Il silenzio interiore in città

tappetodi Patrizia Taccani*

In una delle poche domeniche di tempo luminoso e tiepido che la primavera ha regalato alla città di Milano, domenica 26 maggio, un’associazione culturale nata da pochi mesi, “Apriti cielo!” con l’adesione e la partecipazione di numerosi altri gruppi e associazioni, ha lanciato una sfida particolare: trascorrere nell’ex chiesetta all’interno del Parco Trotter un’intera giornata dedicata a fare silenzio, intervallato da momenti di ascolto di esperienze al cui centro vi fosse il silenzio stesso. Il contesto cittadino, paradossalmente (o forse no) è stato quello della festa di quartiere “Via Padova è meglio di Milano”: una due-giorni dedicata a dibattitti, musica, animazione, cinema, teatro, convivialità. Insomma un invito a sperimentare ciò che il silenzio può produrre quando lo si sceglie, come ho fatto io, con molto interesse, con apertura, senza farsi troppe domande preliminari.

Del silenzio si è anche parlato, sobriamente per lo più. Tra un intervento e l’altro, tempi di silenzio.

Abbiamo ascoltato la testimonianza dell’Associazione Italiana Amici di Nevé Shalom Wahat as Salam, piccola comunità in Israele dove vivono per scelta famiglie ebree e palestinesi. Qui è sorta una semplice costruzione, appartata nel verde, la casa del silenzio, luogo in cui tutti, tacendo, possono ri-trovarsi con se stessi o con chi vi arriva; abbiamo ascoltato la richiesta che una rete di firmatari con capofila il Comitato inquilini Molise- Calvairate-Ponti ha avanzato al Sindaco di Milano di aprire a Palazzo Marino una Stanza del silenzio, dedicata a Carlo Maria Martini; poi l’esperienza della Tenda del Silenzio alzata presso le Colonne di San Lorenzo per invitare chi passa a sostare, testimoniando così la propria volontà di pace.

Non conoscevo quasi nulla di queste esperienze, ma ciò che è servito a farmi cogliere il senso che ciascuna poteva rivestire per me, è stato proprio il silenzio che seguiva alle parole, quel tempo di quiete che mi dava modo di ascoltare pensieri ed emozioni. Anche i rami degli alberi, visibili dall’ampio finestrone in fondo alla ex-chiesetta, finalmente adornati di piccole e chiare foglie, si muovevano senza rumore nel vento.

Abbiamo poi ascoltato il silenzio della preghiera della meditazione che giovani donne islamiche (Casa Della Cultura Islamica, Via Padova 144, Milano) hanno offerto ai nostri occhi e alle nostre orecchie già un po’ più abituate (eravamo nel primo pomeriggio) ad ascoltare il silenzio. Altri interventi hanno offerto approcci teorici ed esperienze di formazione, legami tra parola e silenzio, il senso della meditazione profonda. (L’Accademia del silenzio; Il Teatro Officina; I ricostruttori nella preghiera.

Quando me ne sono venuta via, da sola e in silenzio, sentivo che il vuoto dentro di me in realtà era senso dell’attesa. Ancora oggi avverto che la giornata del 26 maggio mi ha rafforzato nel convincimento di quanto tempo, lavoro, pazienza occorrano, a tutte le età, nelle diverse circostanze del vivere, per imparare a far co-esistere parola e silenzio.

E come il silenzio possa essere un felice incipit di molti discorsi, privati ma anche pubblici.

*Psicologa, formatrice, redattrice del mensile Prospettive Sociali e Sanitarie

5 pensieri su “Il silenzio interiore in città

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  2. Zina Borgini

    Mi piacciono i racconti che parlano dell’interiorità e del sentire di chi scrive, mi danno un grande senso di verità e di coinvolgimento. Qui le emozioni espresse con semplicità ma soggettive rubano la scena agli altisonanti concetti universali. Grazie Patrizia mi hai fatto emozionare. Zina

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  3. claudio moser

    Ti ringrazio Patrizia della tue riflessioni sul silenzio, un tema attuale, importante, che apre, come dici bene, alle possibilità di un pensiero e all’ascolto partecipato e sentito.
    Mi ricorda una scena che mi è capitato di vedere ad Istanbul questo recente maggio, nella moschea di Fatih. Una bambina sta giocando e correndo negli ampi spazi con due palloncini, sotto la sguardo indulgente e premurosamente attento del padre. La scena mi ha trasmesso una sensazione di poesia e di luminosa serenità. Un gioco fatto di tolleranza, movimento, tenerezza ed affetto.
    La cornice di quel dolce silenzio mi è tornata alla memoria leggendo le tue righe.
    claudio

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  4. Chiara Lesmo

    Anche io non conoscevo queste realtà metropolitane che condividono il bene prezioso del silenzio, anche le città possono dunque aiutarci a vivere “eremi di pace interiore”, grazie

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  5. cristina

    Ti ringrazio Patrizia per queste parole e questa segnalazione. Ho scoperto tante belle realtà di tolleranza, di rispetto e di ascolto in questa città che amo ma che spesso sento ostile, perché frenetica, assordante, sbrigativa. Ci hai ricordato che il silenzio non è vuoto , ma ascolto di dimensioni altre, che richiedono attenzione e sentimento, che portano a insperate aperture. E di speranza c’è bisogno, in questo periodo, più che mai.

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