Costruiamo il welfare di domani: iniziato il conto alla rovescia

bannerCWD_220x250Qualche anticipazione in vista del convegno del 26 settembre: le linee fondamentali della riforma sono ormai condivise dai tecnici, dai ricercatori e anche dalla parte politica regionale. Occorre ora allargare il dibattito, coinvolgere sempre più attori per passare dalle parole ai fatti e fare pressioni affinchè si continui a sentire l’urgenza di un’azione concertata. Di fronte all’instabilità politica ci sentiamo forse un po’ amareggiati, ma occorre non perdere la bussola e continuare il percorso intrapreso.

Ammonta a 67 miliardi di euro, pari a oltre il 4% del nostro Pil (dati 2012), la spesa per interventi socio-assistenziali in Italia. Una rilevante voce della spesa pubblica che prevalentemente (55 miliardi) si traduce in erogazioni monetarie da parte dell’Inps e solo in piccola parte (8,5 miliardi) riesce a sostenere interventi dalle amministrazioni locali, che avrebbero invece la possibilità di garantire percorsi di welfare attivanti, fondati su servizi adeguati ed efficaci, come sviluppati da tempo nella maggior parte dei Paesi europei.

Secondo l’Istituto della Ricerca Sociale (IRS) di Milano, per effetto di gravi limiti che non sono stati oggetto di interventi generali di riforma, il nostro sistema assistenziale favorisce un enorme dispersione dei benefici e non è in grado di garantire risposte appropriate e certe ai bisogni esistenti della popolazione. Basti pensare che la metà più ricca delle famiglie italiane beneficia del 37% di tutta la spesa assistenziale e che in Italia, diversamente dalla quasi totalità degli altri Paesi europei, le risorse impiegate per contrastare la povertà, obiettivo centrale di ogni sistema di welfare, abbattono il rischio di povertà solo del 20% (in tale scopo, l’Italia riesce meglio solo di Bulgaria e Grecia). Inoltre, il nostro sistema assistenziale alimenta la distanza tra generazioni, concentrando gli interventi sugli anziani e trascurando i giovani a rischio di povertà, emarginazione sociale e lavorativa: le famiglie giovani ricevono infatti solo l’11% della spesa sociale complessiva, mentre i nuclei degli ultrasettantenni, che rappresentano meno di un terzo delle famiglie italiane, beneficiano di circa la metà della spesa totale. Infine, essendo basato su un modello obsoleto di erogazioni monetarie gestite dall’amministrazione centrale, l’attuale sistema trascura il possibile sviluppo di professionalità e occupazione, soprattutto femminile, nel settore dei servizi sul territorio.

Come garantire dunque efficacia degli interventi, equità ed efficienza dell’intero sistema di welfare in Italia? Quale sentiero di riforma è realisticamente possibile intraprendere da oggi, senza dover ricorrere a risorse finanziarie aggiuntive, che sono oggi indisponibili in misura significativa? Dopo un lungo lavoro di ricerca e analisi sulla struttura, i benefici e gli effetti della politica sociale in ambito socio-assistenziale, un’equipe di studiosi guidata da Emanuele Ranci Ortigosa di IRS e da Paolo Bosi del Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche (Capp) dell’Università di Modena e Reggio Emilia, insieme ad Ars e con il patrocinio di Fondazione Cariplo, ha elaborato una proposta di riforma organica del welfare italiano in campo socio-assistenziale.

Tale proposta verrà presentata e discussa in occasione del Convegno “Costruiamo il welfare di domani” che si terrà il 26 settembre 2013 a Milano (Pime, via Mosè Bianchi 24) e che vedrà la partecipazione di Maria Cecilia Guerra, Vice-Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Valerio Onida, Presidente Emerito della Corse Costituzionale, Pietro Barbieri, Portavoce del Forum nazionale del Terzo settore, Lorena Rambaudi, Coordinatore Assessori alle Politiche sociali delle Regioni e Province autonome, Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano. Saranno inoltre presenti centinaia di amministratori regionali e locali, esperti, dirigenti dei Servizi pubblici e privati e di organizzazioni sindacali e sociali, professionisti.

La proposta di riforma elaborata da IRS prevede interventi in tre ambiti fondamentali: sostegno alle responsabilità familiari, sostegno alla non autosufficienza, contrasto alla povertà. Con riferimento al primo ambito, si prevede lo sviluppo di un Assegno per famiglie con figli – con o senza detrazioni per altri familiari a carico e graduato in base alla condizione economica della famiglia e al numero dei componenti – che può essere introdotto reimpiegando i circa 18 miliardi attualmente destinati a detrazioni e assegni familiari, per un totale di 10,5 milioni di famiglie potenzialmente beneficiarie. Al fine di garantire un sostegno agli anziani (over 65) totalmente o parzialmente non autosufficienti (circa 2 milioni), viene proposto lo sviluppo di un nuovo strumento, in sostituzione dell’indennità di accompagnamento, chiamato “Dote di Cura”, che consentirebbe l’attivazione dei servizi di natura socio-sanitaria e lo sviluppo di un percorso assistenziale flessibile (secondo un adeguato mix cash/care definito insieme al beneficiario). Infine, IRS ha elaborato una proposta unitaria di politica contro la povertà che intende proporsi come risposta efficace e sostenibile, nell’attuale situazione di crisi, all’urgenza rappresentata dal 7% di famiglie italiane in povertà assoluta (dati Istat per il 2012); l’intervento suggerito, chiamato Reddito Minimo di Inserimento, andrebbe a integrare i redditi di tutte le famiglie “povere” fino a consentire loro di raggiungere la soglia della “povertà assoluta” e verrebbe garantito a condizione della attivazione di percorsi di inclusione sociale finalizzati all’empowerment delle risorse individuali, per facilitare il reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari.

Le soluzioni proposte da IRS operano nella direzione di ottimizzare l’uso delle attuali risorse disponibili realizzando un “welfare comunitario”, fondato sul riconoscimento del territorio come spazio/dimensione umano e relazionale dove promuovere, su scala adeguata, comunità più interattive e solidali, decentrando misure e risorse nazionali. Tale direzione è coerente con l’esigenza di tenere conto dell’impatto di trasformazioni sociali recenti (invecchiamento della popolazione, impoverimento crescente, immigrazioni, conflitto generazionale) che si sono sommate alle carenze di un sistema da tempo obsoleto.

Emanuele Ranci Ortigosa, Direttore Scientifico di IRS, ha dichiarato: “Le amministrazioni locali, alle quali la legge attribuisce una autonomia che non è stata ad oggi implementata, avranno la responsabilità di progettare e garantire interventi appropriati per tutti coloro che ne hanno bisogno. Ciò favorirà il passaggio dalla logica “risarcitoria” che ha storicamente caratterizzato l’intervento dello Stato a un welfare attivato dal territorio in piena sinergia con gli strumenti di controllo di cui oggi dispone l’amministrazione centrale. Ci auguriamo di poter dialogare con gli attori politici e sociali per favorire una riforma che, anche per l’impatto sociale della crisi che stiamo vivendo, è riconosciuta nella sua urgenza da tutti”.

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