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Immigrazione, “disumanizzazione” e professioni sociali e sanitarie

di Alessandro Bono

Immigrazione e sentire comune

Sembra oramai un fatto accettato che la maggioranza dei nostri connazionali abbia acquisito schemi mentali per cui gli immigrati che sbarcano in Europa siano “invasori”, in genere nullafacenti, pericolosi, atti a delinquere e giungano nel nostro Paese per sottrarre diritti agli italiani. Basta entrare in un bar, salire su di un autobus o anche purtroppo confrontarsi con conoscenti amici e colleghi per recepire come in sostanza vengano considerati esseri “non umani” (si consenta l’estremizzazione) e privi di diritti (compresi i bambini che fino a pochi anni fa venivano comunque “salvati” da questi discorsi giudicanti).

Si chiede che le persone immigrate rimangano a casa loro e non vengano ad “invadere” le nostre terre, trascurando il fatto che noi “a casa loro” (Africa e non solo) ci andiamo eccome da secoli per importare forza lavoro gratuita (gli schiavi), per l’oro, il petrolio, i diamanti, il cobalto, le nuove colture alimentari imposte e per vendere armi e così via. Continua a leggere

“L’ossessione delle regole”

di Claudio Caffarena *

“La Francia è in effetti sottoposta ad una ossessione per la sicurezza che ha prodotto una valanga di testi, di regolamenti e di costose misure per il timore di incidenti legati ad aspetti differenti del mondo dei Servizi: sanitari, alimentari, prevenzione incendi, ecc. Tutto ciò progressivamente soffoca l’iniziativa e la creatività dei gruppi di lavoro a carattere educativo e di cura dei nostri servizi. Mettendo l’accento sul prezzo della sicurezza, noi non vediamo soltanto l’aspetto economico o finanziario del problema, ma soprattutto il prezzo umano nei vincoli che ne derivano, l’assenza di libertà e di assunzione di rischi senza i quali non c’è possibilità di vita umana”.
Questa la riflessione avanzata dagli organizzatori delle due giornate di studio svoltesi in data 3 e 4 ottobre 2013 a Strasbourg sul tema “La sicurezza: a quale prezzo?” organizzata dalla Fondazione protestante Sonnenhof **.

La partecipazione a questo convegno mi ha stimolato ad approfondire la tematica rispetto alla realtà italiana e ad avviare un dibattito. Una prima osservazione: il tema è certamente importante ma, nella gestione della quotidianità delle persone, in particolare disabili, riveste un peso “opprimente” in quanto condiziona in modo determinante lo svolgersi delle attività e soprattutto la progettualità che i Servizi sono chiamati a gestire.
Inoltre, secondo elemento da evidenziare, si rileva una carenza di documentazione sull’argomento (sia in termini di testi che di articoli, se si eccettuano i manuali specifici di istruzioni per l’applicazione delle norme).
Terzo aspetto l’assenza di dibattito sulla tematica: come se non fosse possibile, non soltanto modificare la situazione, ma neppure avviare una discussione sull’argomento.
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