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L’assistente sociale taumaturgo

di Maurizio Motta*

Diversi anni or sono, lo storico francese Marc Bloch ha scritto un bel libro (1) sulla diffusa credenza popolare, radicata dal 500 dopo Cristo sino alla fine del 1700, che attribuiva ai re di Francia il potere di eliminare la scrofola (una forma di infezione tubercolare) tramite l’imposizione della mani, il cosiddetto “toccamento del re”.  Nel welfare italiano è certo possibile che alcuni assistenti sociali si occupino tuttora di tubercolosi, ma non risulta (per fortuna) che l’imposizione delle mani sia una pratica professionale in uso.

Dunque perché abbinare la capacità di taumaturgo alla figura dell’assistente sociale? Ecco alcune possibili ragioni per riflettere sul tema, che si potrebbe estendere anche ad altre professioni di aiuto proponendolo in questo modo: esistono rischi (e quali) quando il sistema di welfare tende a confidare troppo sulla capacità del singolo operatore? E, per converso, vi sono “tentazioni di onnipotenza” possibili per gli operatori, e perché potrebbero essere un problema? Continua a leggere

Perché ripartire dai margini

In occasione del convegno di presentazione dell’iniziativa di Prospettive Sociali e Sanitarie “Disegniamo il welfare di domani” Franca Manoukian ha fatto un intervento riprendendo alcune delle ipotesi in campo (dal minuto 4’07”), in questa fase di cambiamento che il sistema welfare sta vivendo.

“E’ necessario risvegliare interessi e investimenti positivi nelle cosiddette problematiche sociali, sempre relegate ai margini, perchè sono le problematiche degli sfigati, di quelli che non ce l’hanno fatta. Bisogna portare alla ribalta le problematiche […] delle parti deboli della società […] è da lì che bisogna partire per cercare di aiutare le persone a vedere questi problemi, quelli della deprivazione, dell’emarginazione, del declino, del degrado, perchè se queste situazioni sono vissute da alcuni pesano su tutti, perchè tutti siamo implicati nella costruzione di condizioni di vita accettabili”