di Nicoletta Torchio e Nicola Orlando *
PSS pubblica nel numero di novembre un articolo relativo all’impatto sociale ed economico della crisi sui giovani italiani. Il sito di PSS (alla pagina Risorse) ospita un contributo che intende approfondire il tema in chiave comparativa a livello europeo. Di seguito proponiamo un estratto di questo secondo articolo, le cui numerose fonti sono citate per esteso all’interno del testo completo, che affronta i suddetti temi in maggior dettaglio, corredando le analisi proposte con la presentazione di risultati ottenuti sulla base della elaborazione di dati di fonte Eurostat e Istat – Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro.
Gli effetti della crisi e della recessione economica
Nel corso degli ultimi anni, la situazione dei giovani nel mercato del lavoro è andata via a via deteriorandosi in gran parte dei Paesi europei. La crisi e la successiva recessione economica hanno esacerbato i problemi strutturali che caratterizzano il mercato del lavoro dei giovani di molti Paesi europei, determinando un repentino innalzamento dei tassi di disoccupazione e una contrazione dei livelli occupazionali. L’evidenza empirica mette in luce infatti come, in generale, il tasso di disoccupazione giovanile sia più sensibile agli effetti del ciclo economico rispetto a quello degli adulti. A ciò si aggiunga che, sia per effetto delle maggiori difficoltà a trovare lavoro, sia per effetto di un incremento nel numero di giovani scoraggiati che rinunciano a cercare attivamente un’occupazione, la quota di giovani che non sono né occupati e né impegnati in attività formative (NEET) è aumentata in quasi tutti i Paesi europei.
La recessione ha altresì contributo ad aumentare le condizioni di precarietà occupazionale tra i giovani: nella maggioranza dei Paesi europei è cresciuta sia l’incidenza del lavoro part-time sia l’incidenza del lavoro a termine, con conseguenze rilevanti anche sotto il profilo reddituale. Gli studi esistenti mostrano gli effetti prolungati della crisi e la riduzione dei posti di lavoro disponibili hanno reso i giovani sempre meno selettivi nella ricerca di lavoro, incrementando così sia il fenomeno della sotto-occupazione (lavoro part-time e a termine) sia il mismatch e la sovra-qualificazione. L’attuale recessione economica sembra quindi non aver risparmiato neppure i giovani con i livelli di istruzione più elevati che hanno visto crescere, non solo la sotto-occupazione e la sovra-qualificazione, ma anche il livello di disoccupazione.
I problemi strutturali
Al di là degli effetti negativi della recessione, già prima della crisi economica, la maggior parte dei Paesi europei si caratterizzava per la presenza di problemi strutturali riguardanti le transizioni scuola/lavoro e, più in generale, il mercato del lavoro dei giovani. In molti Paesi le carenze nel funzionamento delle istituzioni e inefficaci regolamentazioni del mercato del lavoro rendono difficile ai giovani trovare un’occupazione stabile.
Soluzioni europee: le riforme
A partire dalla metà degli anni ’90 molti Paesi europei hanno implementato delle riforme, finalizzate a incrementare la flessibilità del mercato del lavoro, di tipo parziale e al margine: hanno deregolato in maniera significativa l’uso dei contratti flessibili a termine e lasciato invariata la protezione dei contratti a tempo indeterminato.
Tali riforme, sebbene abbiano contribuito a ridurre il livello di disoccupazione, hanno però determinato (o acuito) la segmentazione del mercato del lavoro e hanno determinato un incremento sostanziale del lavoro a termine, soprattutto tra i giovani.
I dati evidenziano che la fluidità nel percorso di transizione scuola-lavoro dipende molto dalle politiche che regolano il sistema d’istruzione e i collegamenti con il mercato del lavoro: i Paesi europei caratterizzati da un sistema di apprendistato ben collaudato e inserito all’interno dei percorsi scolatici di base sono quelli che presentano le migliori perfomance nel mercato del lavoro dei giovani e le transizioni verso un lavoro stabile più rapide.
Disparità in Europa: quali conseguenze?
Sebbene le prospettive occupazionali dei giovani in Europa sono nel complesso negative, sussistono forti differenze nella gravità del problema tra i diversi Stati membri e tra regioni di uno stesso Stato: nei Paesi che presentano le peggiori performance i tassi di disoccupazione dei giovani sono anche cinque volte superiori a quelli dei Paesi più virtuosi. Queste disparità pongono seri problemi alla coesione sociale in Europa e necessitano di interventi urgenti e mirati, non solo da parte dell’Unione Europea (Youth Employment Initiative), ma anche da parte delle istituzioni e delle parti sociali degli stessi Stati membri.
* Economisti, ricercatori Irs, area mercato del lavoro