunicazione dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto a presentazione della mailing list e del gruppo su facebook, come strumenti per fare rete e favorire gli scambi di informazioni.
Interessante è l’utilizzo che fai di LinkedIn. Hai molte segnalazioni. Perché, secondo te, un professionista dovrebbe iscriversi a LinkedIn?
“Confesso di essermi iscritto a LinkedIn per curiosità: da autodidatta informatico volevo capire meglio come funzionava, anche in parte deluso da Facebook, quale social più diffuso. E perché in particolare un assistente sociale come me che si occupa direttamente anche di web non poteva non avventurarsi in tali ambienti. Per analoghi motivi ho aperto il profilo anche su Twitter, che risulta senz’altro più essenziale e funzionale di Facebook e sicuramente meno dispersivo. LinkedIn è decisamente una interessante opportunità per i professionisti, in quanto permette di conoscere e farsi conoscere e di concentrare le comunicazioni principalmente su contenuti più di tipo professionale; certo che, come tutti gli strumenti, va conosciuto e studiato per essere usato bene. Viceversa si rischiano effetti opposti. “Consapevolmente” deve essere quindi l’atteggiamento guida del nostro stare al mondo, mondo che ormai vede fusi assieme in un unicum il reale ed il virtuale.
La ricerca lavorativa per gli assistenti sociali è un tema di grossa attualità, che coinvolge numerosi giovani e colleghi ormai precari da molti anni. Due fattori non possono essere trascurati: la riduzione dell’occupabilità nel pubblico (settore storicamente da sempre di quasi esclusivo sbocco occupazionale per la categoria) ed il crescente numero di iscrizioni all’Ordine (passati ad esempio in Veneto da meno di 1200 nel 1995 ai quasi 2800 a fine 2014). Impensabile quindi non percorrere nuove prospettive lavorative, anche attraverso il web”.

E quali sono i primi 5 passi da compiere?
“Sinceramente non so se sono la persona più adatta a fornire consigli su come creare il proprio profilo su LinkedIn: di sicuro esisteranno in rete molti tutorial o contributi di esperti e gli stessi social, peraltro, spesso offrono i suggerimenti per ottimizzare il proprio profilo…
Rilancio piuttosto 5 parole chiave, che possono a mio avviso essere utili nell’approccio a LinkedIn:
1) avere meticolosità nella cura del proprio curriculum e nella presentazione di sé;
2) essere autentici: nessuno deve fare la brutta copia di altri! Piuttosto cercare di conoscere e presentare al meglio le proprie competenze e qualità;
3) mantenere credibilità, perché nel web si può avere la tentazione di crearsi un profilo migliore, ma è ancora più semplice per chi ci studia rilevarlo e, a quel punto… GAME OVER!
4) curiosità: provare, cercare, osservare, fare domande (le giuste domande e nei giusti modi), ascoltare davvero le risposte, sperimentare e proporre, inserirsi attivamente in gruppi che già funzionano, investire in formazione di qualità…
5) infine, avere pazienza, anche tanta pazienza, perché non è facile riuscire ad avere successo o raggiungere gli obiettivi… serve costanza, umiltà e consapevolezza.
Un ultimo appunto su due aspetti che mi interrogano:
1) noto alcuni colleghi che nel proprio profilo non si qualificano come assistente sociale (forse preferendo altre diciture o forse per dimenticanza?);
2) quale senso ha avere un profilo su LinkedIn per lasciarlo vuoto di contenuti o non utilizzare il social, dopo che ci si è iscritti?”

* Assistente sociale, giornalista pubblicista, formatrice e appassionata di IT

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