Un manager medico per i progetti di Vispe

Dirigente d’azienda in pensione, Pier Luigi si laurea in Medicina realizzando un sogno che aveva sin da giovane. Ma in Italia i medici sono già troppi e decide di dedicarsi ai paesi in via di sviluppo.
Entrato in contatto con diverse organizzazioni umanitarie, da qualche anno collabora con Vispe, Volontari Italiani per lo sviluppo dei paesi emergenti, organizzazione fondata da Don Cesare Volonté, parroco di Casirate di Lacchiarella.

L’attività

Vispe raccoglie volontari con ogni tipo di professionalità e segue progetti, finanziati prevalentemente da privati, in particolare in Nepal e nel nord del Brasile, in Amazzonia. L’organizzazione è affiancata e aiutata dal ordine di suore, sempre fondato da Don Cesare: Le piccole apostole di Gesù.
PierLuigi è stato a febbraio di quest’anno ad Arame, città di 20.000 abitanti, nello Stato del Maranhao, nel Nord del Brasile, dove ha sede un’estesa Parrocchia, seguita da Don Arturo, sacerdote milanese.
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Qui ha una sede anche l’ordine delle suore, da cui vengono ospitati i volontari che arrivano con Vispe.
La parrocchia si estende nella foresta comprendendo molti villaggi dove sono state costruite piccole chiese che fanno da punto di raccolta quando il parroco, o qualche volontario, è in visita.
La gente di questa estesa Parrocchia vive in capanne, nei piccoli villaggi, senza assistenza sanitaria.

L’assistenza sanitaria

C’è un ospedale pubblico ad Arame, non particolarmente ben messo: per gli interventi chirurgici i pazienti devono fare 350km per raggiungere un ospedale privato a Grajau. L’assistenza sanitaria in questa zona sembra funzionare molto attraverso le farmacie che, aperte da persone con poca preparazione nel campo, forniscono farmaci di ogni tipo senza ricetta medica.
“Esta’ gripado” dice la madre del suo bambino “è raffreddato”.
“E come lo sta curando?” chiede il medico volontario… “Amoxicillina” è la risposta…
Qualche medico locale fortunatamente c’è ed è con questi che i volontari di Vispe cercano di coordinarsi in modo che i pazienti possano proseguire le cure anche dopo la loro partenza.
Ma uno dei più attivi, per esempio, e’ rimasto senza anestesista, e non si fida a fare da solo anche piccoli interventi, tipo una circoncisione… “Che vada a Grajau…”.
Accompagnato in jeep da Don Arturo, Pier Luigi ogni giorno visita un villaggio: 20-30 km al giorno, non di più perché Febbraio è il periodo delle piogge e non è possibile raggiungere i villaggi più lontani.
Gli abitanti vengono avvisati del suo arrivo e si raccolgono nella chiesetta di riferimento. Spesso hanno semplicemente bisogno di ascolto e di attenzione, di spiegazioni sui loro malanni. Su 700 pazienti visitati in 15 giorni, solo in 5-6 casi, fortunatamente, Pier Luigi si è trovato davanti a situazioni gravi, da dover mandare in ospedale.
E anche quando vanno in ospedale, non è detto che ricevano l’attenzione necessaria.
Mi racconta che in ospedale, ad un uomo a cui è stato trovato un polipo in gola è stato detto, senza tante spiegazioni, che avrebbe dovuto operarsi, a pagamento. Senza la cifra necessaria e spaventato dall’idea dell’intervento, l’uomo e’ stato ascoltato da Pier Luigi, che gli ha indicato sulla lastra il polipo, spiegandogli che se non dava dolore andava per ora solo tenuto d’occhio. E di tornare in ospedale tra qualche mese per verificare se cresceva o meno. Sollevato, l’uomo esclama “Gracias a Deus”.

I bambini

Il 90 percento dei pazienti che Pier Luigi vede sono bambini: dai neonati fino ai 6-7 anni. I malanni sono vari: diarrea, dermatiti, vermi, raffreddori. I bambini sono di solito comunque sereni e contenti e per questo Pier Luigi è colpito da un gruppo di piccoli pazienti particolarmente in difficoltà e irrequieti: sono bambini accompagnati dalle nonne, qualche volte dai nonni, mai dalle mamme, tantomeno dai papà.
Quando condivide con Don Arturo questa sua sensazione, il religioso gli spiega che sono bambini abbandonati non solo dal padre ma anche dalla madre, che i nonni cercano di accudire come possono. La parrocchia conosce le problematiche di questi bambini e li segue con particolare attenzione.
Ma 15 giorni nel periodo delle piogge sono pochi, Pier Luigi è già d’accordo con Don Arturo che in ottobre tornerà per continuare i giri e raggiungere i villaggi più lontani.
L’ex dirigente d’azienda, dopo aver passato una vita a girare il mondo per lavoro, non si è fermato e continua a girarlo, questa volta per passione.
“Ho capito che è un modo di fare il medico che mi piace… C’è un rapporto con le persone, come il medico condotto di un tempo, di quando ero bambino io… Nell’80 per cento dei casi il bravo medico arriva alle giuste conclusioni da solo… Questa gente ha spesso solo bisogno di ascolto e di attenzione. Ci pensavo in questi giorni… Per come la vedo io, trovo sia il modo migliore per esercitare questa professione…”

2 pensieri su “Un manager medico per i progetti di Vispe

  1. Beatriz

    I migliori auguri al dott. PierLuigi e complimenti per il bellissimo lavoro che sta svolgendo nel mio paese. Graças a Deus!

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  2. CARLO GERI

    Dirigente d’ azienda in pensione collaboro come volontario nell’ Onlus : Medici Volontari Italiani, medicina di strada a Milano. E questo da circa 10 anni e devo aggiungere che sono un “ing.” e non un “dott.”, nel senso di medico.
    E da questa mia esperienza, parafrasando l’ espressione inglese “c’è spazio di miglioramento”, devo dire che nel Terso Settore, in particolare nel campo del volontariato, ci sono ampi spazi, ancor prima di miglioramento, di sviluppo, di perseguimento di iniziative con modalità nuove, di finalizzazione delle energie e degli obiettivi.
    Il volontario dovrebbe aggiungere ad un generoso impulso da single, un modus operandi da squadra, team, equipe. Insomma, quello che si dice ormai da troppo tempo, ovvero FARE RETE !

    Sentiti complimenti a Pier Luigi

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