Centro Diurno: spazio di cura, ambiente di famiglia

di Antonella De Faccio*

 

Un evento tragico

6 maggio 1976 ore 21.00, un terremoto distrugge il Friuli, 990 i morti. Tra i paesi colpiti vi è anche Pontebba, amena località della Val Canale, 2.852 abitanti allora 1399, meno della metà, oggi.

Una donazione

Tra le varie iniziative a sostegno delle popolazioni coinvolte in quel drammatico evento viene organizzata una raccolta fondi da parte della Chiesa Valdese di Udine e dei lettori del quotidiano Il Piccolo di Trieste al fine di realizzare a Pontebba un Centro anziani, parzialmente prefabbricato. Esso viene titolato ad Elsa Treu, una giovane ragazza ventitreenne laureanda in lettere, morta sotto le macerie a Moggio Udinese, paese montano della Val Fella. L’intero complesso si articola in dieci monolocali, otto bilocali ed alcuni spazi in condivisione come un bel salone, un cucinino, bagni attrezzati e l’infermeria. Ogni minialloggio, seppur piccolo, ha la sua cantina e un fazzoletto di terra per far fiorire qualche piantina, dalle più semplici margherite alle odorose erbe aromatiche da utilizzare in cucina. La posizione gode di una vista su una collina con alberi da frutto e asinelli al pascolo, ma è decentrata rispetto al paese. Per raggiungere il Centro anziani si deve percorrere, infatti, una strada in salita che, soprattutto d’inverno, sotto la pioggia o la neve, crea problemi di isolamento. Gli alloggi vengono destinati a persone ultra-sessantacinquenni della zona montana, preferibilmente autosufficienti.

Nel Centro anziani il Centro diurno

Nell’anno 2000 gli Amministratori locali assieme al Servizio sociale dei Comuni dell’Ambito distrettuale Gemonese, Canal del Ferro, Val Canale in delega all’Azienda per i Servizi Sanitari n. 3 Alto Friuli hanno fortemente voluto che, all’interno degli spazi comuni della struttura, fosse aperto un Centro diurno per anziani ed adulti fragili, alcuni dei quali già residenti nello stesso stabile.

La risposta ai bisogni di domiciliarità di queste persone anziane si sarebbe infatti integrata e completata con un servizio di cura che negli anni è diventato una preziosa risorsa per le numerose persone (ben oltre il centinaio) che hanno potuto usufruirne fino ad oggi. Così come molte esperienze hanno dimostrato, chi viene accolto può godere dell’assistenza e della presenza di professionisti diversi: operatori socio sanitari, animatori, assistente sociale, infermieri, fisioterapisti e della partecipazione di volontari che hanno affiancato il personale con disponibilità e creatività. I servizi offerti comprendono: pasti, trasporti da e al domicilio, attività motorie e di socializzazione, animazione, lavanderia oltre all’assistenza diretta per l’igiene e la cura della persona. Numerose sono anche le uscite, le passeggiate al mercato, gite ed incontri con altri gruppi aggregativi, partecipazioni ad eventi locali generalmente arricchiti da pranzi in compagnia per gustare pietanze nuove o vecchi sapori dimenticati.

Nuova legislazione regionale per i Centri diurni

Nel 2015 la Regione Friuli Venezia Giulia emana, all’interno del processo di riqualificazione delle strutture residenziali, il DPReg n. 144Regolamento di definizione dei requisiti, dei criteri e delle evidenze minimi strutturali, tecnologici e organizzativi per la realizzazione e per l’esercizio dei servizi semiresidenziali e residenziali per anziani”.  In esso viene richiesta una riorganizzazione dei Centri Diurni, pena l’accoglimento di sole persone autosufficienti.  La normativa prevede che le strutture residenziali ed i Centri diurni debbano possedere specifici requisiti (strutturali, tecnologici, organizzativi, ecc.) per poter esercitare a favore degli anziani in difficoltà; le prospettive per i Centri diurni già presenti sono tre: adeguarsi ai criteri autorizzativi, accogliere solo persone autosufficienti, chiudere. Se non si fosse stati in grado di aderire alle nuove richieste molte delle persone che ora frequentano la struttura non avrebbero più potuto accedervi. Persone come Mario, un uomo che da anni vive al Centro anziani, ormai senza più familiari. Egli ha difficoltà di deambulazione, a fatica si veste e non riesce a prepararsi i pasti da solo. Il Centro è diventato la sua famiglia, la sua casa, un luogo dove può vivere relazioni quotidiane, amicali, comunque affettive. Gli altri ospiti e gli operatori hanno riempito il vuoto creatosi in anni di solitudine per l’impossibilità di uscire in autonomia da casa. O Carlo, che a seguito di una patologia maniaco-compulsiva ricerca le cose più strane nei cassonetti delle immondizie. Al Centro diurno trascorre molte ore della sua giornata e i suoi “pensieri fissi” si attenuano in una quotidianità più usuale. Anzi, nei momenti di svago Carlo suona per tutti, con indubbia abilità, la sua storica fisarmonica regalando emozioni e ricevendo attenzioni che lo arricchiscono come persona. Le ore trascorse al Centro permettono di alleggerire un carico assistenziale pesante anche per la sorella, che lo accoglie la sera a casa nella sua famiglia. E poi Maria, di 92 anni, affetta da demenza senile che però riesce ancora a integrarsi con le altre donne, raccontando sempre le stesse storie di vita del suo paese natio ed eseguendo piccoli lavoretti manuali, e Tiziana, di appena 60 anni, con alcune limitazioni psicologiche, che da quando è mancata la madre con la quale aveva un rapporto esclusivo  e simbiotico, riesce a vivere da sola in un minialloggio e, trascorrendo la giornata assieme ad altre persone, ritrova il sostegno e l’affetto persi con la morte della sua mamma. Sono numerose, particolari e uniche le storie di vita di chi giornalmente viene accolto al Centro diurno di Pontebba ma non è in condizione di completa autonomia. Tante altre sono anche le persone che ci hanno già lasciato, ma che proprio grazie a questo Servizio territoriale hanno potuto continuare a vivere nelle loro case, nel loro paese, con i loro familiari.

E allora…

Gli operatori, gli amministratori, i dirigenti dell’ente gestore non hanno avuto dubbi sul fatto che questo territorio montano, da un lato fortemente resiliente, ma anche molto fragile (rispetto alle difficoltà della rete viaria, i rischi idro-geologici, lo spopolamento, la crisi economico-lavorativa, ecc.) abbisogni di servizi rivolti ad anziani non autosufficienti ed è così che a Pontebba sono stati disposti i lavori di riammodernamento e riqualificazione del Centro diurno. In una corsa contro il tempo, tutti insieme, si sono raggiunti gli standard previsti dalla Regione Friuli-Venezia Giulia ottenendo la tanto sperata autorizzazione al funzionamento del Servizio semi-residenziale per anziani non autosufficienti. Ed oggi Mario, Carlo, Tiziana, Maria possono ancora ritrovarsi assieme per riuscire a continuare ad offrire loro questa opportunità concreta di ritrovo, assistenza e supporto personali. E quando al mattino si vede da lontano il bianco pulmino che affronta la salita al Centro diurno, non si può negare che nel cuore degli operatori non vi sia ancora una piccola soddisfazione data dal poter continuare ad offrire un Servizio che rende possibile la permanenza delle persone più fragili della nostra montagna friulana nei loro amati paesi incorniciati da silenziose cime innevate.

 

*Assistente sociale

3 pensieri su “Centro Diurno: spazio di cura, ambiente di famiglia

  1. Patrizia Taccani

    La lettura di questa esperienza mi ha portato a riflettere sulla solo apparente semplicità di un percorso iniziato a seguito di un evento catastrofico e via via continuamente ripreso e riassestato nello sforzo collettivo di non gettare via un “bene comune”. In realtà un esempio di resilienza culturale, organizzativa e operativa poste in atto con il fine di tutelare il diritto alla domiciliarità di persone fragili.
    Buon lavoro a tutti!

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  2. Valeria Marchesini - Assistente Sociale

    Un progetto lungimirante fin dall’inizio ed un’esperienza abitativa interessante per come è stata articolata. Modello da replicare altrove… non solo nelle zone montane… Unica perplessità queste normative Regionali sempre più imbriglianti che talvolta sconfinano in un tecnicismo disumanizzante….

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  3. Sirio- educatrice e formatrice

    Molto interessante soprattutto lo sforzo di tutelare e mantenere il livello di inclusione sociale di soggetti fragili. E’ importante valorizzare questi spazi accoglienti e protetti che permettono ai singoli di mantenere il più a lungo possibile dei livelli di autonomia e di autostima.

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