di Carlo Scovino*
“La Grande Mela” è un progetto educativo/riabilitativo volto a permettere ai beneficiari di sperimentare la dimensione del viaggiare. Proposto a persone afferenti al CPS, vuole essere un cammino dove acquistano importanza non solo la meta ma anche e soprattutto la dimensione del viaggiare: il viaggio inteso come un’esperienza in grado di tracciare dei segni significativi nelle esistenze, per certi aspetti dolorose e complesse, dei beneficiari. Il viaggio porta a fermarsi, a confrontarsi con domande, riflessioni, con l’immagine di sé stessi derivata dal confronto con l’altro da noi. Viaggiare è in fondo uno stato dell’animo, a cui non si può chiedere ragione del suo essere: esiste perché noi esistiamo. Il valore dell’uomo va oltre quello della salute e della malattia, della normalità e dell’anormalità. Continuare ad assumere uno sguardo aperto ad una dimensione pedagogica ed educativa ci ha sollecitato a ricollocare la malattia nella sfera dell’esistenza, considerandola come un modo di essere nel mondo e dotata di un proprio senso: è una persona che per quanto malata non potrà mai perdere la sua umanità e la sua spiritualità.
L’approccio riabilitativo che è insito nella missione stessa del CPS viene declinato dagli operatori coinvolti nel progetto in maniera personale e flessibile. Ciò significa che all’interno di qualsiasi tecnica c’è sempre la storia umana e professionale di ogni operatore, il suo sistema di valori, le sue ansie, le sue paure. Spesso in psichiatria, e in special modo per gli operatori della riabilitazione, siano essi infermieri, educatori, assistenti sociali o terapisti della riabilitazione psichiatrica, può risultare difficile riuscire a problematizzare la relazione con il paziente e sospendere il giudizio.
La sfida che gli operatori coinvolti in questo progetto hanno deciso di cogliere, e che accompagna buona parte del loro lavoro quotidiano, è imparare a sostenere la tensione che inevitabilmente scaturisce dall’incontro con il paziente psichiatrico senza volerla necessariamente racchiudere in una tecnica o in un modello.
L’integrazione di un soggetto in una società o nella realtà in cui vive è un traguardo importante, una condizione indispensabile per poter vivere un’esistenza dignitosa per sé e per la propria famiglia.
Le finalità generali del progetto presentato erano di offrire un’opportunità di socializzazione; di condivisione del tempo libero e di inclusione sociale.
Per perseguire tali obiettivi gli operatori hanno formulato una metodologia di lavoro che potesse consentire ai beneficiari di fare esperienza di condivisione di un progetto in una situazione di normalità e, al contempo, rendere visibile e dimostrabile che la malattia mentale non è necessariamente un limite per affrontare un viaggio
All’avvio di “La Grande Mela” il gruppo era composto da: sei cittadini-utenti, l’autore di questo post, la Coordinatrice Infermieristica Ines Marroccoli, un’infermiera professionale, e un volontario. In corso d’opera è stato necessario apportare alcuni cambiamenti inserendo altre due volontarie. La fascia d’età di utenti interessati è stata di 25/58 anni. Condizioni necessarie erano: assenza di disabilità motorie, assenza di una sintomatologia attiva, un buon stato di compenso psicopatologico almeno negli ultimi due anni e la partecipazione a precedenti percorsi gruppali realizzati dal CPS. La storia psichiatrica di quasi tutti i beneficiari oscillava tra i 2 e i 10 anni.
Il gruppo dei beneficiari ha accompagnato gli operatori nella declinazione del progetto con l’istituzione di 3 sottogruppi (uno per ogni operatore referente: area artistica, area organizzativa, area comunicazione) allo scopo di intervenire sulle abilità sociali con la metodologia del problem solving.
Con cadenza mensile tutti i partecipanti si sono ritrovati per permettere ai vari sottogruppi di aggiornarsi sul lavoro svolto, per confrontarsi, per mettere a punto l’organizzazione dei vari eventi svolti e coordinare le diverse uscite.
La dimensione dell’empowerment ha rappresentato una base di intervento comune durante la realizzazione del progetto, pur nella specificità dei diversi ruoli e competenze professionali.
Per ciascuno, poter monitorare consapevolmente i propri comportamenti, sentirsi ed essere efficace, avere la consapevolezza di poter incidere sulla realtà che lo circonda, godere di una buona autostima, considerare gli insuccessi come momento di apprendimento, ecc. sono parte di una condizione che rappresenta un cammino che favorisce la speranza nel futuro e che permette di percepirsi come persone capaci di cimentarsi e di riuscire.
La preparazione e il viaggio
Qualche mese prima della partenza sono state programmate due micro vacanze con pernottamento che hanno contribuito a costituire il gruppo, permettendo di misurarne la capacità di tenuta, l’attenzione, la partecipazione e la fiducia.
Questa condivisione degli spazi e di momenti insieme ha consentito a tutti di sperimentarsi, rendendo questo soggiorno una “prova di simulazione” dell’esperienza a New York.
Un elemento in più in questa esperienza era legato alla lingua in quanto, a parte gli operatori, solo un utente era in grado di parlare correntemente la lingua. E’ stato quindi proposta la realizzazione di un programma di lezioni d’inglese gestite da Sergio, l’utente con le competenze linguistiche necessarie. Le lezioni hanno rafforzato ulteriormente il rapporto tra pari, avvicinando i partecipanti, ridimensionando le difficoltà, i fraintendimenti e la solitudine.
Il viaggio a New York è stato ricco, complesso, emozionante e costruttivo.
Il gruppo ha alloggiato in una villa situata nel quartiere di Union City, a 30 minuti di pullman di distanza da Times Square. La casa di tre piani era fornita di ogni comfort: cucina spaziosa, 3 bagni, 4 stanze da letto e due ampi saloni e rappresentava un luogo ideale per il nostro soggiorno. Infatti era possibile ritagliarsi uno spazio personale all’interno della casa e, allo stesso tempo, usufruire di “spazi comunitari” per stare insieme. Il soggiorno, della durata di una settimana, ha visto il gruppo coinvolto in numerose visite, passeggiate, e shopping secondo un calendario prefissato.
Valutazione del percorso: Il WHOQOL – versione breve
Il progetto ha previsto una valutazione del percorso attraverso l’utilizzo di uno strumento internazionale messo a punto dal OMS che prevede l’autosomministrazione: il World Health Organization Quality of Life – Brief Version (WHOQOL – versione breve), che rappresenta un sistema di valutazione che incorpora al suo interno la percezione che ciascun individuo ha del proprio stato di salute, della propria condizione psicosociale e di altri aspetti della vita.
E’ stata fatta una prima valutazione dopo il primo incontro (febbraio 2015), la seconda dopo tre mesi (giugno 2015) e l’ultima a settembre 2015.
Conclusioni
Il progetto è stato proposto ad ottobre 2014, concepito a gennaio 2015 e avviato a febbraio 2015 e si è concluso il 16 novembre con un incontro pubblico (c/o la Palazzina Liberty e con il patrocinio del Consiglio di Zona 4) con lo scopo di restituire ai cittadini-utenti i dati emersi dall’(auto) somministrazione del WHOQOL e per condividere feedback relativi a tutto il lavoro svolto. Il buon clima di gruppo e le dinamiche gruppali che sono scaturite dalla condivisione spaziale, temporale, emotiva e cognitiva hanno contribuito alla buona riuscita del progetto.
Sicuramente tra gli elementi significativi di successo va segnalato l’aumento dello sviluppo delle relazioni tra pari: gli utenti hanno continuato a incontrarsi anche a conclusione del progetto e senza l’intervento degli operatori, coinvolgendo anche le famiglie. La costruzione condivisa del progetto New York è stata una buona base di partenza per individuare strategie di miglioramento della propria qualità di vita.
La durata del progetto (10 mesi) è stata determinata dalla tipologia di lavoro che si è voluta perseguire basata su: condivisione, partecipazione, coinvolgimento.
Il costo complessivo del progetto è stato ripartito tra le quote di partecipazione degli utenti CPS e le somme raccolte grazie a donazioni liberali ed eventi di solidarietà realizzati dal Centro di Ascolto “Mater Caritatis”. Lo quota pro-capite di ogni utente è stata stabilita in relazione alle loro reali possibilità economiche.
La sostenibilità di questo tipo di esperienze dipende da una serie di variabili come, per esempio, la capacità di comunicare in maniera efficace ed efficiente l’appropriatezza del progetto; un’adeguata attenzione alla rete; una necessaria tenacia e una dinamica curiosità nel tentare strade di coinvolgimento solidale inconsuete; una necessaria dose di equilibrio ma anche un po’ di “follia e di spirito di avventura.
Il costo complessivo del progetto, nonostante la realizzazione degli eventi e la partecipazione di un pubblico numeroso, sono dipesi dagli sforzi di ogni singolo partecipante e dall’impegno di tutti i beneficiari. Va specificato che i soli eventi di solidarietà non sarebbero mai bastati a coprire tutto il costo del progetto poiché lo staff degli operatori coinvolti, gli utenti e i volontari non sono esperti di marketing e raccolta fondi. Ma nonostante ciò, la realizzazione questo progetto è stata la dimostrazione che è possibile sfidare le difficoltà macro-organizzative, la costante penuria di risorse economiche, la malattia mentale e che talvolta si può anche vincere.
Alcuni privati cittadini hanno contribuito con donazioni liberali grazie all’impegno profuso dagli operatori nell’illustrare la validità del progetto.
A tutti coloro che hanno reso possibile questa splendida avventura va il nostro ringraziamento.
Bibliografia
Cyrulnik B., I brutti anatroccoli. Le paure che ci aiutano a crescere, Frassinelli, Milano, 2002.
Foucault M., Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino, 2005.
Mortari L., La pratica dell’aver cura, Pearson Italia S.p.a., Torino, 2006.
Salomone I., Il setting pedagogico. Vincoli e possibilità per l’interazione educativa, Carocci, Roma, 1997.
Basaglia, L’Utopia della realtà, Feltrinelli, Milano, 2005
Husserl, Fenomenologia e psicologia, Filema, Bologna, 2007
Nota: Il progetto presentato segue le tracce già lasciate da altri viaggi (Barcellona, Lisbona. Vedi anche PSS n.3/13 “In viaggio con…” di C. Scovino, I. Marroccoli) che il Dipartimento di Salute Mentale e Neuroscienze – diretto dal Prof. Claudio Mencacci – sta realizzando ormai da molti anni. Come i precedenti anche questo progetto nasce e si sviluppa in collaborazione con il Centro di Ascolto “Mater Caritatis” della Parrocchia S. Maria del Suffragio e con alcune agenzie del privato sociale, nella convinzione che la collaborazione porti maggiori risultati e anche qualitativamente migliori.
* Co-Responsabile Attività di Riabilitazione UO Psichiatria n. 55, Dipartimento di Salute Mentale e Neuroscienze, Az. Osp. Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano
Per contatti: carlo.scovino@fbf.milano.it; ines.marroccoli@fbf.milano.it
Credo che il progetto realizzato sia assolutamente interessante; mi è parso, attraverso la lettura del servizio, un buon crocevia tra l’aspetto più interiore e spirituale del viaggiare e quello riabilitativo, con una metodologia di verifica il più possibile oggettiva. L’occasione fornita dal viaggio sembra essersi iscritta nella vita dei partecipanti in modo da arricchirla di significati, modificando il contesto di ciascuno e la percezione dei ruoli. Sarebbe interessante approfondire quanto un’esperienza del genere possa essere formativa per il personale del CPS, e quanto vada a fornire una delle possibili risposte a quell’istanza di proiezione all’esterno dell’istituzione su cui si fonda la legge 180.