Una giornata “fuori porta”

 

di Francesca Susani*

I preparativi

Periodicamente, l’Area Politiche Sociali dell’Irs organizza una giornata tra colleghi, lontano dalle telefonate, dalle scrivanie e soprattutto dagli impegni quotidiani.

Sono giornate che riescono sempre molto bene, anche perché preparate adeguatamente e come è stato detto durante l’ultima giornata, che si è tenuta poco tempo fa, “queste cose le sappiamo fare”.

Non si tratta di una scampagnata, ma neanche di una giornata di solo lavoro. Non penso si possa parlare di team building, anche se in qualche modo si tratta di un momento in cui ognuno di noi lascia da parte gli impegni più strettamente legati al proprio lavoro e cerca, insieme agli altri, di lavorare su qualcosa di nuovo e comune, di progettare, di confrontarsi su nuove idee e possibilità, da costruire insieme.

Personalmente sono più di vent’anni che lavoro all’Irs, e ho potuto partecipare a diverse di queste giornate: attorno a me molti colleghi sono rimasti gli stessi, alcuni sono andati via e ci sono sempre le nuove leve.

Il periodo scelto è spesso estivo, quando è più facile ritagliarsi momenti come questi, e il luogo, di conseguenza, spesso in zone di villeggiatura, dove godere del bellissimo clima. Questa volta eravamo sul Lago Maggiore, una ventina di colleghi, a partire dal presidente emerito dell’Irs e direttore scientifico dell’Area, al più recente stagista, direi almeno 5 generazioni di ricercatori.

Orientata all’innovazione e al cambiamento, la Giornata Area Politiche e servizi sociali e sanitari 2.0 ha avuto come obiettivo quello di costruire insieme un possibile percorso che ci porterà da qui ai prossimi 5 anni (quindi IRS 2024).

Definita la data dell’incontro, un gruppo di ricercatori si è dato da fare per preparare la giornata, chiedendo ai colleghi di rispondere a un questionario nel quale ognuno doveva iniziare a ragionare, rispetto al proprio lavoro e nel confronto con altre realtà simili alla nostra, su cosa andasse bene e su cosa si potesse migliorare. In più, la richiesta specifica di portare ciascuno di noi un oggetto a nostro parere “innovativo” da presentare agli altri.

Le idee

Le idee sono state tante, tutte molto belle e in qualche modo legate al modo di essere di ciascuno di noi: dalla foto di una montagna, per indicare che per percorrere nuove strade, impervie, è necessario essere preparati e in buona compagnia, quindi indicando una metodologia di lavoro, a chi quell’esempio ha voluto riprenderlo per indicare che quella stessa montagna, anziché scalarla, è possibile ammirarla camminandoci attorno, e quindi indicando la possibilità di una metodologia di lavoro diversa.

In molti casi gli oggetti portati, pur diversi tra loro, hanno permesso di trasmettere un messaggio molto simile: la necessità di un nuovo modo di comunicare.

Così, al cappello per “abbellire e farsi notare”, e allo stampo per il ghiaccio che rappresenta la trasformazione della stessa sostanza, hanno fatto seguito tanti esempi legati alla tecnologia, intesa come nuove idee che possono essere anche semplici, come una App o come i guanti che permettono l’uso di un touch screen, e che aiutano a sviluppare modi diversi per far arrivare le informazioni e quindi nuove modalità di comunicare.

E’ stato questo infatti un tema ribadito più volte: siamo sicuri di quello che facciamo, di come lo sappiamo fare bene ma emerge la necessità di comunicarlo in maniera diversa.

Lo sviluppo del telefono è un esempio lampante che rappresenta una sfida e un cambiamento epocale. La capacità di usare la tecnologia non è necessariamente immediata. Ma si può trovare lo strumento per risolvere un problema e a quel punto si spazia, seppur con la difficoltà di introduzione del cambiamento e dell’utilizzo di strumenti che possano permetterlo. L’innovazione tecnologica viene spesso infatti introdotta faticosamente, ma è necessaria perché aiuta a gestire il lavoro, permettendo di guadagnare tempo da spendere su cose più utili.

Ma innovazione è anche integrazione, connessione tra culture diverse, e una camicia cucita su misura in Camerun può trasmettere il messaggio di come quello stesso prodotto si possa replicare con qualità e senza enormi costi, anche se non è più un prodotto unico. E anche le lenti per il sole a magnete, da appoggiare sugli occhiali da vista, rappresentano un oggetto innovativo con più funzioni, trasversali: permettono di guardare lontano e con sguardi diversi.

E ancora: è necessario saper combinare e far cooperare figure di età diverse, come il nastro di scotch che rappresenta la circolarità, oltre che uno strumento che unisce grazie al suo lato adesivo.

Innovazione è anche immaginazione, vedere quello che sembra non esserci: una boccia di vetro che sembra vuota improvvisamente contiene una piccola pianta. Immaginare, sognare, vedere qualcosa di diverso ma non sempre facile da realizzare: la corda per saltare attira da piccoli e viene subito voglia di provare a prenderla in mano, ma il suo utilizzo non è così semplice come sembra. Si coglie così la creatività del gioco ma mettendo in conto che richiede sistematicità e allenamento.

E infine l’esempio portato da chi ha più esperienza: la scelta di vestirsi in maniera da sentirsi a proprio agio, comodi, senza preoccuparsi di come si appare, sembra quasi il contrario di ciò che si è detto fino ad ora, ma se ad un abbigliamento comodo si aggiunge anche un gadget appariscente… allora il messaggio diventa che si può partire da una base che sentiamo sicura per poi osare. E la base sicura noi l’abbiamo, perché partire da IRS è sempre una certezza.

E in tutto questo, le parole di chiusura del cerchio del più anziano, di chi questa base sicura ha contribuito fin dall’inizio a crearla: innovazione è anche ascoltare chi è più giovane.

Dove siamo, dove possiamo andare

E proprio partendo da quello che siamo ora, il percorso insieme è andato avanti con la richiesta di analizzare come ci siamo arrivati, individuando cosa a nostro parere andrebbe eliminato, cosa rinnovato, cosa portato come nuovo e cosa assolutamente tenuto e messo in bella vista. Tra le cose da tenere in più casi è emerso il rapporto tra colleghi, la qualità del lavoro, il modo di accogliere chi si rivolge a noi, perché se anche la comunicazione verso l’esterno può non essere perfetta, comunque la nostra area riesce sempre a presentarsi in maniera positiva e a “fare colpo”.

L’ultimo passaggio prevedeva la proposta di idee concrete da sottoporre a votazione, in termini di interesse e fattibilità. Anche in questo caso tantissime le idee, tutte valide e interessanti, molte connesse a possibili nuovi modi di comunicare attraverso video, eventi divulgativi, per spiegare quello che facciamo in parole semplici, ma anche la necessità di mettere ordine nel nostro lavoro, renderlo più snello e lineare.

Sulle più votate abbiamo iniziato a lavorare cercando di elaborare un primo percorso di realizzabilità, ma niente andrà scartato o dimenticato, perché se anche in questa ultima fase è emersa ripetutamente la necessità di trovare nuovi modi di presentarsi, e quindi le idee per farlo, non sono mancate le proposte di esplorare nuovi temi, nuovi progetti e percorsi da sperimentare, aprendoci anche in questo sempre più verso l’esterno, attraverso la condivisione di quello che facciamo, verso nuove collaborazioni, nuovi servizi da sostenere.

Penso di trasmettere una sensazione condivisa concludendo che la giornata è stata molto soddisfacente e piacevole per tutti i presenti. Si è confermato ancora una volta il sempre presente senso di appartenenza che fornisce valore aggiunto a tutto quello che facciamo, partendo dall’idea che se è vero che è necessario trovare nuove strade di comunicazione e sviluppo, è anche vero che questo può solo essere il risultato di un buon lavoro interno, di squadra. E la squadra costruita dalla nostra Area in quasi cinquant’anni di lavoro… è una squadra vincente.

* Prospettive Sociali e Sanitarie, IRS; Welforum.it, ARS

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Informazioni su Francesca Susani

Laureata in Scienze Politiche, collabora con l'IRS dal 1996, occupandosi della rivista Prospettive Sociali e Sanitarie, di cui è caporedattore. Come responsabile della rivista segue anche tutto ciò che la concerne, quindi la collana "i Quid", il sito, la versione digitale della rivista, il blog "Scambi di Prospettive". Fino al 2016 ha collaborato, inoltre, per gli aspetti più organizzativi, al Progetto Welforum, Rete per le politiche sociali delle Regioni, delle Province autonome e dei grandi Comuni. Dal 2017 è responsabile del coordinamento redazionale di Welforum.it - Osservatorio Nazionale delle Politiche Sociali, nuovo progetto nato dal precedente Welforum.

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