di Paolo Gandin*
Quest’estate ho scelto di passare il mio periodo di ferie estive in maniera diversa dal solito, partendo per un periodo di circa 20 giorni come volontario. L’Associazione europea con il quale sono partito è “Humana People to People“, che gestisce da circa 15 anni molti progetti di sviluppo in diversi settori in Mozambico. Il progetto al quale ho partecipato io riguardava la costruzione di un asilo nei quartieri periferici delle città.
Il viaggio prevede un primo scalo al Cairo, dove è in corso la guerra civile e dove ci avviciniamo verso le sei di sera, quando il sole sta già calando: una città vastissima color sabbia appare sotto di noi. Pochissime luci accese per le strade. Agli angoli delle vie si notano chiaramente le barricate di macchine accatastate, qualche focolaio della giornata di battaglia e tanti carri armati pronti per il coprifuoco serale. Con l’atterraggio la tensione accumulata si smorza grazie al moderno, vivace e chiassoso aeroporto del Nord Africa, pieno di viaggiatori, di cui tanti bambini. Ci allarmiamo per delle improvvise grida di un gruppo di persone provenienti dal retro di un bar, ma si tratta solo di tifosi di calcio che seguono una partita alla tv.
A mezzanotte ripartiamo per Johannesburg e con l’arrivo in Sudafrica si respira un’aria completamente nuova: in aeroporto lavorano principalmente persone di colore e al controllo dei passaporti, nei ristoranti, nei negozi, ci accorgiamo subito del calmo, rilassato e cordiale ritmo dell’Africa. Con l’ultimo volo siamo atterrati a Nampula, in Mozambico. Usciti dal piccolo aeroporto incontriamo Abdala, il nostro accompagnatore, che ci condurrà con un pulmino nel paesino di Nacala.
Per chi come me è alla sua prima esperienza in Africa, il viaggio verso Nacala è spettacolo puro: villaggi di capanne, mercati coloratissimi a bordo strada, bambini ovunque. La strada che conduce da Nampula a Nacala è fortunatamente una delle tre strade asfaltate di quella regione e Abdala fa correre il pulmino facendosi strada a suon di clacson e sfiorando la folla che cammina a bordo strada. Arriviamo a Nacala, e più precisamente nel bairro periferico di Muzuane, costituito da una distesa infinita di capanne fatte di mattoni di sabbia e tetti in paglia, con un mercatino al centro che funge da punto di ritrovo. La vita del quartiere si svolge sempre in strada, le case a capanna sono un semplice riparo dalla pioggia, oltre che magazzino: si mangia fuori, si dorme fuori dalle case. All’arrivo ci attende Giampaolo, il capo progetto “istruzione” di Humana che ci accoglie nella struttura che ci ospiterà: una spartana ma molto graziosa e accogliente Casa de Hospedes (Casa degli ospiti) costruita da Humana Italia e situata all’interno del Collegio Politecnico di Nacala, dove Humana sta sviluppando percorsi formativi per ragazzi attraverso corsi di tre anni di Agricoltura, Costruzione, Economia e Scuola alberghiera. E proprio nella nostra Casa de Hospedes conosciamo i ragazzi del secondo anno di Alberghiera, che fanno pratica preparandoci ogni mattina un’ottima colazione e aiutandoci nell’organizzazione della cena.
E’ subito chiara l’importanza di Humana sul territorio: il governo del Mozambico non ha le capacità per potersi permettere strutture scolastiche di questo tipo, ma grazie al lavoro dei volontari, alle donazioni e al ricavato dalla raccolta e vendita dei vestiti usati, Humana riesce a garantire stipendi adeguati per i professori e le attrezzature necessarie per il collegio, permettendo ai ragazzi delle comunità locali e dei quartieri periferici delle città di apprendere alcune materie base e ottenere un diploma che consentirà loro di sviluppare una professione.
Le nostre giornate trascorrono molto rapidamente: alle sei e mezza del mattino il sole è alto e siamo tutti in piedi. Dopo una veloce colazione si parte per la nostra destinazione lavorativa dentro il cassone di un camioncino, che in 40 minuti percorre strade piene di buche, dossi, sballottolandoci di qua e passando davanti ai bambini del quartiere che ci salutano sorridendo. Destinazione: il bellissimo quartiere di Mpaco, molto isolato, dove Humana sta costruendo un asilo. Noi siamo l’ultimo gruppo di turisti volontari di quest’anno quindi rimane soltanto da ultimare la struttura all’interno, dipingerla e decorarla.
Alle 11 del mattino il caldo inizia a farsi sentire e l’acqua potabile che abbiamo a disposizione non è molta. Ma il gruppo ha lavorato sempre molto bene e in armonia per tutte le due settimane. Ogni giorno siamo accompagnati da un’infinità di bambini che, incuriositi dai lavori in corso, non solo si avvicinano a vedere, ma desiderano partecipare anche loro alle decorazioni stampando le loro belle manine sporche di terra sulla vernice fresca! Il lavoro è da rifare ma il tutto è compensato dalla felicità e dall’allegria che ti danno nel vedersi protagonisti in una tua fotografia o essere presi sulle spalle con te a pitturare! Verso l’ora di pranzo si ritorna al Collegio, dove siamo ospiti della mensa della scuola: riso in bianco mischiato con un pastone di fagioli, pesce o carne è stato il menù per 2 settimane.
Il pomeriggio invece è dedicato ad altre attività, sia in spiaggia con i ragazzi del Collegio, sia nella comunità locale o anche in visita ad altri progetti che Humana gestisce nel territorio: la fabbricazione di un piccolo forno di argilla per cucinare invece del tradizionale falò, (per risparmiare carbone o legna); un progetto di monitoraggio dell’HIV nei quartieri più isolati, un progetto di lavorazione e vendita degli anacardi, preziosa nocciolina coltivata localmente. Alle cinque del pomeriggio la giornata volge al termine e il sole tramonta. Dalla piccola spiaggia lo spettacolo è assicurato: ogni sera il grande e rosso sole africano (“Nzua” in lingua macua) ci accompagna con i nostri falò e i nostri bonghi sulla sabbia bianca della baia, dove gli ultimi pescatori rientrano con le loro canoe e il loro carico di pesce.
Le serate passate sempre con i ragazzi del collegio sono puro divertimento, a partire dalla cena che prepariamo tutti insieme in allegria, pur con qualche difficoltà dovuta alle frequenti interruzioni di luce e acqua. La notte, chi resiste alla stanchezza può godersi un’incredibile esperienza: il bagno in mare nel plancton. Una sensazione unica che ti trova immerso nel mare nero illuminato dalla fluorescenza delle particelle di plancton intorno a te, e all’improvviso ritorni bambino e inizi ad agitare l’acqua del mare per vedere l’effetto che fa.
Durante il fine settimana abbiamo avuto anche occasione di visitare Ilha de Mozambique, l’isola-fortezza dell’avamposto portoghese in Mozambico: un luogo surreale dove si respira in pieno l’aria del colonialismo passato grazie alla sua architettura.
I diciotto giorni sono letteralmente volati e l’inaugurazione finale dell’asilo è avvenuta in un atmosfera unica, dove centinaia di persone hanno raggiunto a piedi il quartiere di Mpaco per partecipare. Spettacolini teatrali dei ragazzi degli altri asili, donne sedute ad ammirare il lavoro fatto, e lunghi e soporiferi discorsi in lingua macua delle autorità locali hanno fatto da sfondo ad una bellissima festa.
L’ultimo viaggio di ritorno dall’asilo verso la Casa de Hospedes ci ha visti soddisfatti e commossi e avrei voluto che il viaggio del ritorno verso Nampula in pulmino, dove nel primo pomeriggio ci attendeva l’aereo per Johannesburg, non finisse mai: su quei sedili storti, con molle e pezzi di metallo che uscivano, il vento caldo che entrava e quel clacson costantemente suonato, impedendo qualsiasi tipo di sonno, si stava comodissimi.
* Volontario Humana People to People 2013