Pessimo servizio ai temi sociali da parte della TV

di Andrea Pancaldi*

Tra cinema (Harold e Maude), televisione (Giovanna, la nonna del Corsaro nero alla TV dei ragazzi negli anni ‘60) e fumetti (nonna Abelarda) il personaggio della vecchietta arzilla, magari col Winchester in mano a tenere a bada i prepotenti dei film western, è sempre esistito. Per certi versi è riapparso nei giorni scorsi sulle TV nostrane.

Ha fatto ovviamente notizia la “fuga” da una RSA di una anziana ed arzilla signora che, stando alle cronache, non potendone più della vita in quella struttura e volendo la sua libertà, se n’è fuggita al mare in treno col suo deambulatore, andando alla ricerca dell’albergo dove trascorreva le vacanze estive da ragazza, che ora non esiste più, e trovando accoglienza, anche gastronomica, presso la locale parrocchia. Il caso e i suoi ingredienti (prigione/evasione, deambulatore/treno, minestrina/succulenta cena, genitore che si ribella ai figli e non viceversa…) non può che evocare simpatia e soccorrere in parte le paure, alcune inevitabili, altre che dipendono da elementi del  contesto:  vecchiaia, non autosufficienza, strutture anonime dove l’organizzazione prende il sopravvento sulle relazioni, eventuali rapporti famigliari deteriorati o comunque complicati e relative solitudini.

Ne ha parlato in particolare la trasmissione televisiva La vita in diretta (puntata pomeridiana del 17 aprile). Presenti in collegamento la signora, l’avvocato della stessa, l’inviata della trasmissione. In studio il conduttore Alberto Matano, giornalista, e l’attrice Valeria Fabrizi.

Ben presto, senza sapere nulla della vita e della reale autonomia della signora (che tutti certificano in funzione della riuscita evasione, che ne sarebbe prova inconfutabile) si definiscono tutti i ruoli della rappresentazione televisiva, senza che di molti attori si possa sentire la voce o si sappia qualcosa in più del solo fatto che esistono.

Eroina l’arzilla evasa, cavaliere che le offre i suoi servigi l’avvocato (il giudice ha sospeso l’amministrazione di sostegno per 45gg in attesa comunque di una nuova nomina, null’altro si sa su cosa abbia detto e stabilito la “legge” interpellata sulla signora, prima e dopo la fuga), giudice e giurata i due in studio.

Colpevoli, condannate senza interrogatorio o deposizione in aula né capo di accusa, le tre figlie che hanno fatto domanda (accolta) che venisse nominato un amministratore di sostegno, colpevole l’amministratore di sostegno inviso alla arzilla signora. Indagata ma assolta per insufficienza di prove la “prigione” RSA, anch’essa senza interrogatorio o deposizione in aula e senza che venisse citato nulla di negativo nel suo funzionamento se non che alla signora “non piaceva stare lì”.

“Le figlie dovrebbero vergognarsi” sentenzia Valeria Fabrizi senza saper nulla di loro, dei rapporti e del clima esistito in quella famiglia, della reale autonomia della signora, delle motivazioni che hanno portato all’amministrazione di sostegno. Il tutto senza che nella trasmissione le figlie fossero citate  allargando il ragionamento  ai sui rapporti famigliari.

“Vergogna su chi le ha sottratto la libertà” e anche l’amministratrice di sostegno, di cui nulla si cita o si racconta, diventa una sorta di Diletta Pagliuca (storiaccia di maltrattamenti e abusi, fine anni ’60, in un istituto religioso per minori a Grottaferrata. Fu un caso nazionale che tenne banco sui giornali per mesi).

Per questa TV l’importante è costruire la figura del “buono” e schierarsi a favore di questo e “condannare” i supposti cattivi senza nemmeno conoscerli o aver mai parlato con loro, senza nessuna accusa esplicita, senza nessun possibile contraddittorio, senza nessun interesse per le tante complessità e ambivalenze che quasi sempre contraddistinguono le storie nei mondi del sociale. E così si tranquillizza anche lo spettatore …”se dovesse capitare a me…anch’io mi trasformerei in un novello Papillon”.

Calato il sipario

Detto, volutamente in tono sarcastico, dello svolgimento della trasmissione, quali considerazioni si possono trarre dalla vicenda?

Una prima, e non si scopre nulla di nuovo, è che tutto ciò che è “servizio sociale…e dintorni” in TV non se la passa mai bene. Al netto degli episodi di maltrattamenti, truffe o incompetenze professionali, troppo specchio della fatica, del dolore e, quando capita, delle incapacità altrui,  per non ingenerare meccanismi di proiezione. Troppo complessi e socialmente poco riconosciuti gli esiti del suo lavoro per destare riconoscenza e ammirazione come capita nelle narrazioni di altre professioni classiche nelle ribalte televisive o cinematografiche come i medici (salute/malattia, vita/morte) o gli avvocati (libertà/galera, assoluzione/condanna). Insensibili o assenti (“Uccide il figlio disabile. E i servizi del Comune dov’erano?”), pare difficile per i servizi sociali discostarsi da queste rappresentazioni predominanti anche se non esclusive.

La seconda considerazione vede nei percorsi di formazione dei giornalisti come quasi del tutto assente il tema del diventare ed essere anziani. Chi scrive ha frequentato la formazione obbligatoria per gli iscritti all’Ordine dal 2014 al 2022 e, a memoria, non ha mai incontrato, almeno nel contesto emiliano romagnolo, proposte formative in materia, se non alcune rare su aspetti di tipo sanitario/assistenziale legate all’Alzheimer, a fronte, nell’ambito sociale, di decine e decine di corsi su immigrazione e questioni di genere.

La terza considerazione vede gli anziani, nel clima culturale di questi anni, come categoria mediaticamente un po’ a latere dello schema buoni/cattivi, e in subordine eroi/vinti, innescato anche dalla politica. Da una parte gli abitanti del sociale cattivi (migranti che delinquono, rom che rubano, babygang giovanili violente, senza dimora che deturpano il decoro…carcerati, tossicodipendenti…), dall’altra a impersonificare i buoni sono rimaste solo le persone disabili, donne preferibilmente e con deficit motori, lette attraverso le categorie della accessibilità e della non discriminazione che promettono recuperi di “normalità” tramite coraggio, sensibilità, forza d’animo, performance dei corpi nello sport, orgoglio nel mostrare “corpi non conformi”. Non a caso sono spariti quasi del tutto dalla scena mediatica i cosiddetti falsi invalidi e il loro ciclico assurgere alle cronache a ogni difficoltà governativa in tema di finanze.

Gli anziani non sono certamente cattivi ma non hanno nemmeno troppi motivi per essere buoni secondo i canoni mediatici attuali. Sono una categoria a parte, di interesse se presentati attivi e consumatori, ma poco comunicabili nella realtà italiana di una società complessa e in declino economico, demografico, civico.

Infine una narrazione del genere impedisce di mettere in luce i tanti aspetti che la vicenda sottende e di costruire un eventuale percorso ragionato e condiviso che possa contemperare, per quanto possibile, le eventuali fragilità della signora e gli aspetti sia di autonomia ancora presente sia riferiti al diritto di “desiderare” e di “decidere” per quello che possa essere possibile in relazione alla sua situazione sanitaria, economica, famigliare, relazionale. Il tutto non dimenticando che la signora era comunque soggetta a un provvedimento di amministrazione di sostegno emesso da un Giudice e viveva in una RSA, struttura, diversamente dalla casa di riposo, predisposta per persone che hanno un qualche livello di non autosufficienza. Oppure ancora poteva viverci con qualche aspetto di improprietà, magari per una condizione non completamente incasellabile né in una RSA né in una Casa di riposo …e a maggior ragione avrebbe avuto senso trattare con cautela la complessità. Considerazioni, queste ultime che non hanno sfiorato minimamente i conduttori della trasmissione ignoranti in materia e chiusi nel loro copione prestabilito. Parte invece dagli schermi l’appello, della signora e di Matano, a qualcuno che voglia condividere con la signora “…un appartamentino e i relativi costi”. Fioccano, lo si saprà nella replica del giorno dopo, le telefonate. Figlie? Rsa? Futuro amministratore di sostegno?.. comprimari che non sembra servire coinvolgere.

Per approfondire…

Il tema anziani e media, una galleria di contributi di vario genere disponibili in rete (non si trova molto materiale, a differenza di altre tematiche sociali, immigrazione in primis).

 

*Giornalista specializzato sui temi dei servizi e politiche sociali e terzo settore

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