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A proposito di codice etico: il dipendente pubblico che vorrei

di Michelangelo Rago*

timbro“Io voglio fare il posto fisso!”. Così risponde il piccolo (Checco Zalone) alla maestra, che sta chiedendo ai bambini della classe cosa vorrebbero fare da grandi. E’ una delle scene iniziali del recente e discusso film del comico pugliese. Il posto fisso. Una formula secca, sintetica e piena di allusioni che, accompagnata da un riso sghignazzato, riprenderà anche da adulto impiegato della provincia, raccontando tanto dei pregiudizi e dell’immaginario collettivo circa il dipendente pubblico.

Al netto della comicità di Checco, esiste una questione reale di rappresentazione sociale del dipendente pubblico. Hanno contribuito a determinarla le vicende recenti (vedi dipendenti che liquidano la pratica della timbratura addirittura in mutande) ma anche decenni passati a suon di: sindacalismo “esasperato”, enti inutili, spending review impossibili e clientelismi politici all’occorrenza. Da questi sono scaturite etichette infamanti di: assenteista, fannullone, intoccabile, se non perfino raccomandato nei casi più estremi. Continua a leggere