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Disabilità e sessualità. Oltre il dibattito sulla assistenza sessuale

di Andrea Pancaldi *

pancaldiDa oltre un anno negli organi di informazione dell’area disabilità, quelli on line essenzialmente, in special modo i social network, e su numerosi media tradizionali (quotidiani, agenzie stampa, riviste e settimanali) tiene banco, rispetto al tema più generale del rapporto tra disabilità e sessualità, il dibattito sulla controversa figura dell’assistente sessuale per disabili (AS) e relativo disegno di legge presentato pochi mesi fa.

Mediaticamente la proposta dell’assistente sessuale la fa ovviamente da padrone unendo una “battaglia” che viene definita “di civiltà” alle sollecitazioni potenti che evoca una figura che “mette le mani addosso” alle persone disabili, spingendosi fino ai confini, e in alcune dichiarazioni oltre, del vero e proprio rapporto sessuale. Per i media una miscela di estremo interesse anche perchè sottende possibili, e per ora fortunatamente non emerse, contrapposizioni ideologiche tra cattolici e laici, tra “bacchettoni” e radical chic, tra associazioni di possibile diverso parere.

In questo sintetico contributo non entriamo nel dibattito su si, no, forse dell’assistente sessuale, ma ci limitiamo a dare alcune indicazioni di lettura per permettere di farsi un’idea in generale del tema disabilità e sessualità (che non ha niente di diverso dai cosiddetti normodotati) e per affrontare il tema specifico dell’AS tra chi lo vede come un diritto, una battaglia di civiltà, una strada necessaria per chi ha livelli assenti di autonomia e chi invece sottolinea i rischi, le contraddizioni, i pericoli di questa “scorciatoia”. Continua a leggere

Le “barriere architettoniche” dell’affettività. Riflessione sui bisogni affettivi delle persone disabili

di Davide Pizzi *

Nota della redazione: Dopo il recente post di Pierluigi Emesti, dal titolo: “Primavera per tutti!”, proseguono i contributi sul tema dell’affettività delle persone con disabilità con questo nuovo post di Davide Pizzi.

© Copyright 2012 CorbisCorporationUn articolo de La Stampa (1) attira la mia curiosità: la notizia riporta l’intenzione di costruire in Inghilterra una sorta di “casa privata di appuntamenti” per persone con disabilità, con l’intento di “educare i disabili ad una sessualità sana [perché i disabili] hanno esattamente i bisogni di qualunque persona normodotata”. Da professionista mi accorgo che lavorare nel settore della disabilità da qui in futuro comporterà sempre più affrontare le dinamiche sessuali, e perciò servirà discutere su metodi e tecniche, principi epistemologici ed etica professionale, per avviare percorsi costruttivi tra operatori, disabili e familiari, mediante un continuo processo di feedback. Continua a leggere