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Parziale fenomenologia dell’educatrice (femmina)

di Irene Gallina*

 

Introduzione

Da decenni, in gran parte del mondo, viene ridiscusso il ruolo della donna nella società: prima con la sola rivendicazione di diritti come il suffragio universale, il divorzio, l’aborto, poi con l’elaborazione di teorie che fondino e accompagnino la lotta. L’evoluzione del discorso intorno al ruolo della donna ha visto il passaggio dal femminismo di separazione, che si allontana dal rapporto con il genere maschile, al femminismo intersezionale, che al contrario inserisce la lotta per i diritti delle donne all’interno del più ampio spettro dell’oppressione: le persone nere, quelle lgbtqia+, le donne, le persone con disabilità e con disagio psichico, le persone povere e quelle grasse subiscono tutte le stesse dinamiche di colpevolizzazione ed esclusione. Il femminismo intersezionale fornisce teorie e strumenti utili non solo alla lotta sociale, ma anche ad analizzare e interpretare la realtà con schemi differenti da quelli tradizionali, perché si concentra sulle dinamiche relazionali e sociali piuttosto che sulle caratteristiche degli oppressi o dei singoli gruppi sociali. Anche sul fronte clinico e su quello educativo l’intersezionalità potrebbe quindi costituire un approccio analitico e relazionale che purtroppo non è ancora stato esplorato a sufficienza. Sembra, anzi, che il contesto dei servizi alla persona sia isolato rispetto ai cambiamenti culturali che avvengono – seppur lentamente – nel resto della società. Basti pensare a quanto poco ci si formi e interroghi sulle modalità con cui le questioni di genere agiscono sulle relazioni educative, in un mondo che invece sta imparando a separare il ruolo genitoriale dal sesso biologico. O a come la maggior parte dei servizi educativi ignori la spinta pratica e teorica proveniente dall’attivismo delle persone con disabilità. Continua a leggere

La fragilità come vaccino comunitario

Considerazioni circa l’impatto della pandemia sul mondo dei servizi per le persone con disabilità e sul lavoro degli operatori

di Riccardo Morelli*

 

Un piccolo virus in un sistema complicato

Possiamo considerare gli accadimenti legati alla pandemia come eventi tragici da lasciarci alle spalle e rispetto ai quali occorre riuscire a ricostituire un equilibrio accettabile.

Possiamo pensare che quanto accaduto sia una parentesi, che il nostro obiettivo debba essere quello di far ripartire i servizi e di farlo in modo da garantire il prima possibile lo stesso livello di prestazioni e di fatturato ante Covid.

Sarebbe un errore.

Il virus rappresenta molte cose. Ha causato eventi terribili, portando dolore e lutto.

Rappresenta però anche uno “stress-test” per la rete dei servizi dei quali ha rivelato fragilità e punti di forza; ci ha detto quali assetti organizzativi e quali legami comunitari preesistenti alla pandemia sono maggiormente funzionali alla tenuta della coesione sociale.

Riuscire a riflettere su questi elementi di tenuta e di fragilità può essere molto importante, perfino urgente, in questa fase, anche e proprio in relazione alle incertezze alle quali siamo esposti. Abbiamo forse la possibilità di correggere il tiro, di mettere a frutto gli apprendimenti di questi mesi. Continua a leggere

Tradurre è un po’ tradire, ovvero “best practices” e “buone pratiche”

di Davide Pizzi *, Angelo Bozzoni **

Burn out

Burn out

Un noto adagio popolare indica quanto sia difficoltoso il lavoro della traduzione: tradurre è un po’ tradire! In alcuni casi non si può fare altrimenti, due sistemi linguistici non sempre hanno in comune gli stessi vocaboli. C’è da dire però, che noi italiani abbiamo il mal vezzo di tradurre liberamente, e in alcuni casi di esagerare, fino al punto di trasporre altro rispetto all’originale, anche quando si dispongono di vocaboli identici in comune tra l’italiano e la lingua madre dell’opera. Numerosi esempi esplicativi li troviamo facilmente nei titoli dei film esteri, di frequente tradotti in altro modo, che persino lo stesso autore farebbe fatica a comprendere che si tratta del suo film!

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