Non sono come tu mi vuoi

Violenza di genere: quando la disgregazione delle relazioni diventa un fattore di rischio e il ritrovarsi, invece, un’àncora di salvezza.

di Francesca Longobardi*

 “Non sono come tu mi vuoi” (edito da Echos Edizioni e scritto a quattro mani dalla coppia di amici Longobardi – Peiretti) è una storia che tratta la violenza di genere. Tuttavia le vicissitudini di soprusi e maltrattamenti affrontate non rappresentano l’unico tema sviscerato nel romanzo.

Si parla soprattutto di relazioni, relazioni ritrovate, mancanti, conflittuali, vischiose, caratterizzate da affetto e vicinanza, altre da egoismi e rivendicazioni.

La realtà sociale contemporanea è contraddistinta da ambivalenza, dalla compresenza di istanze – come afferma Elena Besozzi in “Il genere come risorsa comunicativa. Maschile e femminile nei processi di crescita” – e di spinte differenti che danno origine ad esiti altamente impegnativi. É evidentemente complicato per i giovani, oggi più di prima, districarsi nella complessità, costruire legami stabili e formarsi una propria identità.

Nel romanzo, i due protagonisti, Elena e Luca, sono due ventenni e tra loro c’è un’amicizia di vecchia data. Come in ogni rapporto autentico, debbono affrontare degli alti e dei bassi: incomprensioni, discussioni, litigi, riconciliazioni.

Appaiono chiare le difficoltà dell’uno e dell’altro, seppur in modo diverso, ad instaurare relazioni paritarie “adulto-adulto”, di fiducia, durature. Elena e Luca hanno vite diverse, agli antipodi.

Luca è un ragazzo universitario, abituato ad un tranquillo tran tran tra casa, amici, pallone ed università. Vive con le costanti rassicurazioni dei suoi genitori, che per lui corrispondono alla ‘base sicura’ (cit. John Bowlby) sulla quale appoggiarsi costantemente. Le avversità della vita non l’hanno mai sfiorato, non è mai stato toccato da eventi traumatici che hanno scatenato in lui disorientamento, sofferenza, paura.

Elena, invece, è una ragazza madre. Lei ha dovuto interrompere il percorso universitario per potersi dedicare alla figlia e per poter uscire da una depressione che l’ha colpita, senza lasciare scampo. Ha dei genitori sufficientemente presenti, ma non indenni nel giudicare Elena e ciò che loro considerano come i suoi sbagli. Elena ha pochi amici, da sempre. Elena è timida, capace di profonda introspezione, sensibile come una “foglia”.

Colpisce il senso di solitudine e isolatezza che circonda Elena, soprattutto in contrapposizione con la vita di Luca. Non ci sono amiche, non ci sono figure di supporto oltre a mamma, papà e sorella.

Come ribadito da Rutigliano e Spriano in “Fuori dal fango. La relazione d’aiuto per superare la violenza di genere”, “la donna è spinta ad allontanarsi dai suoi punti di riferimento, si ritrova senza appoggi familiari, abbandonata a se stessa. In completa solitudine la sua incapacità di vedere una via d’uscita che possa cambiare la sua situazione aumenta”.

Quando Luca incontra Elena, casualmente per le strade della città, dopo un considerevole tempo senza vederla, la percepisce cambiata e ricorda quanto negli ultimi periodi di frequentazione fosse già diversa.

Ecco che nel libro si elencano tutte le trasformazioni avvenute in lei e alle quali si era dato poco peso: “era strano quel modo di allontanarsi”, “ci siamo pure chiesti se le avessimo fatto qualcosa di male”, “sicuramente è stato lui – si fa riferimento a Giovanni, il compagno maltrattante di Elena – a creare una distanza tra noi”, “stavano sempre in disparte”.

Luca e gli altri amici si erano interrogati, tra un passaggio ed uno stop sportivo, ma nulla avevano chiesto ad Elena. Nonostante il rapporto di amicizia dichiarato e pezzi di esistenza vissuti insieme dalle scuole medie in avanti, l’indifferenza aveva prevalso su tutto, lasciando vuoto e silenzi nella vita di Elena.

In “Non sono come tu mi vuoi” non si intende stigmatizzare Luca, ragazzo mediamente d’animo buono, quanto far emergere con chiarezza la forza della solitudine. Essa inevitabilmente influenza la vita delle persone, diventando spesso un fattore di rischio per la violenza di genere.

Sulle relazioni, una ricerca di Harvard ha messo in luce dati interessanti. Lo studio epocale di Harvard sullo sviluppo adulto è durato 75 anni, con il coinvolgimento di ben 724 uomini.

Nel corso degli anni, i ricercatori hanno percorso le traiettorie di salute dei partecipanti e le loro vite più ampie, inclusi i loro trionfi e insuccessi nelle carriere e nel matrimonio.

“La scoperta sorprendente è che le nostre relazioni e quanto siamo felici nelle nostre relazioni ha una potente influenza sulla nostra salute”, ha detto Robert Waldinger, direttore dello studio, psichiatra del Massachusetts General Hospital e professore di psichiatria presso la Harvard Medical School.

Nel romanzo, Luca ed Elena si ritrovano e non è troppo tardi. Luca sarà estremamente utile all’amica nel percorso di fuoriuscita dalla sua storia di violenza. E la loro relazione ritrovata produrrà dei benefici per entrambi.

 

*Assistente sociale, giornalista pubblicista, formatrice e appassionata di IT

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