Il potere della resilienza

di Barbara Pipia*

L’esperienza e la competenza di gestione dei servizi sociosanitari, accumulate negli anni, ti permettono, sovente, di essere preparata ad affrontare al meglio i momenti di criticità.

Strutturi i turni degli operatori mesi prima, in modo da dare loro la possibilità di richiedere per tempo permessi o ferie, stili procedure condivise rielaborate e aggiornate con i colleghi, evitando che le azioni possano non essere accettate.

Controlli che le cartelle siano complete ed ordinate, proponendo momenti di concertazione dell’intervento, anche attraverso la compilazione plenaria dei Progetti Educativi Individualizzati.

Rispetti scadenze, partecipi e predisponi momenti di aggiornamento e supervisione per l’intera équipe. Solleciti ogni membro del gruppo a proporre attività, progettarla ed eseguirla in modo che calzi il più possibile alle esigenze dei signori ospiti inseriti nel Servizio.

Insieme ai colleghi rendi la struttura accogliente, un ambiente vivace e ricco di libri, film, musica e accesso ad internet.

Attivando partnership ed implementando via via la rete di risorse territoriali, sono stati avviati una serie di progetti trasversali per rendere gli ospiti cittadini attivi nella società, alcuni individuali, altri di gruppo, altri ancora aperti alla cittadinanza.

Il nostro lavora comporta una certa attenzione ai particolari, avendo sott’occhio la visione olistica e la macro finalità di tutto il servizio e tutto ciò per le persone di cui ogni giorno ci occupiamo con abnegazione e professionalità.

Ipotizziamo criticità e soluzioni alle varie situazioni che potremmo dover affrontare, anche utilizzando procedure del sistema qualità e non solo buon senso ed esperienza. Ma, purtroppo, abbiamo imparato in questo lungo anno che, per quanto uno si prepari, studi e si impegni, ci sono eventi che stravolgono ogni cosa, distruggono ogni equilibrio, devastano tutto ciò che incontrano, abbattendo con irruenza ogni difesa, limando ignobilmente anche le differenze tra gli esseri umani, lasciando segni indelebili e ferite che temo non si rimarginino con facilità.

I due Gruppi Appartamento Sirio e Cassiopea sono rivolti a persone con disabilità intellettiva. Situati nella provincia di Torino, accanto ad un ampio giardino in un contesto verdeggiante ma ben servito, le due case sono collocate al primo piano di un piccolo condominio. Gli alloggi sono speculari ed uniti da un lungo balcone che permette il passaggio interno da un servizio all’altro.  Ogni casa dispone di un salone, una cucina, uno sgabuzzino e tre camere da letto.

Il 24 febbraio, dopo una sofferta concertazione interna all’équipe dei Gruppi Appartamento Sirio e Cassiopea, si è stabilito di tenere al “sicuro” i signori ospiti,  non partecipando più alle attività esterne e sospendendo in parte PASS (Progetti di attivazione sociale e sostenibile) e tirocini, sostituendo tutte le ore impiegate con laboratori interni e gestiti da educatori professionali, operatori socio sanitari e tecnici provvisti di un ausilio DPI (dispositivo di protezione Individuale) che non avevamo mai utilizzato: le mascherine chirurgiche (poco dopo sostituite dalla famigerata FFP2), che avrebbero dovuto tutelare l’incolumità di utenti ed operatori da una “strana influenza”, giunta, non si sapeva inizialmente bene come, dall’oriente: il Covid-19.

Tutti i presupposti di autonomia, libertà, integrazione e adultità sono stati accantonati nel giro di pochi giorni, per lasciare spazio alle insicurezze, dall’incredulità iniziale, da nuovi sospetti e nuovi pregiudizi (il sig. Giovanni chiede durante una riunione: “ma se incontro i cinesi mi ammalo? Sono cornuti?”).

I volantini per feste o eventi nei territori pian piano sono stati sostituiti da semplici ed immediati protocolli sulle azioni da svolgere (lavaggio mani, uso mascherina, distanze interpersonali) dedicati agli ospiti per preservarne la salute, le riunioni in plenaria dell’équipe sono divenute un vago ricordo e si sono trasformate in lunghe ed estenuanti comunicazioni saltellanti e a singhiozzo via etere, utilizzando piattaforme ancora poco note. All’ordine del giorno sempre nuove restrizioni, nuove infauste informazioni agli utenti che accoglievano con preoccupazione indicazioni complesse e a tratti incomprensibili, perché legate ad una realtà così nuova ed improvvisa da essere astratta, quasi surreale.

Prontamente sono stati forniti DPI, organizzati dalla cooperativa corsi di formazione obbligatori, comunicate le nuove normative e direttive da seguire e modulistiche da compilare, nella vana speranza di lasciare fuori dalla porta quel mostro che nessuno di noi aveva ben chiaro che forma e volto avesse.

Ma era solo questione di tempo. Lo abbiamo incontrato noi il mostro. Senza invito, ben nascosto, si è introdotto nelle stanze dei nostri due gruppi appartamento e, anche se in modo diverso, ha colpito e ci ha fatto ammalare. Non solo i tre signori risultati positivi, anche quelli apparentemente indenni. Tutti: ogni singolo utente o elemento dell’équipe educativa.

Il 18 maggio 2020, dopo circa due mesi e mezzo di isolamento forzato, tre signori ospiti ed un’educatrice del servizio sono risultati positivi (poco dopo anche una collega Operatrice Socio Sanitaria ma il suo tampone ha dato esito indeterminato).

Ricorda Paolo Cohelo che “La gran parte delle malattie che ci colpiscono si sviluppano dalle emozioni represse”(1) questa frase descrive alla perfezione la situazione che abbiamo dovuto affrontare lo scorso anno.

Quando abbiamo avuto l’esito dei tamponi, abbiamo immediatamente dovuto stravolgere i due servizi: in Sirio, che può accogliere 5 ospiti, abbiamo spostato i tre signori positivi seppur asintomatici, avendo la struttura due bagni, in Cassiopea, solitamente da 4, vi erano 6 utenti: tre uomini in una stanza e tre donne nella seconda stanza.

In accordo con l’Asl, la Commissione di vigilanza e il responsabile del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica è stato possibile, per tutta la durata della quarantena, una deroga alla normativa che regolamenta i requisiti strutturali e gestionali(2).

I tre signori colpiti dal Covid-19 hanno affrontato pesanti e lunghe giornate di isolamento confinati nelle loro stanze, condividendo unicamente i pasti e pochi momenti di sollievo davanti alla televisione, costretti a tenere sempre la mascherina, ad avere locali sempre disinfettati, mangiare con stoviglie usa e getta, senza poter più cucinare in autonomia e sottoponendosi ogni giorno a ripetute misurazioni della temperatura corporea e della saturazione.

Allo stesso modo, i signori relegati in Cassiopea non erano tanto più sereni. Obbligati comunque ad isolamento fiduciario, hanno usufruito di spazi sicuramente meno adeguati ed agevoli, hanno condiviso ambienti ed oggetti senza esserne d’accordo ed hanno vissuto sulla propria pelle preoccupazioni, timori ed incertezze per i compagni e per se stessi.

Gli operatori hanno cercato di proporre attività laboratoriali e spazi di ascolto costanti, tuttavia senza poter più pranzare o cenare insieme. Neanche loro ne sono usciti indenni: la pandemia ha generato nuovi timori e preoccupazioni, oltre che alterare del tutto la propria modalità di intervento.

Tutta l’organizzazione dell’équipe si è radicalmente modificata. Il gruppo di lavoro è stato suddiviso in modo da distinguere nettamente l’equipe “Covid” da quella “Covid free”, senza alcuna trasversalità o commistione, se non uno sguardo ed un saluto a distanza nel cortile del condominio.

La situazione, già sin troppo precaria e critica, esasperata dall’assenza della coordinatrice, coinvolta nella gestione Covid e pertanto impossibilitata ad entrare nei locali del gruppo appartamento attiguo, ha generato ulteriori timori, insicurezze e collera da parte degli operatori al punto di determinare, in alcuni di loro, la decisione della repentina dimissione. Un prezzo alto che i Gruppi Appartamento hanno dovuto tributare al Covid-19 è stato proprio la disgregazione dell’équipe di lavoro, un turn over di sostituti, lasciando gli ospiti, già preoccupati, isolati e destabilizzati, privi di alcuni punti di riferimento.

Pablo Neruda ci insegna che Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno”(3). L’angoscia dei tamponi positivi al Covid-19 è terminata esattamente il 27 luglio 2020, dopo circa tre interminabili mesi in cui il lungo balcone, che solitamente fungeva da passaggio e da collegamento tra i due servizi educativi, è stato diviso da barriere fisiche.

Simbolo di tutto questo, Lucia e Sergio, coppia indissolubile dei gruppi appartamento, innamorati da molti anni, lei positiva e lui in isolamento nell’alloggio attiguo, che attendevano pochi attimi per incontrare lo sguardo l’uno dell’altro attraverso tendaggi e separatori.

L’équipe educativa, modificata radicalmente per effetto delle dimissioni e nuove assunzioni, per fortuna rappresentate da operatori non spaventati, entusiasti, pronti a portare nuove energie, freschezza, idee, ha agito e reso concreto il desiderio di ritornare alla normalità; pur consapevoli della complessità, abbiamo deciso di partire comunque per i soggiorni estivi, a fine agosto. La vacanza, il mare, la distanza hanno regalato agli ospiti momenti di serenità, libertà ed armonia. La settimana di sole e mare ha permesso agli operatori di creare nuovamente un contesto arricchente e fertile e nel contempo creare la coesione di gruppo tra educatori storici e i nuovi arrivati. Tutto quello che è accaduto ha sicuramente lasciato alcuni strascichi nei nostri ospiti.

Mesi di interazione sociale ridotta al minimo ed isolamento richiesto proprio dagli stessi educatori di riferimento che avevano sempre lavorato proponendo il contrario, il timore per la propria salute e la libertà di movimento annullata, hanno causato nei signori inseriti nei nostri servizi insicurezza, regressione ed accelerazione del processo di invecchiamento per le persone più grandi.

Non è certamente stato semplice provare a recuperare il loro desiderio di vita operosa, di fiducia nell’altro e di serenità. La nostra équipe ha dovuto lavorare affinché non percepissero come luogo sicuro unicamente le mura di casa propria, ma che riscoprissero la curiosità di imparare ed accrescere le proprie autonomie e tornassero ad essere adulti attivi nella società. E questa è la ripartenza, la riprogettazione dei gruppi appartamento Sirio e Cassiopea.

 

Note

(1) Frase tratta da Paulo Coelho, Adulterio, Ed Bompiani, Milano, 2014

(2) Deliberazione della Giunta Regionale 11 maggio 2018, n. 18-6836 L. 112/2016. Istituzione della nuova tipologia “Gruppo Appartamento per disabili” e approvazione dei requisiti strutturali e gestionali. Approvazione criteri per il finanziamento di soluzioni alloggiative, ai sensi degli artt. 3, comma 4 e 5 comma 4, lett. c) del D.M. 23.11.2016, destinate all’accoglienza di persone con disabilia’ grave prive del sostegno familiare.

(3) Frase tratta daPablo Neruda, Poesie d’amore e di vita, Ed.Guanda, Milano, 2001

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