Alleanza contro la povertà: rappresentare il fenomeno povertà

di Emanuele Ranci*

Kheng Ho Toh

Kheng Ho Toh

Cristiano Gori ha presentato l’iniziativa Alleanza contro la povertà, per proporre un piano nazionale contro la povertà, che in termini assoluti è raddoppiata in pochi anni (dal 4% all’8% della popolazione). Nel frattempo sabato il PD ha presentato un emendamento alla legge di stabilità. Obiettivo dichiarato: destinare 400 milioni di Euro per il reddito minimo, riprendendo i lavori del gruppo di studio istituito dal Ministro Giovannini e dalla viceministro Guerra. Emanuele Ranci ci propone una riflessione nel merito e riprende i contenuti della proposta “costruiamo il welfare di domani”.

L’interrogativo preoccupato che esprimevo anni fa titolando un editoriale di Prospettive Sociali e Sanitarie “I poveri chi li rappresenta?” trova rassicurazione nell’iniziativa Alleanza contro la povertà per la quale voglio esprimere tutto il mio apprezzamento a chi l’ha istruita e a chi vi aderisce. Per parte nostra abbiamo dato una convinta collaborazione al lavoro di elaborazione, come Gori ha cortesemente ricordato. Nella proposta di più generale riforma delle politiche sociali che come Irs e Capp abbiamo presentato il 26 settembre scorso i contenuti in tema di contrasto alla povertà largamente coincidono con quelli della proposta Acli Caritas, per un deliberato ed esplicito accordo di collaborazione. E, posso aggiungere, ambedue si ritrovano nel contenuto del Sia predisposto dal gruppo di lavoro istituito da Giovannini e Guerra, cui abbiamo partecipato.

Differenze tra le proposte

La differenza maggiore tra Reis e la proposta presentata da noi in settembre con “Costruiamo il welfare di domani” sta nelle ipotesi di finanziamento, per il quale il Reis elenca varie possibili modalità, richiamando fra le altre anche quella che noi abbiamo voluto approfondire. In merito noi riteniamo, a torto o a ragione, che nell’attuale situazione ci siano poche possibilità di ottenere per il contrasto alla povertà consistenti risorse, aggiuntive a quelle già assorbite dalle attuali misure assistenziali. E vedremo se gli emendamenti presentati potranno modificare il ddl Stabilità. La nostra proposta sul finanziamento, non esclusiva ma complementare ad altre, ha come obiettivo quello di ottimizzare le funzioni e l’uso delle attuali risorse assistenziali riformando il sistema, da tempo sottoposto a critiche generalizzate di poca efficacia e di poca equità.

Proponiamo:

un impegno per migliorare l’efficacia delle misure di contrasto alla povertà introducendo una nuova misura universalistica (Sia, Reis o Rmi che sia), con interventi appropriati alle singole situazioni personali, e gestita quindi dai territori;

proponiamo di rivedere, su criteri di equità e senza comunque rinunciare a chiedere altre risorse, la distribuzione sociale dei 17 miliardi di spesa assistenziale attualmente dedicati alla integrazione di redditi, per potere così assicurare, anche in costanza di crisi, un sostegno significativo a milioni di famiglie, molte giovani, ora prive di qualsiasi aiuto.

La strada scomoda della riforma del nostro sistema assistenziale

Non riteniamo realistico nell’attuale situazione pensare di trovare le risorse per un nuovo welfare, del quale sia componente essenziale la nuova misura di contrasto alla povertà, senza imboccare la strada scomoda della riforma del nostro tradizionale sistema assistenziale, per il quale spendiamo 67 miliardi, più di quattro punti di Pil.

Su questo terreno esprimiamo una sollecitazione, che riteniamo seria e costruttiva: chiediamo all’Alleanza di non rinunciare a definire una chiara proposta di finanziamento, che impedisca ai decisori scappatoie evasive, ovviamente indicando cespiti ed entità di risorse che le stesse organizzazioni si impegnino a non riproporre per altre pur valide destinazioni. L’attuale grave e diffusa carenza di risorse comporta scelte di priorità non facili, comunque dolorose, certamente chiarificatrici. Se effettuate nelle direzioni indicate anche dall’Alleanza rappresenteranno un significativo passo in avanti del nostro paese, nella sua cultura sociale e nell’azione tanto delle organizzazioni sociali che dei centri di ricerca. Per parte nostra restiamo in campo, dentro o a fianco dell’Alleanza, come questa vorrà.

* Direttore scientifico di Irs, direttore di PSS e a capo del progetto “Costruiamo il welfare di domani”

Il presente articolo è stato pubblicato in altra forma su Redattoresociale.it .

5 pensieri su “Alleanza contro la povertà: rappresentare il fenomeno povertà

  1. Paolo Pozzani

    Quale momento “migliore” (peggiore!) di questo per affrontare la lotta alla povertà in Italia? Quali concrete possibilità (basta parlare di mere “speranze”) di ottenere ascolto presso istituzioni politiche in evidente affanno di idee e di capacità di comprensione ed ascolto? La proposta di ristrutturare il Welfare a parità di costi è di enorme portata ed impatta enormi resistenze, a tutti i livelli, anche popolari. Serve (servirebbe) un potere di governo solido, compatto, orientato [qui immaginate molti punti di sospensione e qualche punto interrogativo ] A parte ciò, appare di rilevanza centrale l’altro concetto presente nel post di Emanuele Ranci: la declinazione territoriale e personalizzata degli interventi. Territoriale e quindi necessariamente personalizzata. Personalizzata e quindi necessariamente territoriale. Che si tratti di servizi o di esborsi economici. E’ l’abbattimento del totem del “diritto acquisito”, del flusso centralizzato di denaro a bassa o bassissima efficacia, dell’automatismo erogativo in stile bancomat. E scopriremmo, fra l’altro, che un ISEE rinnovato è indispensabile. Certo, questo richiede che i servizi territoriali del Welfare locale si prendano molto sul serio, su base sovracomunale davvero e non solo a parole, con investimenti nelle risorse umane e professionali. E (anche qui) c’è bisogno di una classe politico-amministrativa locale all’altezza del compito e con una prospettiva d’azione più a largo raggio del proprio Comune [metto altri puntini di sospensione?]

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