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Operatori sociali: tra immunitas e communitas

di Riccardo Morelli*

imageLa questione affrontata nel recente post “Considerazioni sull’appropriatezza dei progetti individualizzati nell’area della disabilità” apparso su Scambi di Prospettive ad opera di Walter Fossati è molto interessante, perché rianima un tema da sempre presente nell’ambito delle professioni di aiuto, ossia quello della dialettica con il mondo sanitario. Nello scritto, in sintesi, si afferma che nelle RSD lombarde è inappropriata la presenza prevalente di educatori professionali laureati nella classe 19 ad indirizzo socio-culturale rispetto a quelli laureati nella classe L/SNT/2  ad indirizzo sanitario.

Ritengo che rispetto allo sviluppo delle professioni di aiuto ed alle competenze di chi le esercita, il nodo da affrontare sia prima di tutto di carattere ontologico. Penso che il tema non debba essere principalmente legato all’acquisizione di competenze più o meno congrue, quanto, in primis, all’orientamento culturale di fondo su cui si strutturano tali competenze.
E’ chiaro che la competenza tecnica è centrale. Irrinunciabile. Dobbiamo, però, interrogarci su quale consapevolezza viene innestata su essa. Quale il senso della tecnica che utilizziamo quando siamo posti di fronte alla fragilità? Quale percorso formativo ci può aiutare a sviluppare questa consapevolezza, oserei dire ancor più centrale rispetto alla stessa competenza tecnica?
La sanitarizzazione delle professioni di aiuto è un trend in essere da tempo. Se non direttamente o immediatamente nei curriculum universitari, nella pratica quotidiana e nella vita dei servizi. La penetrazione culturale del modello dell’accreditamento è imponente nell’ambito socio-assistenziale. Con risvolti positivi e negativi. Continua a leggere

Considerazioni sull’appropriatezza dei progetti individualizzati nell’area della disabilità

di Walter Fossati*

pennarelli-1In Lombardia, una parte degli educatori professionali che operano nei C.D.D. e nelle R.S.D. non possiedono il titolo abilitante.

L’Assessore regionale alla Famiglia, solidarietà e volontariato, Maria Cristina Cantù, con una propria comunicazione, in data 20 dicembre 2013, ha risposto alla interrogazione n. 2106, sottoscritta dai consiglieri regionali Borghetti, Carra, Gaffuri e Valmaggi (Gruppo Consigliare del Partito Democratico).
L’oggetto dell’interrogazione riguarda le “Figure professionali da adibire ai Centri Diurni con Disabilità grave –C.D.D. e alle altre unità d’offerta dell’area sociosanitaria”.
Il punto centrale dell’interrogazione è un fatto assai dibattuto ed è rappresentato dall’Educatore professionale; nel vigente ordinamento universitario, ci sono due classi di laurea, con indirizzo diversificato.
La classe di laurea L/SNT/2  della sanità e la classe 19 ad indirizzo socio-culturale.
Per evidenziare la differenza fra le due classi di laurea è indicativa la diversa inclusione delle discipline sanitarie nei rispettivi piani di studio. Continua a leggere