10 febbraio: Safer Internet Day

di Davide Pizzi*

Immagine pizzi internet dayOgni anno nel mese di febbraio, quest’anno martedì 10, ricorre il “Safer Internet Day“, allo scopo di promuovere l’utilizzo sicuro di internet, nonché di tutte le tecnologie on-line. In una collaborazione coordinata dall’Unione Europea, particolare attenzione è rivolta ai bambini e agli adolescenti, per lottare in generale contro i contenuti illegali su internet.

I pericoli sono molti, e ne sorgono sempre di nuovi, accanto a quelli che già da tempo si conoscono, come il sexting, il cyberbullismo e il sexual-bulling, quest’ultimo, uno specifico modo di fare bullismo on line, che prende di mira ragazzine accusandole di essere delle prostitute, e i maschi di essere omosessuali. Talvolta purtroppo non reggendo più le accuse, alcuni adolescenti anche in Italia, si sono suicidati. Gli adolescenti sono i più esposti ai maggiori pericoli provenienti dal web, proprio perché sono emotivamente più fragili e con meno difese rispetto agli adulti. Tuttavia esistono rischi anche per adulti: crescono infatti le dipendenze on line, soprattutto se legate al gioco d’azzardo.

L’Italia ha un primato: siamo primi al mondo per tempo passato su Facebook e gli altri social network: 6,27 ore al mese in media. Su 37 milioni di italiani che frequentano il web,  oltre la metà quotidianamente, ben 16,8 accedono in mobilità da smartphone o tablet. Facebook conta circa 23 milioni di utenti in Italia, di cui oltre la metà hanno più di 35 anni.  Sempre più adolescenti accedono al web non solo tramite il computer di casa, ma anche tramite cellulari di ultimissima generazione, sfuggendo ai controlli dei genitori, che talvolta non sono in grado nemmeno di comprendere le tecnologie usate dai loro figli. La capacità di mutamento della crisi adolescenziale oggi rispetto al passato, si muove allo stesso passo veloce di come si evolve la tecnologia. L’età di accesso ai dispositivi che consentono l’approccio alla rete tende ad abbassarsi, e i minori che utilizzano i social net sono in aumento.

Tra identità off line e identità on line
Sono nate diverse teorie che hanno posto la loro attenzione sugli effetti che l’anonimato può avere sull’utente, e nello specifico sulla sua identità. Il tema dell’identità e della navigazione su internet ha posto molti interrogativi sugli effetti a lungo termine di queste esperienze, in particolare sulla stabilità mentale dell’individuo. Il cyberspazio viene descritto e considerato come un ambiente vuoto, privo di riferimenti sociali, in cui le norme sono assenti e le anomie sono diffuse. Se da un lato ciò impedisce all’utente di poter utilizzare quei riferimenti che gli sono necessari per esprimere la propria identità, dall’altro può istigare un comportamento libero da ogni limite o condizionamento. Il mittente ha la possibilità di selezionare con cura quali informazioni inviare per presentarsi nel modo migliore al proprio interlocutore. Il canale di comunicazione facilita la selezione e il controllo, grazie all’assenza degli indizi non verbali e metacomunicativi, modalità attraverso le quali ci costruiamo un’immagine in rete. Secondo alcuni, tale possibilità online assume delle modalità che offline non sono possibili, creando una serie di alternative del tutto nuove per gli utenti. Si spazia dalla più banale occultazione/modifica di aspetti corporei (genere, età, etnia, ecc.), fino alla possibilità di accedere a uno stesso ambiente sotto profili diversi. Il “travestimento” può essere anche liberatorio: un modo per comunicare o esprimere qualcosa che altrimenti sarebbe meno evidente, troppo difficile da spiegare, o socialmente sconveniente. Il mascheramento può non essere un gioco, né una curiosità, bensì una necessità per chi si sente emarginato. In questa categoria ritroviamo gli omosessuali che possono fare “outing” senza scontrarsi con il biasimo sociale, oppure si può pensare ad altre categorie “deboli” che in internet possono interagire senza pressioni. Tutto questo porta a un frazionamento dell’identità, un processo di “decostruzione” di se stessi. Il rischio è che il sé venga segmentato e che non rappresenti un abile esercizio di autoconoscenza, bensì un processo il cui esito sia un’identità frazionata che si rimodella e si disperde in un mare di immagini virtuali (identità-internet).

Internet è un terreno fertile per la dispersione di ciò che ci rende unici e costanti nel tempo. La creazione di diversi nickname e profili, stravolgono l’unicità e la stabilità, fino al punto che diventa complicato trovare un congiungimento tra “vita online” e “vita offline”. L’utilizzo della rete e delle varie applicazioni è in grado di determinare un ampliamento e una errata percezione dei confini del sé. Preso nel vortice dei rapporti sociali online, il soggetto tenta di dividere la sua limitata attenzione, concedendo frammenti di coscienza a ogni cosa o persona che richieda il suo tempo. Nel farlo, rischia di perdersi pian piano nella rete labirintica di connessioni mutevoli e temporanee in cui tutti ormai siamo sempre più integrati. Inoltre la mancanza di una reale presenza fisica e l’impossibilità di poter accedere a tutta una serie di messaggi non verbali diminuisce la possibilità di accesso a tutta una serie d’informazioni fondamentali nell’interazione tra due individui. Il rischio è quello della frammentazione dell’identità. Nella rete però il numero di identità che si possono assumere è infinito, e si possono giocare contemporaneamente, un utente ad esempio può chattare nello stesso momento con diverse persone usando con ognuna una identità diversa, dotata di genere sessuale, età, estrazione sociale diversi, cosa impossibile ovviamente nella realtà”. Esiste una fascia più a rischio? Gli adolescenti sicuramente, perché sono alle prese con la definizione della propria identità”.

Nuove mode e sfide estreme sui social net
Binge drinking: consiste nel bere il maggior numero di bicchieri alcolici e superalcolici di seguito per procurarsi una sbronza.
Drunkoressia: consiste nel mescolare alcol e digiuno. Il fenomeno coinvolge soprattutto le ragazzine che ingeriscono a digiuno enormi quantità di alcolici per potenziarne l’effetto.
Neknominate: inventato in Australia, consiste in una gara a gironi con sfida uno contro uno a eliminazione diretta. Chi beve di più passa il turno e incontra il vincente dell’altro girone e così via, fino alla finale. Chi decide di ritirarsi viene ricoperto d’insulti. Si beve di tutto e ci si filma su facebook. I followers sono migliaia, e ha già causato diverse morti.
Eyeballing: consiste nel versare vodka o whisky direttamente negli occhi per sbronzarsi più rapidamente. Può provocare danni serissimi agli occhi, fino alla cecità.
Butt-chugging: consiste nell’assumere clisteri di superalcolici per una ubriacatura immediata. Moda nata nei campus degli USA. Provoca danni gravissimi.

Per ulteriori approfondimenti consiglio la  ricerca condotta da Save the Children, dal titolo: «Sessualità e Internet: i comportamenti dei teenager italiani» scaricabile gratuitamente dal sito internet. Consiglio, inoltre, il sito di “io clicco positivo”, e il film: Cyberbulli pettegolezzi on line, tratto da una storia vera.

 * Assistente Sociale, Ordine della Regione Puglia

2 pensieri su “10 febbraio: Safer Internet Day

  1. Carlo geri

    Buongiorno, posto quanto postato al riguardo su linkedin :

    Carlo Geri
    Smart City Project Manager

    Ho iniziato la mia attività professionale nel giurassico: quando c’ era il telegrafo e la telefonia. Approfondendo allora la tematica, mi sorprese con quale complessa realtà si potesse interagire con un solo dito ed un disco combinatore. Direi che bisognerebbe spiegare urbi et orbi in cosa consista l’ ICT, non solo per difendersi, ma soprattutto per utilizzarla al meglio. Nulla di cambiato da quando Ovidio, ma era Ovidio ?, discettava del gladio e di come venisse utilizzato.
    Nihil novi…..

    Rispondi
  2. Pingback: I miei articoli | assistentesocialereporter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *