I falsi benestanti

di PierLuigi Emesti *

paperinoPerché si parla sempre di falsi poveri?

A me sembra invece di essere un falso benestante.

E quanti si sentono a torto messi nella fascia alta del famoso ISEE?

Partiamo da un articolo del Corriere della sera dove si parla ancora dei falsi poveri.

I falsi poveri
Rubano gli amministratori, ma non sono gli unici. Perché sfruttando i mancati controlli interni ai vari enti, decine di migliaia di persone riescono ad ottenere benefici senza averne i requisiti. Scrivono nella relazione gli specialisti della Finanza: «Nell’ambito delle verifiche imposte dai processi di spending review sono state predisposte campagne massive di controllo su forme diffuse di irregolarità, relativamente alla fruizione dei ticket sanitari e delle prestazioni sociali agevolate, per incrementare i livelli di compliance tra i potenziali beneficiari di tali agevolazioni».
A goderne sono soprattutto i «falsi poveri». E infatti viene evidenziato come «su 8.000 controlli effettuati, sono stati trovati 2.500 soggetti che hanno indebitamente beneficiato di prestazioni sociali agevolate come l’accesso in corsia preferenziale ad asili nido ed altri servizi per l’infanzia, la riduzione del costo delle mense scolastiche, i “buoni libro” per studenti e le borse di studio, i servizi socio sanitari domiciliari, le agevolazioni per i servizi di pubblica utilità, quali luce o gas. Sono state accertate frodi al sistema previdenziale ed assistenziale per oltre 77 milioni di euro. Le principali truffe hanno riguardato la corresponsione del cosiddetto “assegno sociale” a favore di cittadini extracomunitari fittiziamente residenti, l’indennità per falsi invalidi, le misure di sostegno alla disoccupazione per falsi braccianti agricoli ed il pagamento di pensione a soggetti deceduti». Articolo completo su Corriere.it del 1 dicembre 2013.

Non so se sia possibile non tenere conto di questo dato di realtà quando si chiede di rimodulare la spesa assistenziale. Perché anche se si parla di “solo?” 77 milioni di euro si tratta di una cifra importante che evoca ben altre cifre sommerse.paperone

Quindi le remore e i freni che sento e ho ascoltato anche il giorno del convegno organizzato a Milano lo scorso 26 settembre dall’Irs, “Costruiamo il welfare di domani” sono da comprendere e occorre trovare un modo per disinnescare questa “bomba”.

Non basta affermare che questa è una proposta di riforma per il Welfare e non una riforma del sistema fiscale. Altrimenti la strada per realizzare una concreta proposta di riforma del sistema socio assistenziale rimarrà in ostaggio di chi afferma che l’Isee sul quale si basa non è pienamente attendibile.

Forse per rendere più credibile e attuabile la riforma bisognerebbe sottolineare come sia essenziale potenziare i servizi territoriali sia in termini di quantità che in termini di qualità del personale.

Affinchè chi pensa di dover cedere una quota a favore di altri lo possa sopportare sapendo che non sono “falsi” poveri, ma persone realmente in condizioni peggiori della propria, riconoscendo la condizione di veri benestanti.

Ora come ora il paradosso che mi appare è che chi sta nella parte bassa della fascia Isee si sente defraudato dal fatto che è emerso dallo studio presentato secondo il quale buona parte della spesa venga destinata alla fascia più alta. Mentre chi è nella fascia alta pensa che chi è nella fascia bassa lo sia perché presenta situazioni irreali, cioè non corrispondenti a verità.

Insomma qua la riforma da pensare e costruire è culturale non solo socio-assistenziale o fiscale.

Spero di poter vivere abbastanza per poter intravedere degli spiragli in tal senso.

* Educatore professionale

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