Cosa succede agli adulti? Cosa desiderano i bambini?

di Elena Giudice*

Tempelhof, From Airport To Public Park28 maggio. Come tutte le mattine che non iniziano stile trottola impazzita, mi preparo una colazione ‘riflessiva’, apro il computer e leggo i giornali online. Leggo, e mi sento su un pianeta estraneo, triste. Ecco le notizie che mi accolgono alle 8 del mattino: ‘Picchiano e insultano bimbi di quattro anni: arrestate due maestre’ e pochi giorni prima ‘Barletta, arrestata maestra per “maltrattamenti aggravati” su studenti’. Bevo il caffè e metto insieme i pensieri che all’inizio sono semplicemente ‘ma cosa cavolo sta succedendo agli adulti?’.

Da tanti anni lavoro con bambini e adolescenti che fanno fatica a crescere. Da tanti anni vado nelle scuole sia per parlare di un bambino specifico sia per incontri con insegnanti e genitori. Da qualche anno insegno ai giovani assistenti sociali. Ogni volta che mi trovo a dover parlare di bambini e adolescenti ho sempre la necessità di deviare da quanto mi richiedono. Perchè? Perchè io parlo di adulti, mi rivolgo agli adulti, metto in discussione gli adulti e, quindi, me stessa. Si parla troppo di cosa fanno o non fanno i bambini e si parla troppo poco di cosa fanno o non fanno gli adulti che hanno il dovere di educare. Quando dico questo non mi rivolgo ai genitori, ai nonni. Intendo tutti gli adulti, tutti i cittadini che a vario titolo incrociano un bambino. Ogni volta che incontriamo un bambino o un ragazzo abbiamo un dovere come adulti. Altrettanto loro hanno doveri, ma il nostro è più oneroso, più doveroso. Abbiamo il dovere di dare l’esempio, di essere coerenti, di essere ADULTI. Tutti abbiamo questo dovere, ma chi ha un ruolo pubblico lo ha ancora di più. Insegnanti, assistenti sociali, psicologi, educatori, politici devono ‘predicare bene e razzolare meglio’. Non vuol dire essere perfetti, significa mettere in atto quello che si dice ed essere umili ammettendo le proprie mancanze, con il desiderio di rimediare.

La prima volta che ho pensato in maniera seria alla questione dell’importanza della coerenza tra il ruolo istituzionale dell’adulto e l’esempio concreto è stato circa 11 anni fa. Parlavo con un ragazzo del fatto che fumare spinelli fosse contro la legge e che farlo a scuola fosse un’aggravante perchè ‘che esempio dai ai più piccoli?’. La risposta di Andrea mi lascia senza parole ‘ma scusa, se esco nel giardino della scuola, senza nascondermi mi faccio una canna insieme agli amici, passa il bidello ci vede e non dice niente vuol dire che tutto sommato si può’. Andrea come si direbbe in alcune zone della Lombardia ‘ciurlava un pò nel manico’ ma mi ha fatto pensare. Chi pone il limite? Chi ha l’onere di insegnare le regole e di farle rispettare? Chi deve contenere i movimenti trasgressivi ed altrettanto fisiologici dell’evoluzione da bambini in adolescenti? L’unica risposta che ho trovato è GLI ADULTI. Gli adulti, perchè tutti concorriamo nell’essere esempio. I bambini e gli adolescenti fanno il loro mestiere: mettono in crisi l’adulto, trasgrediscono per vedere fino a che punto possono arrivare, mettono alla prova coloro che amano per capire quanto si possono fidare, quanto l’adulto sa contenerli, farli sentire al sicuro permettendogli allo stesso tempo di esplorare il mondo. E gli adulti in tutto questo dove sono?

Questa è la domenda che mi faccio spesso quando vado nelle scuole, quando parlo con i genitori, quando facilito i gruppi di famiglie, quando incontro nonni che fanno i genitori, quando sento coppie che non riescono a far altro che urlarsi addosso. Vedo gli adulti sempre più in affanno, sempre più polarizzati da una parte nella rassegnazione a dire sempre si o a diventare indifferenti nei confronti dei comportamenti dei bambini e dall’altra ad essere rigidamente autoritari. In entrambi i casi questo adulti non diventano autorevoli, perdono qualsiasi credibilità. Quando parlo ai ‘grandi’ chiedo loro se hanno idea di che cosa si aspettano i bambini e gli adolescenti da un adulto. Molti mi rispondono che i ragazzi vogliono adulti che dicano loro sempre di sì. Mamme che dicono ‘io dico no e sono sempre la cattiva e mio marito quello bravo perchè gliele fa passare tutte’.

Ecco perchè parlo di adulti quando mi chiedono di parlare di bambini e adolescenti. Io non sono mamma e non sono papà, come è ovvio. Ma sono figlia, sono stata figlia e una vicinanza costante ai bambini e agli adolescenti ha tenuto viva la mia esperienza di figlia, ha ravvivato in maniera riflessiva ciò che mi è stato utile a crescere forte e autentica e ciò che, al contrario, mi ha reso un’adolescente sofferente, affaticata, arrabbiata. Quello che ho capito studiando tanto, lavorando a stretto contatto con tanti tipi di famiglie, con bambini allegri e con quelli onnipotenti, con adolescenti arrabbiati e con quelli interessati al mondo è che è necessario ascoltare, non parlare.

Ma sappiamo ascoltare? Come ascoltiamo e chi ascoltiamo? Spesso ascoltiamo quello che vorremmo sentire non quello che loro ci dicono, ci spazientiamo in fretta e diciamo ‘è inutile, parliamo due lingue diverse’. E quando parliamo cosa facciamo? Spesso la paternale. Sappiamo fare domande? Domande realmente interessate al loro mondo. Nei corsi di formazione faccio spesso l’esempio della musica rap. ‘Ci dici di ascoltare i Club Dogo?’ mi chiedono alcuni colleghi. Un adulto spesso pensa che quel tipo di musica sia diseducativa, e forse lo è. Ma cosa potremmo imparare dei ragazzi se capissimo come mai li ascoltano? Se cercassimo di capire quali valori queste canzoni rappresentano e, soprattutto, se dessimo loro importanza faremmo qualche danno?

I ragazzi non vogliono adulti che parlano senza fine, vogliono adulti interessati, non intrusivi; desiderano adulti credibili a cui rivolgersi perché sanno che si impegnano a fare quello che dicono, perché daranno la ‘giusta’ rilevanza agli eventi, perché sapranno essere chiari e trasparenti. I bambini e i ragazzi apprezzano sopra ogni cosa l’autenticità e la trasparenza dell’adulto, la capacità di nominare emozioni e fatti. La tristezza è tristezza, un furto è un furto. Adulti che mistificano o coprono i fatti, che si sottraggono al loro compito educativo non fanno un buon servizio nè a loro stessi nè ai piccoli uomini che un giorno cresceranno e diventeranno adolescenti e poi uomini che dovranno educare a loro volta altri bambini. Che esempio saranno da adulti se non avranno avuto esempi responsabili al loro fianco?

*Assistente sociale libera professionista con esperienza decennale nell’area minori e famiglia, soprattutto nel lavoro con gli adolescenti e le loro famiglie, nella progettazione dei servizi, nello sviluppo della sensibilità interculturale delle organizzazioni e delle persone e con un percorso di studi un po’ in Italia e un pò in America e in Inghilterra. Dal 2009 docente a contratto presso l’Università Bicocca.

6 pensieri su “Cosa succede agli adulti? Cosa desiderano i bambini?

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  2. Valeria Marchesini

    Hai centrato la questione scrivendo un testo pedagogico, per gli adulti, che merita diffusione e utilizzo. Grazie

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  3. barbara

    Bella la tua analisi. Sicuramente essere genitori è faticoso, richiede energie e tempo. Non c’è il manuale di istruzioni ed impari ogni giorno, dai tuoi sbagli, osservando, ascoltando e cercando di comprendere le reazioni dei tuoi figli. Figli che non possono essere né soldatini obbedienti né lasciati senza regole e senza guida. E’ un lavoro seguirli nella loro crescita e sto realizzando che è dalla scuola primaria che hanno ancora più bisogno della vicinanza di figure adulte, come dici tu autorevoli, coerenti.
    E’ per questo che fatico a condividere l’opinione che si possa sempre far tutto e bene e full time: mamme, mogli, lavoratrici/imprenditrici, donne. A mio avviso bisogna fare delle scelte, ognuno in base alla propria scala di priorità e al variare delle situazioni: ma di fronte ai figli e alla società che li vedrà adulti fra qualche anno abbiamo sicuramente delle responsabilità.

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    1. Elena

      Grazie barbara, non so forse non si può far tutto nel senso che non siamo wonderwoman. Si deve però apprendere a tenere insieme le diverse parti di sè perchè sono la ricchezza che ogni persona ha, ciò che ci rende speciali, diversi, unici. Non si può smettere di essere donne e per il bene dei bambini non dobbiamo smettere, anzi dobbiamo esprimere il nostro essere donne, dare l’esempio; non possiamo smettere di essere moglio o fidanzate e per i bambini è fondamentale avere una coppia di genitori che sanno vivere la propria vita di coppia, che non si esauriscono nell’essere genitori perchè i bambini hanno bisogno di esempio di amore, di condivisione, di conflitti generativi: altrimnti come impareranno ad amare?; non possiamo smettere di essere professioniste/lavoratrici a volte perchè non possiamo e basta – non tutte se lo possono permettere anche volendo – e poi perchè non credo sia onesto nei confronti dei bambini dimenticare le proprie passioni. Ciò non significa essere presenti su tutto 24h al giorno, significa conoscere i limiti, imparare a dire no, darsi delle priorità giornaliere, settimanali, mensili: insomma imparare ad organizzarsi e non sentirsi in colpa se non si fa tutto al meglio! Ai bambini servono adulti che non abbandonano i sogni, che lottano contro i draghi!

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