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Verso l’adozione del nuovo Nomenclatore tariffario degli ausili e delle protesi. Due documenti a cura del GLIC

Logo GLIC ad Alta ita-02di Claudio Bitelli* e Andrea Pancaldi**

Partiamo dalle storie delle persone

Antonio, 28 anni, tetraplegia grave: a seguito di incidente stradale ha perso il cammino e l’uso delle mani. Vorrebbe ricostruire la sua vita con la massima autonomia possibile, ma ha bisogno di tecnologie per farlo: per lui sarebbero indispensabili gli adattamenti per l’accesso al computer e alcune soluzioni di domotica per l’ambiente di casa. Il Nomenclatore degli ausili, fermo al 1999, ignora completamente queste soluzioni oggi ampiamente disponibili sul mercato e i costi sono difficili da affrontare in una situazione così difficile. Che fare?

Anna, 8 anni, ha una forma di tetraparesi distonica: è una bimba vivace e intelligente, piena di voglia di vivere e di comunicare, ma parla in modo poco comprensibile e la scrittura manuale non è proprio possibile. Per lei gli ausili tecnologici sono una vera “protesi” funzionale, per comunicare, studiare, giocare e crescere con la consapevolezza di essere una persona che può “fare” e che può “dare”. Anche la sua famiglia, le sue insegnanti e la fisioterapista sono convinte che la tecnologia possa essere un aiuto insostituibile; il medico prescrittore però non è esperto in materia. Dove chiedere un consiglio esperto e disinteressato? Continua a leggere

Misurare il livello di autonomia con una tazzina di caffè!

di Davide Pizzi*

anziano che beve caffèSui libri di ricette per cucina la tazzina di caffè è indicata come uno strumento di misurazione. In ambito culinario quindi è usata correttamente, ma non è altrettanto possibile affermare la stessa cosa quando è impiegata per formulare una classica domanda che viene rivolta a chi si reca presso la commissione che ha il compito di accertare la percentuale d’invalidità di un cittadino. È in grado di preparare una tazzina di caffè? Spesso i medici INPS utilizzano questa domanda, talvolta accompagnata da altre simili, con lo scopo di accertare se il paziente seduto di fronte a loro, possiede ancora residue e sufficienti abilità, per essere in grado o meno di vivere il più autonomamente possibile. Il tutto in base a una semplice tazzina di caffè! Continua a leggere