Mamme a caccia di diritti

di Diletta Cicoletti*

disegno emmaDopo la mia prima gravidanza ho avuto un rientro al lavoro faticoso, tanto che, per condividere qualche fatica e qualche pensiero più costruttivo ho aperto un gruppo facebook “Donne che Tornano al Lavoro”: sentivo di dover ripensare al mio lavoro, alle mie aspettative e alle mie aspirazioni.

Di fatto il gruppo è diventato un momento di ricerca, di riflessione per me che pubblico i post, ma anche per altre e altri che nei mesi e ormai negli anni hanno partecipato a discussioni e risposto a provocazioni lanciate, a partire sempre dall’attualità e da articoli trovati in rete. Anche le amiche del gruppo dopo il periodo di maternità sono rientrate al lavoro. E ci siamo scambiate pensieri sul difficile-entisiasmante-faticosissimo momento. Qualcuna invece al lavoro non ci è potuta tornare, perché vigliaccamente licenziata oppure “semplicemente” nonconfermata…

Mamme blogger

Grazie al lavoro di e con Conciliazione Plurale ho scoperto il mondo delle mamme blogger e delle mamme che si sono, per così dire, “rifatte una vita” anche grazie alla rete e con varie attività: cake designer, Tagesmutter, imprenditrici sociali, imprenditrici agricole, insegnanti di yoga… vite che sono cambiate, anche radicalmente. Play Italy di Rosanna Milone, Piano C di Riccarda Zezza, Mamma & Lavoro di Patrizia Eremita, Fattore Famiglia di Valentina Rossi e Francesca Massa, Radio Mamma (sono tante non le nomino tutte ma ho messo il link “Noi”), ma anche Le civette sul comò (design), Filobio, che ha tutta la filiera, dal raccolto (in India) fino alla produzione di abbigliamento per bambini in cotone biologico, progetto diffuso a livello internazionale. Oppure Auriel Monferrato, con Marta Peloso, imprenditrice agricola e mamma che ha cambiato radicalmente la sua vita, e che ora fa il vino con le sue mani. Potrei continuare, ve lo assicuro, ma mi fermo. Tutte mamme che hanno incontrato nella loro vita esigenze differenti, che si sono scontrate con il mondo del lavoro rigido e poco adattabile, che hanno deciso di seguire proprie aspirazioni, desideri, idee, passioni. Tutte con esperienze di lavoro prima più strutturate e, in concomitanza della nascita dei loro bimbi, alla ricerca della PROPRIA esperienza di lavoro. E’ un fenomeno particolare poco visto, ma molto ben visibile. Non tutte le esperienze proseguono positivamente. Molte donne abbandonano la propria idea o cambiano e su questo la crisi non fa sconti nemmeno alle mamme temerarie.

Nel mio piccolo

Ed eccomi qui a ripensare alla mia attuale situazione: bis-mamma, praticamente mai smesso di lavorare durante la seconda gravidanza e praticamente mai smesso nemmeno dalla nascita del piccolo. Per ripensare ancora al lavoro e a come sarebbe potuta andare con due bambini sono rimasta a casa a preparare progetti, scrivere articoli, organizzare insomma il mio nuovo anno. Parto già da una posizione di libera professionista, sebbene con collaborazioni piuttosto consolidate negli anni (per fortuna); sono riuscita quindi a vivere con maggiore tranquillità questo periodo pensando molto e facendo lunghe passeggiate nel parco.

Mi sono resa conto che nell’attuale contesto sono circondata da organizzazioni attente, anche se la presenza in ufficio è altamente consigliabile sempre, tuttavia riesco a gestirmi il tempo e il lavoro tra casa e ufficio e metropolitane e autobus (il tempo sui mezzi non è mai tempo perso). Per non fare notare la differenza di solito occorre fare un triplo o quadruplo sforzo: verso gli altri rassicurando che farai cose, verso la tua famiglia rassicurando che farai cose, verso i futuri colleghi o potenziali tali rassicurando sul fatto che comunque hai già fatto cose.

Faticosamente cerco di non perdere il senso, la progettazione, le idee. Perchè il rischio di una crisi d’ansia è dietro l’angolo.

Per un pò lavorerai senza essere pagata

Per rimanere in scia come libera professionista per alcuni mesi, di solito almeno 5, lavorerai gratis. Infatti se non hai fatturato per quei mesi, sperando di prendere l’indennità di maternità (che per altro è interpretata dalle istituzioni come “pura ipotesi”) arrivi al momento clou, cioè la ripresa del lavoro ufficiale, completamente squattrinata essendoti giocata la scorta fatta per sostenere il periodo di astensione dal lavoro. Poi se sei particolarmente sfortunata ti capita di dover pagare anche tasse e INPS proprio proprio mentre stai ricominciando a lavorare. Invece se sei particolarmente fortunata puoi contare anche su un altro stipendio. Ma in questa fase la fortuna è un cavallo selvaggio.

Fatti i dovuti conti se non si pagano le tasse in tempo rischi blocco definitivo della tua indennità di maternità. Sono le regole del gioco, a dir la verità un gioco un pò perverso.

INPS

La relazione con INPS si gioca tutto su quella sottile linea rossa che è data dall’equazione “quello che mi dai tu è inversamente proporzionale a quello che ti darò io” per cui l’acconto dell’indennità è giunta a 8 mesi dalla richiesta (essendomi dovuta avvitare nella perversione del dover pagare le tasse per ricevere i soldi per riuscire a pagare le tasse e quindi avere il saldo dell’indennità di maternità per poter pagare l’acconto 2015).

Benissimo.

La procedura online l’ho fatta, sembrava tutto a posto, ma devo comunque consegnare via raccomandata i documenti originali (nonostante abbia sottoscritto anche un certificato di conformità per i documenti depositati sul sito).

La relazione con INPS è comunque asimmetrica: hai sempre torto perchè devi pagare e loro sempre ragione, forse perchè hanno i tuoi soldi e comunque non si muovono se non sei tu a fare grossi segnali di fumo.

Ma penso che la signora che mi ha chiamato (dopo alcuni tentativi miei con mail di ogni tipo) ha voluto “scusarsi” per il ritardo specificando che sta dando una mano alle colleghe di Milano perchè non ce la fanno a fare tutto.

Penso che anche loro saranno mamme (e papà), faranno salti mortali e avranno poca flessibilità. E mi domando se lo smart working possa avere davvero un’applicazione di senso anche nella Pubblica Amministrazione, se sia la soluzione migliore, se non si debba ripensare anche ad altro. Ai diritti appunto. Magari senza dimenticarsene proprio completamente.

*Ricercatrice, consulente, formatrice e blogger. Redazione di PSS e di Scambi di Prospettive.

 

 

 

3 pensieri su “Mamme a caccia di diritti

  1. sabrina

    Questo articolo garbato, autoironico ed estremamente realista deve giungere sul tavolo di coloro che possono decidere e che devono decidere. Basta con i bla bla bla elettorali, la gente comune ” e passami il termine comune Diletta”, ha bisogno di un sistema di diritti sociali chiari in cui muoversi. I doveri li conosciamo bene.

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  2. Pingback: Mamme a caccia di diritti – di Diletta Ciccoletti in Scambi di Prospettive « POLITICHE SOCIALI e SERVIZI

  3. G. Ghezzi

    leggendo quest’articolo mi sono divertita per il tono brillante con cui è scritto ma anche impensierita per il sistema che descrive: è vero, il mondo del lavoro è rigido, l’inps è perversa, di fronte alla burocrazia hai sempre torto… ma per fortuna esiste la rete! dove ti puoi gestire tempi e spazi, pur con la fatica di essere multitasking. Ma su quello noi gonnelle siamo in gamba.

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