Diffondere la conoscenza delle buone pratiche di sostegno alla domiciliarità – Un progetto di ricerca

Volentieri diamo spazio alla promozione di questo progetto proposto dalla Bottega del Possibile di Torre Pellice

bdpdi Daniela Bruno*

Premessa

Giornata di formazione o convegno

Come da programma prende la parola il responsabile di un innovativo progetto avviato in un posto lontano. Il tuo vicino ti fa un cenno, si sporge e ti dice “Ah, quindi c’è qualcuno che fa ancora progetti così interessanti?!”, oppure “Questo progetto esiste da 10 anni e noi non ne avevamo mai sentito parlare!”, o ancora “Che bella idea, chissà come hanno fatto a realizzarla?!”

La mancata conoscenza e diffusione di esperienze e progetti positivi, innovativi, audaci sembra essere un problema comune in molti territori.

La Bottega del Possibile, associazione del torinese nata con l’obiettivo di promuovere il concetto culturale di domiciliarità (http://www.bottegadelpossibile.it/), vuole lavorare in questa direzione!

bdp2Il Progetto

Nel 2016 La Bottega del Possibile ha richiesto al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali il finanziamento di un Progetto di ricerca “Tutti in rete” che ha tra le sue finalità la ricerca di 100 buone pratiche di sostegno alla domiciliarità in Italia e la creazione di un Centro nazionale di documentazione sulla cultura della domiciliarità che raccoglierà le esperienze individuate.

Il risultato finale sarà una raccolta di 100 schede di presentazione dei 100 progetti, in cui vi sarà una parte iniziale di descrizione dell’esperienza, una seconda parte di analisi con alcuni punti di forza e di miglioramento e infine l’indicazione dei contatti cui rivolgersi per ulteriori approfondimenti. La ricerca riguarda tutte le aree d’intervento (minori, disabili, anziani, migranti), senza alcuna limitazione e si indirizza a esperienze successive al periodo 2007-2008. Per la raccolta delle esperienze è stato costituito un comitato scientifico composto da nove esperti in ambito sociologico, di ricerca sociale, di servizio sociale, del concetto culturale di domiciliarità ed è stato predisposto un questionario, composto da 15 domande, che ha l’obiettivo di consentire la raccolta delle informazioni utili per la predisposizione della scheda di presentazione dell’esperienza.

Necessaria premessa è che la definizione che concetto di “buona pratica” è risultata molto difficile per i molti significati che essa può, di fatto, assumere secondo la diversa prospettiva da cui si osserva una certa esperienza. Per questa ragione, non si sono individuate delle caratteristiche in presenza delle quali l’esperienza sarebbe, o no, rientrata nella banca dati, ma si sono precisate delle aree cui porre attenzione e rispetto alle quali far emergere considerazioni, possibili nodi, etc. Si ritiene infatti che il valore della ricerca stia nella possibilità per chi è interessato di conoscere le diverse esperienze, valutarne i punti di forza e di miglioramento di ciascuna e contattare per un confronto chi ha avviato il progetto.

Cos’è la domiciliarità

È essenziale che il concetto di domiciliarità non sia frainteso. Data la complessità del concetto culturale, si può iniziare con l’indicare cosa la domiciliarità non è: la domiciliarità non è l’assistenza domiciliare, non è il sistema di sostegno alla domiciliarità e non è il domicilio.

La domiciliarità è[1]:

  • il contesto dotato di senso per la persona, lo spazio significativo che comprende la persona stessa, la sua casa e ciò che la circonda;
  • una sorta di nicchia ecologica che ingloba:
  • l’INTERO rappresenta la persona nella sua globalità, unicità, irripetibilità, con la sua storia e vissuto;
  • l’INTERNO è rappresentato da tutto ciò che la persona custodisce nella mente, nel cuore e nell’anima: la memoria, i ricordi, gli affetti, i sentimenti, le emozioni; ma anche da ciò che nella casa è custodito: gli oggetti, i quadri, i libri, gli arredi, gli album fotografici, le cose care;
  • l’INTORNO è rappresentato dal contesto, dalla cultura locale, dall’ambiente, dal paesaggio, dal vicinato, dal panettiere, dal negozio, dal parrucchiere, dal circolo, tutti elementi con i quali vi è una relazione, un rapporto e un legame sociale.

Ciò premesso, si può comprendere che le buone pratiche di sostegno alla domiciliarità saranno esperienze che consentono alla persona, anziana ma anche minore, disabile, migrante, di vivere nel luogo che per la persona stessa è significativo, il suo luogo dotato di senso e quando questo luogo è lontano, pensiamo ad esempio alla situazione delle persone migranti, consentano la ricostruzione di uno spazio di vita accogliente, dotato di senso.

Come partecipare al Progetto

Partecipa alla realizzazione di questa importante ricerca! Per collaborare puoi:

– segnalare esperienze di sostegno alla domiciliarità di cui sei a conoscenza;

– compilare il questionario che trovi a questo link.

La partecipazione di tutti sarà la chiave del successo del Progetto.

*assistente sociale, referente del Progetto

Informazioni: tuttinrete@bottegadelpossibile.it – www.bottegadelpossibile.it – Tel. 0121 95 33 77

[1] Tratto e liberamente adattato da: M. Scassellati Sforzolini Galetti, Domiciliarità, in A. Campanini (a cura di), (2013), Nuovo dizionario di servizio sociale, Roma, Carocci, pp. 232-35.

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