Disabilità e sessualità. Oltre il dibattito sulla assistenza sessuale

di Andrea Pancaldi *

pancaldiDa oltre un anno negli organi di informazione dell’area disabilità, quelli on line essenzialmente, in special modo i social network, e su numerosi media tradizionali (quotidiani, agenzie stampa, riviste e settimanali) tiene banco, rispetto al tema più generale del rapporto tra disabilità e sessualità, il dibattito sulla controversa figura dell’assistente sessuale per disabili (AS) e relativo disegno di legge presentato pochi mesi fa.

Mediaticamente la proposta dell’assistente sessuale la fa ovviamente da padrone unendo una “battaglia” che viene definita “di civiltà” alle sollecitazioni potenti che evoca una figura che “mette le mani addosso” alle persone disabili, spingendosi fino ai confini, e in alcune dichiarazioni oltre, del vero e proprio rapporto sessuale. Per i media una miscela di estremo interesse anche perchè sottende possibili, e per ora fortunatamente non emerse, contrapposizioni ideologiche tra cattolici e laici, tra “bacchettoni” e radical chic, tra associazioni di possibile diverso parere.

In questo sintetico contributo non entriamo nel dibattito su si, no, forse dell’assistente sessuale, ma ci limitiamo a dare alcune indicazioni di lettura per permettere di farsi un’idea in generale del tema disabilità e sessualità (che non ha niente di diverso dai cosiddetti normodotati) e per affrontare il tema specifico dell’AS tra chi lo vede come un diritto, una battaglia di civiltà, una strada necessaria per chi ha livelli assenti di autonomia e chi invece sottolinea i rischi, le contraddizioni, i pericoli di questa “scorciatoia”.

Il dibattito in Italia su disabilità e sessualità “prima dell’assistente sessuale”

Il tema è trattato in Italia dalla seconda metà degli anni ’70, con alcuni primi contenuti di Rosanna Benzi, Camillo Valgimigli, Cesare Padovani e con il convegno del CEMP di Milano (Handicappati e sessualità) i cui atti furono pubblicati da Feltrinelli nel 1978.

Negli anni ’80 e ’90 è soprattutto il Centro documentazione dell’AIAS di Bologna ad occuparsene con corsi di formazione, convegni, raccolte documentarie. Da li in poi sono moltissime le iniziative formative o tramite articoli su riviste che si susseguono un po’ in tutta Italia, ad opera soprattutto di associazioni, con particolare riferimento al lavoro dello psicologo Fabio Veglia di Torino, della psicoterapeuta e sessuologa M.Cristina Pesci di Bologna, del pedagogista Andrea Mannucci di Firenze e di altri. Dopo l’AIAS di Bologna anche il Comune di Torino e la UILDM organizzano banche dati di documentazione per dare conto del sedimentarsi del lavoro culturale in materia.

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La proposta per istituire in Italia la figura dell’assistente sessuale

Pur essendo venuto prepotentemente alla ribalta nel 2013, il dibattito in Italia su questa figura, operante da anni in alcuni paesi europei (Svizzera, Olanda…) è già presente in Italia dalla fine degli anni ’90 con alcuni contributi on line e su riviste di associazioni (come Distrofia muscolare della Uildm, ad esempio).

L’assistente sessuale, l’evocazione inconfessabile di prestazioni incestuose da parte di madri di disabili, il ricorso alla prostituzione, diventano con gli anni 2000 i temi citati come premessa da chi (nel mondo della disabilità o dell’informazione) si accosta al tema ritenendo di definirlo sempre come “nuovo”, “tabù”, “nascosto”, “non affrontato” a riprova di come una cultura in materia faccia fatica a sedimentarsi, sia per limiti del settore della disabilità (associazioni, servizi, ricerca…) sia anche per l’inconscio…di chi scrive.

Nel 2012 Maximiliano Ulivieri, persona disabile promotore di vari siti internet, lancia LoveAbility, un sito di storie, annunci per e tra persone disabili, ma non solo, dedicato ai temi dell’amore, degli affetti, della sessualità. Il sito riprende con più fortuna precedenti esperienze similari ora non più on line: disabilisenzasesso.org, oltrebbarriere.net.

Il tam tam sui social network è massiccio anche perchè ci sono parallelamente alcune altre iniziative in materia di interesse mediatico.

Nel 2012 esce nelle sale cinematografiche il film americano The sessions dedicato al tema. Gli stessi temi sono ripresi poi dal documentario italiano The special Need del 2014 anno in cui per Mondadori esce anche il volume di Giorgia Wurth L’accarezzatrice. Precedentemente, nel 2013, era uscito il documentario “Sesso, amore e disabilità” che, anche se non specifico sulla figura dell’AS, ne aveva parlato tra i tanti accenni contenuti.
Dalle iniziative di Ulivieri e dalla risonanza mediatica delle varie produzioni citate nasce poi un Comitato per far riconoscere anche in Italia la figura dell’assistente sessuale.

Il Comitato apre un sito dedicato, lancia una petizione e formula col tempo un disegno di legge, sostenuto da alcuni parlamentari, che viene presentato nell’estate del 2014. La proposta trova sostegno nell’area del partito radicale (Ass.ne Luca Coscioni), dal quotidiano Il fatto quotidiano, di alcuni esponenti del movimento Lgbt e viene ripresa da una infinità di siti, blog, pagine facebook, quotidiani. Dal punto di vista “scientifico” la proposta viene sostenuta dall’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica (IISS) di Roma.

L’intreccio DDL, film, documentari, libro costituisce una potente spinta mediatica, con ripetute interviste anche in TV e su youtube, sostenute anche dai comunicati dell’agenzia stampa redattoresociale.it che vengono ampiamenti ripresi dagli organi di informazione.

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Chi propone altre strade e/o vede limiti e ambiguità nella proposta dell’AS

I contributi sono sostanzialmente provenienti da due ambiti: da una parte una serie di psicologi e psicoterapeuti esprimono i loro distinguo sulla proposta dell’AS (con alcuni accenni specifici alle disabilità intellettive), dall’altra non esiste un vero e proprio pronunciamento ufficiale del mondo dell’associazionismo in materia (e forse è un bene che sia così), ma molti dei contributi critici sulla proposta dell’As e favorevoli invece a percorsi di inclusione sono ospitati sul sito del Gruppo donne della Uildm e sul sito informativo superando.it, promosso dalla FISH, la federazione italiana per il superamento dell’handicap, che riunisce, molte delle sigle più conosciute.

Il filo che unisce questi contributi è da una parte la scelta di privilegiare il lavoro formativo e di consapevolizzazione sul tema verso gli operatori del settore (sanitari, sociali, educativi), i genitori e le stesse persone disabili, quindi un lavoro che non si limiti alle persone adulte ma abbia attenzione all’intero ciclo di vita della persona disabile. Dall’altra ritenere la proposta dell’AS come il contrario delle logiche inclusive.

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* Giornalista e documentalista

3 pensieri su “Disabilità e sessualità. Oltre il dibattito sulla assistenza sessuale

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