Nonni e nonne, angeli silenziosi nel prezioso-fragile welfare dell’incertezza

di Giovanni Garena* e Luciano Tosco**

 

2 ottobre, Festa dei Nonni: quanti sono e chi sono i nonni e le nonne

In Italia, secondo i dati Istat, sono dodici milioni. Di questi, almeno dieci milioni seguono assiduamente i loro nipoti dagli zero ai quattordici anni producendo, nei fatti, un fondamentale servizio di welfare (peraltro sommerso e silente), dal valore economico virtualmente calcolato in circa 24 miliardi di euro annui.

Seguire assiduamente i propri nipoti significa, in larga misura:

  • cura e accudimento in un contesto in cui i genitori sono impegnati nel lavoro, spesso lontano da casa, spesso con orari disagiati e non coincidenti con quelli di apertura dei servizi per l’infanzia e scolastici. Ogni volta che serve, i nonni e le nonne accudiscono i nipotini, li seguono nei compiti, li accompagnano e li vanno a prendere a scuola e nelle attività sportive, ricreative, di socializzazione;
  • concreto sostegno ai genitori per pulizie della casa, commissioni varie, spesa e preparazione pasti;
  • aiuto economico ai genitori. I nonni e le nonne, quando necessario, integrano saltuariamente o continuativamente le loro buste paga, pagano bollette utenze, sottoscrivono fidi bancari per accensione mutui, ecc. Oggi, paradossalmente, i nonni e le nonne in quanto pensionati e nonostante la perdita del potere d’acquisto dei loro assegni, dispongono – in media – di redditi più elevati e sicuri rispetto ai giovani che risultano sempre più vittime di precariato, flessibilità, inoccupazione, disoccupazione. Più nello specifico, 6 milioni di anziani (ben il 35% dei pensionati) aiutano regolarmente i propri figli e nipoti sul piano economico (1).

Si tratta pertanto di un sostegno che va ben oltre il tradizionale welfare informale per assumere le vesti di un vero e proprio ammortizzatore economico valutato tra gli 8 e 10 miliardi di euro (in pratica molto di più del Reddito di Cittadinanza) che si aggiunge ai 24 virtuali già citati. Ovviamente gli esiti socioeconomici della pandemia Covid-19 hanno ulteriormente dilatato le esigenze di questo sostegno sul piano economico.

Insomma, i nonni e le nonne sono importanti! E sono quasi sempre ben felici di questo loro servizio, pur dovendo affrontare stanchezze e difficoltà, anche di relazione, soprattutto con i propri figli, divenuti a loro volta genitorii (2).

Il loro servizio non si limita certo all’esercizio di funzioni connesse alle mere cure materiali, ma prevede la messa in campo di funzioni ben più ricche e complesse, funzioni di qualità che riguardano gli ambiti dell’educazione e del sostegno relazionale. Insomma, nonni e nonne agiscono un tempo Kairos dedicato ai nipoti che è caratterizzato da molteplici attività quali la formazione affettiva e comportamentale, l’invenzione-partecipazione al gioco, la memoria e i racconti, l’aiuto scolastico, ecc.

Un numero non trascurabile di nonni e nonne “in servizio” risulta anche “sulle barricate” perché deve sostenere o addirittura sostituire i genitori che hanno figli con disabilità, genitori con separazioni spesso conflittuali, genitori soli e o di famiglie ricomposte/ricostituite. Non solo, ma non pochi si trovano di fronte a “genitori negligenti” (3) e/o a conflitti drammatici nelle famiglie dei loro nipoti che richiedono l’intervento dei servizi sociosanitari, spesso costretti a segnalare la situazione alle Autorità Giudiziarie con le conseguenti istruttorie formali e provvedimenti a tutela dei minori.

Dobbiamo però qui sottolineare come, accanto ai nonni “eroi” ci siano casi, purtroppo, anche di nonni “negligenti” (4), con tutte le spesso devastanti conseguenze per la vita e il quadro evolutivo dei nipoti.

 Ma al di là di queste isolate aberrazioni, i nonni e le nonne risultano essenziali per la vita delle famiglie, anche se è carente il loro riconoscimento sociale (5).

Detto ciò, ci chiediamo che Festa dei Nonni sia il 2 ottobre 2020?

Quanti nonni e nonne non possono più celebrarla perché il Covid-19 li ha uccisi? Quanti nonni e nonne, malati e bisognosi di cure continue non possono più vedere i nipotini e quindi non hanno nulla da festeggiare? Ma anche, quanti nonni e nonne, tra i forti e resilienti che hanno rischiato la propria salute per accudire comunque i nipoti, non sanno neppure che è la loro festa?

Quanti sono i nonni e le nonne che, nella solitudine del lockdown, sono riusciti a mantenere relazioni significative con i nipoti tramite i vari strumenti tecnologici e poi – finito il lockdown – hanno ripreso a prestare servizio attivo? Quale grande amore li ha spinti ad accettare i rischi conseguenti di contrarre il contagio perché i genitori dovevano ritornare a lavorare in presenza? Quale attaccamento alla “nonnitudine” ora che i nipoti sono rientrati nella scuola, nelle attività sportive e di socializzazione?

Non ci risultano ancora studi e ricerche su come i nonni  e le nonne in servizio e quelli sulle barricate abbiano vissuto e vivano questa “epoca delle passioni tristi” (6). L’esperienza di relazione con moltissimi nonni e nonne favorita dalle iniziative di “Promozione della cultura della nonnità” (7) ci offre spunti e indicazioni interessanti.

Il lockdown li ha “costretti” a “non fare gli eroi” perché a grave rischio nel caso di contagio in quanto anziani e molti pure con patologie pregresse, pur se ben compensate dai farmaci. Per questo molti sperimentano sentimenti di insofferenza, ansia, paura. Riportiamo qui alcune testimonianze:

Nonna Enrica: “stiamo tappati in casa e i piccoli ci mancano già molto. La costrizione del decreto toglie i sensi di colpa. Siamo la categoria più a rischio di ammalarci e con pesanti conseguenze”.

Nonno Ernesto: “Noi andiamo “a corrente alternata”. Abituati al chiasso delle movide, riflettevamo, mettendo insieme positivo e negativo, senza però riuscire a trovare un punto di contatto e congiunzione e quindi senza grande consolazione”.

Ma i nonni e le nonne sono anziani attivi, abituati a reagire, a dire: “andrà tutto bene”. E la cosa per loro fondamentale consiste nel mantenere la relazione, pur in remoto, con i nipotini.

Comunica nonna Egle: “Ieri, via video chiamata whatsapp, ho letto alla nipotina “I tre porcellini”.  Il nonno, alla sera, gioca con il maschietto, via skype, a battaglia navale”.

Il loro amore è intriso di dedizione, affetto e tenerezza. Ma anche ricambiato dai nipotini:

Dice, una sera via skype, ai nonni la piccola Gloria: “Tanti bacioni uno per nonno e uno per nonna, anche per quando vi svegliate domani mattina. Vollei venile da voi, pelchè vi vollio tanto bene”.

La memoria permette loro di ri-considerare e relativizzare la pur grande tragedia di questa pandemia.

Ricorda nonno Giacomo: “Spesso a proposito (o a sproposito) di questa pandemia, si parla di guerra. Presto sarà il 25 aprile, la liberazione da un’altra guerra. Un pensiero particolare è dovuto agli eroi di allora, ai partigiani caduti per liberarci dalla barbarie e consegnarci un mondo migliore”.

Nella fase, poi, di graduale riapertura, i nonni sono rientrati in servizio e anche di più, pur se con dubbi e preoccupazioni per la loro salute.

Si chiede nonno Marco: “Ma quando i genitori vanno a lavorare e i bambini non ancora a scuola come si farà?  Potranno stare di nuovo con noi, anche se siamo fragili e particolarmente esposti al contagio?”

Pensiamo che lo Stato, nelle sue diverse articolazioni, debba fare, per i nonni e le nonne, di più. Al di là dei momenti formali, delle premiazioni previste dalla L.158/2005 che istituisce la festa dei Nonni, di vari “Nonni Nanni”, riteniamo che occorra organizzare l’ascolto dei nonni e delle nonne, dare dignità culturale alle loro narrazioni, specie quelle oggi contestualizzate nelle esperienze di attraversamento del Covid-19, nei nuovi apprendimenti che si stanno elaborando.

Da parte dei nonni, su queste tracce, ci sono esperienze di nonni in movimento. Diamo qui di seguito voce a quanto scrive un gruppo di nonni di Torino e provincia che prima del Covid-19 aveva iniziato a riflettere per promuovere “cultura della nonnità”. Con il sopraggiungere della pandemia, e il conseguente lockdown, questi si sono attrezzati con diversi strumenti per continuare la riflessione a distanza. Riportiamo qui di seguito un loro messaggio ai “colleghi” che riteniamo un bel dono per la festa del 2 ottobre nell’anno del Covid-19:

  • Considerate positivamente le nuove tecnologie di comunicazione a distanza, se utilizzate sempre come mezzi e mai come fine a se stesse.
  • Non abbiate paura di aver paura. Pur ancora attivi, accettate limiti, fragilità, acciacchi. Non fate gli eroi e non sentitevi indispensabili.
  • Cercate sempre nuovi scopi ed interessi quale elisir per allontanare la vecchiaia.
  • Interrogatevi su quale mondo consegnate ai nipoti dopo aver lottato per uno che sognavate migliore.
  • Impegnatevi a fare memoria e testimonianza per il futuro: memoria dei sogni, realizzati e no, consapevolezza dei limiti e degli errori della vostra generazione cui oggi pone di fronte questo infame nemico; vicinanza e sostegno ai vostri nipoti perché è nelle loro mani il futuro.
  • Dite ai nipotini piccoli, e dimostrate loro, che gli volete tanto bene.
  • Dite ai nipoti adolescenti e giovani di lottare per un mondo più giusto ed equo, con stili di vita più sobri, meno inquinamento, meno merci e più beni essenziali e relazionali, più rispetto e unione con la natura, il pianeta, il cosmo.
  • Dite ai loro genitori di aiutarli a costruire il loro mondo, nuovo e diverso di cui sono protagonisti.
  • State loro accanto con la saggezza della “Memoria del futuro”. Ricordare il passato serve per attraversare il presente in modo da camminare verso il futuro. Solo insieme ci si può salvare.

 

Gli autori hanno scritto Nonni in servizio, nonni sulle barricate, appena edito da Maggioli. Nelle 200 pagine del volume indagano sia le prevalenti funzioni sociali ed educative dei nonni in servizio nei confronti dei nipoti e le diverse forme di sostegno ai genitori, sia le varie situazioni dei nonni sulle barricate, quando i diritti dei nipoti sono menomati o violati, quando emergono gravi fragilità, dipendenze, negligenze, consistenti inadeguatezze, conflitti, abusi e violenze intrafamigliari. Trasversalmente si propongono alcune tracce utili per coltivare la nascente cultura e identità della “nonnità”.

 

*Sociologo, formatore e docente universitario a contratto; **Laureato in filosofo. Attualmente si occupa di politiche e servizi sociali ed educativi.

Note:

  • (1) Sondaggio 2019 Tecnè per la Fondazione Di Vittorio
  • (2) Occorre considerare anche quei nonni che non possono essere in servizio assiduo perché molto anziani, con gravi problemi di salute, perché i nipoti e i genitori abitano lontano, perché sono nati gravi dissapori e conflitti con i loro figli ora genitori. Ci sono inoltre nonni che scelgono di non porsi in servizio poiché intendono godersi un meritano riposo dopo una vita di lavoro.
  • (3) Questa dizione è prevista dalle Linee di indirizzo nazionali per l’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dicembre 2017). L’aggettivo è stato scelto per indicare genitori e familiari (quindi anche nonni e nonne) che derogano all’adempimento dei propri doveri di fornire le cure e le sollecitazioni necessarie ai minori, manifestando diverse forme di abbandono, svogliatezza, trascuratezza, quando non addirittura maltrattamenti o abusi.
  • (4) Ci si riferisce ad un numero, limitato, di nonne e nonni che – come documentato da cronache giudiziarie, nonché dalla pratica dei  dei servizi sociosanitari – si rendono responsabili di abusi, maltrattamenti, violenze fisiche e/o psicologiche, abbandoni.
  • (5) La scarsa rappresentazione è anche dimostrata sia dal numero di testi di autori italiani e tradotti (non più di una quarantina complessivamente) che trattano del ruolo-compiti-funzioni delle nonne e dei nonni, sia dal numero irrisorio di diari-narrazioni di nonni e nonne sulla loro esperienza diretta con i nipoti a testimonianza del loro inestimabile patrimonio conoscitivo e affettivo-emotivo.
  • (6) La citazione è tratta dal titolo del libro di Miguel Benasayag e Gerard Schmit (2013, Feltrinelli) ove si analizza e denuncia il crescere delle forme di disagio psichico attribuendolo al malessere generale che permea la nostra società.
  • (7) Dal 2016 a Torino e nell’area metropolitana è attiva un’esperienza di promozione della “cultura della nonnità” promossa inizialmente da Luciano Tosco e sviluppata grazie ad  altri nonni e nonne, nonché all’apporto di servizi e associazioni sensibili al tema. Denominata Officina dei nonni si è via via articolata in attività ed eventi tra loro differenziati per struttura, modalità e strumenti, ma con obiettivi comuni: Piccoli Gruppi nonni; Incontri aperti su tema (Salotto delle nonne e dei nonni, Album di famiglia); Seminari sui nonni per operatori sociali ed educativi; Raccolta storie di nonni e nipoti, Dialoghi in remoto tra nonni al tempo del lockdown (Telenonni), con una partecipazione complessiva agli eventi di almeno 3000 presenze.

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