In questi tempi i progetti di Housing Sociale e Cohousing appaiono come l’antidoto più indicato al miglioramento degli insediamenti abitativi generatori di indifferenza, malessere e scarso senso d’appartenenza comunitaria. L’interesse per una vita condivisa sta attraversando l’Unione Europea e le politiche abitative dei singoli Stati contemplano diverse proposte dell’abitare “insieme”.
L’Housing sociale consiste nell’offerta di alloggi e servizi abitativi a prezzi contenuti destinati a cittadini con reddito medio basso che non riescono a pagare un affitto o un mutuo sul mercato privato e non possono accedere a un alloggio popolare. Diverso è il Cohousing, perché è una tipologia di abitazione nella quale i residenti (cohousers) partecipano attivamente nella progettazione e nella scelta del proprio vicinato. I cohousers accettano di vivere come una comunità in cui le abitazioni private, che rimangono un inviolabile spazio di privacy, sono completate da aree comuni che incoraggiano l’interazione sociale. Queste due tipologie abitative abbracciano più destinatari: anziani, coppie giovani, singles, famiglie monogenitoriali tra le quali prevale l’attenzione a donne sole con figli.
La Germania è antesignana nel progettare coabitazioni: numerose infatti sono le proposte abitative di questo tipo, una parte delle quali sono destinate al genere femminile. Un progetto abitativo generale rivolto alle donne ha come obiettivo quello di coltivare dei buoni rapporti tra vicine/vicini e avere case accoglienti. In questo modo aiutare la persona della porta accanto è una cosa assolutamente naturale. Da qui, un sotto-progetto, rivolto esclusivamente al genere femminile, riguarda donne desiderose di dare un senso più profondo e condiviso all’abitare. Questi alloggi sono denominati “Beginenhof” (Beghinaggi) e tra le residenti predomina l’interesse per la stabilità personale, la libera volontà e il desiderio di comunità.
Un gruppo di donne tedesche, particolarmente attente ai loro problemi, quali l’indipendenza e la libertà, e la necessità di abitazioni, hanno condotto ricerche sulla storia delle beghine medioevali in Germania, scoprendo una gestione abitativa originale e adattabile ai nostri tempi. In questo modo l’esempio delle antiche beghine ha dato inizio a progetti e sperimentazioni di nuove coabitazioni al femminile per il XXI secolo (1).
Chi erano le beghine?
Gli studi recenti documentano maestria di queste donne nella letteratura, nella mistica, nell’organizzazione degli interventi sociali, nelle attività produttive, in alcune iconografie artistiche e testimonianze in architettura, oggi patrimonio dell’Unesco. Il movimento beghinale ha tracciato un arco temporale molto lungo, dal XII sino al XX sec. d.C.. Oggi la cultura generale non manca di una visione stereotipata nel nostro modo di considerare e giudicare le beghine. Eppure, la ricerca condotta da Silvana Panciera attesta che “Il movimento beghinale è laico, è ricco di varie storie di vita e offre alle donne uno statuto di autonomia.” (2)
Ogni beghina deve avere una propria abitazione ed essere in grado di mantenersi economicamente. Per centinaia di anni le beghine hanno svolto una pluralità di lavori per auto mantenersi, sul fronte assistenziale, educativo e della salute, per passare al settore artigianale e economico. In campo sociale avevano istituito la prima mensa dei poveri, ripristinato ospedali e fondati di nuovi, non mancavano di assistere i mendicanti e accompagnare i morenti. Non era assente in loro la critica, che muovevano alle istituzioni religiose e ai loro rappresentanti, perché desideravano un ritorno a una fedeltà evangelica e all’imitazione del Cristo. Le beghine si sentivano forti della loro integrità di vita e della loro preparazione culturale. Questa particolarità, la diversità dei modi di vita, creava sospetto e inquietudine sia nella società civile sia in quella religiosa. Per questi motivi sono state a lungo guardate e additate come eretiche.
I beghinaggi moderni
In questo periodo in Germania i beghinaggi moderni ospitano più di 500 donne, oltre ai bambini che vivono con loro. Le più grandi città tedesche possiedono un beghinaggio e in alcuni casi è lo stesso Ente regionale che finanzia la pianificazione dei progetti. Dal 2004 esiste una Confederazione che aggrega e censisce i beghinaggi e altre realtà, ad esempio piccoli nuclei di beghine (circa 100) che non vivono in un beghinaggio.
Dal movimento femminista in poi molte donne hanno trovato interessante l’idea delle abitazioni comunitarie: il loro principio base sostiene che “una donna può cercare altre donne con ideologie affini.” La vita delle beghine moderne avviene come per qualsiasi altra donna che ambisce alla propria indipendenza e autonomia, ma con due doveri in aggiunta: il primo riguarda la relazione con altre donne e il secondo interessa la società civile. Per quanto riguarda l’impegno personale, le beghine vogliono sviluppare la cultura femminista, sperimentarla e diffonderla. In pratica, applicano “La Pratica dell’Affidamento” (3) fra donne. Ossia curare i rapporti con altre donne e considerarli una risorsa insostituibile di forza personale, di originalità mentale e di sicurezza sociale (4). L’impegno civile è invece inteso nelle azioni a favore del vicinato, declinato nell’aiuto al prossimo e nei progetti sociali. L’intento è sviluppare interventi sociali spontanei “come forza riparatrice” (5) al Welfare State, ritenendo che “fare del bene fa bene” (6).
Un beghinaggio è innanzitutto uno spazio vitale e protettivo per donne. Gli uomini sono sinceramente i benvenuti ma non possono stipulare alcun contratto di affitto o acquisto nel beghinaggio. Inoltre, la loro permanenza non è permessa. Oggi come allora l’aspetto spirituale è il perno della coabitazione tra beghine e questo presupposto differenzia i beghinaggi dalle costruzioni in Cohousing e dalle altre case per donne. Nel beghinaggio di Colonia è stata creata una grande “Sala del Silenzio” e il culto professato è molto variegato, non manca l’apertura a pratiche spirituali e introspettive giunte dall’oriente: Yoga, meditazione e così via. Stessa scelta per il beghinaggio di Essen: c’è uno spazio utilizzato per eventi rivolti al corpo, alla mente e un consultorio per donne. Il beghinaggio di Essen si trova nel vecchio stabile dell’ufficio delle imposte. La ristrutturazione ha contemplato un progetto di Cohousing variegato, in cui la Municipalità ha stabilito che alcuni alloggi fossero classificati come case popolari assegnate a famiglie emarginate e una parte dell’edificio alla Comunità Beghinale. Tra la comunità beghinale e i Servizi Sociali della Municipalità è stato stipulato un protocollo d’intesa per sostenere e aiutare le famiglie che si trovano in stato di difficoltà. Nel Beghinaggio di Bochum c’é invece una chiesa, già presente prima della costruzione delle abitazioni per il beghinaggio.
Le beghine di oggi vogliono essere visibili e partecipare alla cultura delle città, al dialogo delle differenti generazioni e dare un contributo allo sviluppo sostenibile.
- Resoconto 2013 Case per Beghine, Beghinaggi. Segni del Tempo, in Beginenhauser, Beginenhofe, Zeichen der Zeit 2013, Was unterscheidet ein Beginenhof von einem generationsubergeifenden Wohnprojeckt? Brita Lieb.
- Silvana Panciera, Alla scoperta del movimento beghinale, Ischia – Rete delle donne CELI, 25-27 ottobre 2013, p. 1.
- Il termine “Affidamento” è stato coniato dalle donne della Libreria delle Donne di Milano negli anni Ottanta. In Germania la parola “Affidamento” non è stata tradotta in tedesco, ma utilizzata regolarmente nella lingua italiana.
- Libreria delle Donne di Milano, Non credere di avere dei diritti. La generazione della libertà femminile nell’idea e nelle vicende di un gruppo di donne, Ed. Rosenberg & Sellier TO, 1987.
- Antichi Beghinaggi patrimonio dell’Unesco, in Case per Beghine, Beghinaggi. p.2 (Beginenhauser, Beginenhofe, Zeichen der Zeit 2013, Was unterscheidet ein Beginenhof von einem generationsubergeifenden Wohnprojeckt? Brita Lieb).
- Ibid., p.2
*Si occupa di Servizio Sociale Professionale
Complimenti per questo articolo, davvero un interessante approfondimento su un modello di vita comunitaria femminile così antico eppure così moderno, brave le donne tedesche!
Ho letto con grande interesse e curiosità la storia del beghinaggio, di cui ero totalmente ignorante.
Per quanto riguarda i modelli abitativi proposti, non so perchè, ma la prima cosa che mi viene in mente con tristezza è che stiamo tentando di ricostruire artificialmente un mondo che è ormai stato distrutto e che, con tutti i suoi difetti, era già a misura di comunità. Le città, i paesi, le case erano costruite per la vita, comune e privata, prima che nel dopoguerra l’edilizia diventasse semplicemente un modo per far soldi. Mi batto da tanto tempo perchè le persone comprendano che è necessario avere “certi” spazi perchè possiamo chiamarci esseri umani e non polli di allevamento intensivo, ognuno nella sua gabbietta a produrre il suo uovo fino a termine produttività….Luce, spazio fuori, spazio dentro, privato e comune, spazi che permettano i rapporti reciproci senza renderli fastidiosi o impossibili. Mi ricordo quando scherzando dicevo che i condomìni sono un’invenzione diabolica: è impossibile non disturbare e non essere disturbati. Impossibile non invadere e essere invasi. E nello stesso tempo non sai nulla dei tuoi vicini di pianerottolo….se hanno bisogno, se stanno male, se il loro figlio sarebbe felice di giocare col tuo (si ma dove??in giardino no, si sciupa e poi fanno rumore!!!)
mi sono sempre definita un’individualista solidale e – pur trovando molto interessante il modello del beghinaggio – mi impressiona un po’ anche la tendenza a stigmatizzare, regolamentare, ghettizzare gli abitanti di una struttura abitativa…un po’ come succede quando per praticità si radunano gli anziani in un unico posto, ma che vita è la loro? Amo moltissimo il mio privato e ne sono gelosissima, ma amo anche condividere il giusto coi vicini. Vorrei semplicemente che tutto questo avvenisse naturalmente e spontaneamente per il semplice motivo che le case e i quartieri dovrebbero essere costruiti per permettere una vita umana privata e condivisa contemporaneamente. Con gli spazi protetti per i bimbi e per gli animali, che dovrebbero tutti godere di immensa libertà ma senza infastidire nessuno nè correre rischio alcuno. ….
Sagge parole. Sono d’accordo al 100%
Ho molto apprezzato questo articolo e vorrei sperare che anche in Italia si realizzassero luoghi come quelli descritti e già esistenti nei Paesi Sassoni. Io sarei una delle prime ad iscrivermi per parteciparvi.
Grazie Milena!
Buongiorno Milena anche per me sarebbe interessante fare parte attiva del progetto italiano
Molto interessante, da approfondire e importarlo in Italia. Abbiamo esempi?
Davvero molto interessante come documentazione di una realtà – quella tedesca – da noi poco conosciuta. Gli scopi e le realtà dei “beghinaggi” descritti mi hanno fatto pensare a come si debba essere persone un po’ “speciali” per reggere e mantenere nel tempo l’equilibrio tra capacità di vivere sole e allo stesso tempo in relazione con altri, trovando – probabilmente – di volta in volta la giusta misura con cui farlo. Penso occorra molta “cura” anche per se stesse, molta flessibilità e apertura mentale. Spero di non offendere nessun maschio dicendo che non mi sembra un caso che le protagoniste siano donne.
Grazie a Milena Garavaglia per il contributo!
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