di Francesca Longobardi*
La cittadinanza (quella consapevole), essendo i servizi pubblici sempre meno capaci di rispondere alle esigenze della popolazione, cerca oggigiorno, con maggiore forza, di entrare nell’arena della decision making e di trovare spazi di condivisione. Abbandonata la regola della delega, i cittadini si assumono la responsabilità di essere e di fare i cittadini. Gli strumenti utilizzati sono molteplici e tra i tanti c’è l’uso dei social network. Essi hanno cambiato radicalmente il nostro modo di vivere. Invece dei giochi da tavola, preferiamo quelli sullo smartphone. Qualsiasi cosa ci capiti lo imprimiamo in un tweet. E tra le altre attività, nei social network facciamo anche politica e affermiamo da che parte stiamo. Grazie a loro, il nostro senso di appartenenza cresce e si rafforza. Social Street è uno dei tanti esempi di come possiamo utilizzare le nuove tecnologie per formare comunità. Di cosa si tratta? I passaggi sono a grandi linee questi: si apre un gruppo su facebook con lo stesso nome del quartiere in cui si risiede e si invitano tutti i vicini “amici”. Semplice. La voce si sparge ed il buon rapporto di vicinato diventa una possibilità.
Dal virtuale, si passa poi al reale
“Quante volte – ha raccontato Federico Bastiani, il fondatore della prima Social Street, su Il Fatto Quotidiano – usciamo da casa di corsa, facendo lo stesso percorso, ignorando cosa sta attorno a noi. Nella Social street di Tricase a Lecce, il 9 febbraio il gruppo, potendo contare su due guide turistiche della strada, ha illustrato ai residenti le bellezze artistiche e storiche dei dintorni. In Via Saragozza dentro Porta a Bologna, hanno fatto aprire un giardino privato interno per farlo vedere ai residenti i quali ignoravano di vivere vicino a tale bellezza. In Via Fondazza nel Palazzo dove abitava il pittore Giorgio Morandi, un gruppo di cittadini si sta occupando di sistemare il giardino interno per farlo vedere ai residenti i quali ignoravano di vivere vicino a tale bellezza. In Via Saragozza a Bologna il 5 aprile si sono rimboccati le maniche per ripulire il porticato mentre domenica prossima sarà Via Saragozza fuori porta a occuparsi di togliere le ragnatele da sotto i portici.”
L’obiettivo di Social Street non è di fare grandi cose, ma di creare legami. Stare insieme e partecipare.
Torino ne è stata attratta e di Social Street ne esistono diverse. Una delle più partecipate è quella di corso Traiano e dintorni, con 165 adesioni.
Un altro laboratorio virtuale è contiamoci.com, un social network delle buone prassi sostenibili. Nello specifico, si tratta di una comunità on-line che inventa, collauda, scambia e diffonde azioni che riducono i danni ambientali. Contiamoci.com annovera già 3442 buone pratiche.
“Ogni informazione o conoscenza – ha scritto Greta Golia, creatrice di Contiamoci.com – andrebbe condivisa, altrimenti, se te la tieni stretta, invecchia. Lo scopo di Contiamoci è proprio quello di raccogliere e condividere: esistono moltissime buone pratiche e ci sono milioni di persone che le mettono in pratica ogni giorno e avere un contenitore in cui raggrupparle e ordinarle potrà favorire l’adozione di stili di vita più sostenibili.”
La Social Street di corso Traiano e contiamoci.com saranno presenti come ospiti all’evento formativo di Socialinstep.com del 30 maggio (con sede a Torino), per raccontare il loro progetto e far sì che le buone esperienze possano essere divulgate e, perché no, anche copiate.
*Assistente sociale
Sempre dedicato al tema dei Social Street, segnaliamo il post di Diletta Cicoletti, pubblicato su questo stesso blog.
Quando i social network formano comunità http://t.co/Cl5KgBZPX7
Strumenti social per i cittadini: le Social Street.
Cosa sono e come funzionano. http://t.co/9HHrW9nbRJ
RT @ProSoSan: Quando i social network formano comunità http://t.co/QyNinvzu1M http://t.co/EiMttn1iVY