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Parole che diventano carichi

di Mattias Bassotto*

Questo breve intervento vuole promuovere una riflessione sul lessico usato da chi opera nel sociale, perché le parole usate dal professionista contribuiscono a restituirne l’immagine e a costruire la relazione con chi accede ai servizi.  

Nelle professioni sociali la dimensione relazionale-interpersonale è costante (Blandino, 2004) e uno degli strumenti che noi operatori abbiamo a disposizione per costruire la relazione con l’altro è il linguaggio verbale. Allegri, Palmieri e Zucca (2006) ritengono che porre attenzione al canale linguistico della persona (alle sue metafore, ai suoi modi di dire e alle parole usate) ci aiuta a esplorare la sua realtà soggettiva e a meglio comprendere il problema portato. Se questo è vero nella direzione professionista – utente, lo è anche in quella inversa. Con il presente scritto, intendo riflettere sulla centralità del lessico utilizzato dal lavoratore sociale, perché le parole usate e i modi di dire contribuiscono a dare l’immagine del professionista (e conseguentemente del servizio che rappresenta) e possono aiutare a diminuire il rapporto di subalternità percepito inevitabilmente da chi accede ai servizi.

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In prima linea e da soli

Strategie di auto protezione e fronteggiamento delle aggressioni da parte degli assistenti sociali

di Giulia Moreschini* e Lluis Francesc Peris Cancio**

La ricerca approfondisce la natura, le caratteristiche, le conseguenze e la prevenzione delle aggressioni che subiscono gli assistenti sociali nell’espletamento delle funzioni professionali con l’utenza.

L’indagine, realizzata durante il primo semestre del 2016, si articola in ventiquattro interviste semi-strutturate rivolte ad assistenti sociali che hanno subito episodi di violenza e, che si rendevano disponibili ad approfondire insieme all’équipe di ricerca quanto vissuto. La Rilevazione ha coinvolto 24 professionisti, di cui 21 donne, operanti nel territorio di Roma Capitale. Sul totale degli intervistati 7 operano in servizi socio-sanitari, mentre i restanti 17 nel settore socio-assistenziale. Il loro reclutamento è avvenuto con campionamento a valanga.

Nelle interviste realizzate emergono dati rilevanti. In primo luogo emozioni come la paura, la frustrazione, il dispiacere accompagnano le aggressioni, oltre allo sconcerto per quanto subito, l’orientamento dei sentimenti va spesso in una linea di “sofferenza altruistica”, che potremmo identificare come un modo proprio dei social worker. Continua a leggere

Il signor Gino e la murocrazia

di Davide Pizzi*

muro con occhioQuesto articolo vuole essere un omaggio ad alcuni utenti che ho incontrato nel mio cammino professionale, che con la loro schiettezza hanno saputo trasmettermi riflessioni profonde e pragmatiche, tramite dei semplici: “Perché?” “Che senso ha?” Senso pratico che certe volte, tra mille elucubrazioni, anche a noi operatori può capitare di smarrire. Continua a leggere